Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

.Il prefetto della processione

Fonte: L'Unione Sarda
18 aprile 2014

 La festa di Sant'Efisio è rito complesso, perché si svolga senza intoppi scendono in campo gli esperti: sono gli otto funzionari dell'Arciconfraternita del Gonfalone, scelti per elezione dal Consiglio di amministrazione e nominati dal presidente e primo guardiano del sodalizio. Oltre il presidente (Mario Maffa, che è anche maestro dei novizi) e la priora (Antonella Paci), compongono la squadra il segretario (Rosaria Floris), il tesoriere (Simone Ammirevole), il sacrista maggiore (Salvatore Piras), il prefetto delle processioni (Efisio Casti) e la maestra delle novizie (Anna Bandinu). Tutti agiscono (gratuitamente) non per “autorità propria” ma per mandato del Consiglio di amministrazione. Al prefetto delle processioni spetta un compito tra i più delicati: organizzare, “condurre e controllare” gli atti di culto tenendo ben presente la loro “importanza, sia a causa delle antiche e nobili tradizioni su cui si fondano”, sia a causa della “visibilità che il Pio sodalizio si trova di fronte alla città”. Il parere del prefetto è richiesto in particolare su due argomenti: il percorso e le modalità della processione. Giornata campale il primo maggio di ogni anno: è il prefetto che impartisce le disposizioni e tutti i partecipanti, al di là del grado e ruolo che rivestono, “sono tenuti a dare esecuzione piena e immediata alle indicazioni del prefetto”. Importanti anche i doveri del funzionario, contenuti in un articolo (64) dello Statuto dell'Arciconfraternita: tenere in ordine il guardaroba degli abiti penitenziali (cioè aggiornare l'inventario e curare il registro di consegna e restituzione degli abiti), controllare la funzionalità dell'attrezzatura e delle suppellettili per le varie processioni (lavoro che potrà svolgere in accordo con il sacrista maggiore), organizzare la turnazione dei carichi per i simulacri e provvedere, sentito il presidente, alla scelta di un vice-prefetto che lo aiuti nelle processioni più lunghe, come quelle di maggio.

Pietro Picciau