Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Il mio modello di città»

Fonte: L'Unione Sarda
18 giugno 2014


L'INTERVISTA. La sua missione: far la sintesi tra le deleghe dei Lavori pubblici

 

L'assessore Marras: Cagliari è bella, noi la miglioriamo

Più che un assessorato guida un ministero. Per brevità: Lavori pubblici. «Faccio la sintesi tra le varie deleghe».
Troppe, per l'opposizione.
«Non so se questo sia vero. Altri assessorati, penso all'Urbanistica, hanno deleghe ugualmente importanti. Penso che in parte il peso della delega sia dato da esigenze organizzative. Cerco di dare coerenza a tutti gli interventi in modo tale che non ci siano sfilacciamenti su alcuni procedimenti».
Sessantatre anni, nata ad Arborea, Luisa Anna Marras (vicesindaco), prima di fare l'assessore a palazzo Bacaredda è stata direttore generale della Direzione regionale dei Beni culturali. È stata anche assessore ai Servizi sociali nei comuni di Carbonia e Selargius. Il sindaco Massimo Zedda le ha affidato la Programmazione, il Patrimonio, l'Edilizia pubblica, sportiva e scolastica, poi strade, marciapiedi, lungomare, piazze.
Gli atti più complicati.
«Il piano triennale. Mette a dura prova l'elemento che il sindaco ritiene centrale nella nostra azione amministrativa: la collegialità. E il momento in cui dobbiamo sintetizzare le indicazioni politiche date alla Giunta. Si tratta poi di lavorare insieme alla struttura del Comune».
Che città ha trovato dopo la nomina?
«Una città trascurata. Erano state fatte anche grandi opere ma ci si era dedicati poco alla manutenzione ordinaria».
Esempio?
«La manutenzione delle strade o di una parte del nostro patrimonio come l'edilizia popolare. È un tema comune a tutta l'Italia. Si fanno opere importanti ma si presta poca attenzione alla manutenzione ordinaria. Il piano triennale riflette molto questo orientamento: noi puntiamo molto alla manutenzione e alla riqualificazione del patrimonio».
Nell'affrontare i problemi della città che differenza c'è tra una Giunta di centrosinistra o di centrodestra?
«La differenza si vede nelle opere pubbliche. Nessuno spirito polemico, ma oggi registro una maggiore attenzione al rispetto dell'ambiente, all'uso dei materiali. I nostri interventi sono meno impattanti sul tessuto della città».
Punta a una città più moderna o più bella?
«La città deve essere moderna e funzionale. E la notra città è già bella».
Una città può essere moderna senza essere bella.
«Dobbiamo migliorare ed esaltare la bellezza della città. Senza essere invadenti. Il progetto del lungomare del Poetto può essere l'emblema della nostra consiliatura. Il modo in cui abbiamo affrontato gli interventi al Poetto e a Sant'Elia può essere un esempio del nostro approccio. Ovviamente questo si porta dietro la modernità perché le piste ciclabili sono abbellimento e modernità».
Che approccio ha avuto un'archeologa come lei nei confronti di Castello?
«Ho avuto un occhio un po' più sensibile, certo. Ma non solo su Castello, luogo della nostra memoria. Mi sono soffermata anche su altre parti della città. All'Anfiteatro abbiamo iniziato lentamente, ma intendiamo continuare a conciliare bellezza e conservazione».
Per amministrare Cagliari sono più importanti le idee o i finanziamenti?
«Sono convinta che i soldi sono l'ultima cosa nella filiera del governo. Il denaro è importate ma serve di più una visione di quel che si vuole fare».
I progetti che danno un senso a una consiliatura.
«Il Poetto, un simbolo, ma anche lo stadio. Tengo molto ai lavori che cercheremo di far avviare nei quartieri di edilizia pubblica: Sant'Elia, Santa Teresa, Is Mirrionis».
Cagliari capitale europea della cultura 2019: come si vince la partita?
«Con il gioco di squadra. Serve un coordinamento, in capo all'assessorato alla cultura, ma uno dei punti di forza della nostra candidatura è la visione globale della città».
Mai avuto ripensamenti nel fare l'assessore?
«Sapevo a cosa andavo incontro. Vedo il mio impegno come un onore, una possibilità che mi è stata data per fare qualcosa di utile per la città».
Pietro Picciau