Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Province addio Arriva la città metropolitana

Fonte: La Nuova Sardegna
4 aprile 2014

Ok alla nuova legge, norme in vigore dal 2015
Renzi: «Così diciamo basta a tremila politici»


 


di Maria Rosa Tomasello

ROMA Le Province così come le abbiamo conosciute, da ieri non esistono più. Nascono le città metropolitane, diventano più semplici le Unioni tra Comuni. Con il sì definitivo della Camera al ddl Delrio – sancito da 260 voti favorevoli, 158 contrari e 7 astenuti tra le proteste plateali di Forza Italia e del Movimento 5 Stelle – il sistema delle amministrazioni locali viene ridisegnato in via transitoria in attesa della riforma del Titolo V della Costituzione, che all’articolo 114 indica le Province come elemento costitutivo della Repubblica, al pari di Comuni, città metropolitane e Regioni. Fino ad allora, le Province non scompaiono, ma si svuotano di competenze e si trasformano in enti territoriali di area vasta di secondo grado, guidati da un presidente indicato dai sindaci e dai consiglieri comunali della Provincia, il quale governa il territorio con l’Assemblea dei sindaci e il nuovo Consiglio provinciale formato da 10 a 16 componenti scelti tra gli amministratori locali. Tutti in carica senza compenso, a esclusione di quello già percepito per l’incarico principale. Delrio: porterà risparmio «Oggi abbiamo detto basta a tremila politici nelle Province - commenta il premier Matteo Renzi - è un primo passo verso una concreta riorganizzazione dello Stato». «È una riforma vera» esulta su Twitter il sottosegretario Graziano Delrio, che dà il suo nome alla legge. Per le opposizioni, invece, il decreto non solo non abolisce le Province, ma serve a moltiplicare le poltrone. «È un golpe» accusa Forza Italia, e il Movimento 5 Stelle espone in aula quelle che indica come le vere cifre della riforma: 26.093 e 5.600, «il numero dei consiglieri comunali e di assessori in più che saranno nominati con l’entrata in vigore del ddl». Replica Delrio: «Non c’è alcun elemento di verità, nessun golpe.

La riforma porterà semplificazione e risparmio. Ma loro hanno preoccupazioni di tipo politico, perché il centrosinistra ha un sacco di sindaci». Le città metropolitane Il vero pilastro della riforma è la nascita delle città metropolitane, che il sindaco di Torino e presidente dell’Anci, Piero Fassino, saluta soddisfatto come «una prima, vera, riforma istituzionale». A partire dal primo gennaio 2015, dunque, Napoli, Milano, Torino, Bari, Bologna, Firenze, Genova, Venezia e Reggio Calabria (quest’ultima dal 2016) saranno i nuovi Comuni metropolitani. A questi va aggiunta Roma Capitale, con poteri speciali. Dieci in tutto, per cominciare, a cui in futuro si uniranno Palermo, Messina, Catania, Cagliari e Trieste (serve un provvedimento delle Regioni a statuto speciale in cui ricadono). A regime le nuove 15 grandi aree territoriali sostituiranno le Province in termini territoriali. A guidarle sarà un sindaco metropolitano che, a differenza dei presidenti delle “nuove Province” potrà anche essere eletto, ma solo nel caso venga previsto da un’apposita legge. In caso contrario, il presidente coinciderà con il sindaco della principale città e non percepirà alcuna indennità aggiuntiva. La città metropolitana avrà altri due organi: il consiglio metropolitano, indicato dal sindaco, organo di indirizzo e controllo, e la conferenza metropolitana, composta dai sindaci dei Comuni del territorio, che delibererà lo statuto e avrà funzione consultiva sul bilancio. Il personale delle attuali amministrazioni provinciali confluirà nel nuovo ente.

Le città metropolitane assumeranno le funzioni sottratte alle Province, dalla pianificazione territoriale generale, alle reti di servizi, alle infrastrutture, dai servizi pubblici alla viabilità, allo sviluppo economico. Secondo uno studio di Cittalia, gli effetti della riforma si faranno sentire su 18 milioni di cittadini, il 30% della popolazione italiana. Con l’inclusione dei Comuni dell’hinterland, Roma sarà l’area più popolosa, con oltre 4 milioni di abitanti, seguita da Milano (3.075.083) e Napoli (3.055.339), con un incremento medio di popolazione pari al 126%. La disciplina delle Unioni dei Comuni diventerà più semplice, con due sole tipologie: quella per l’esercizio associato facoltativo di funzioni specifiche e quello per l’esercizio obbligatorio delle funzioni fondamentali. Cosa resta delle Province Fino al primo gennaio 2015 le Province continueranno a essere guidate dagli attuali presidenti che ne diventeranno – a titolo gratuito – i commissari, assieme ai 21 commissari di governo già in carica. Non si voterà quindi, per la rielezione dei 52 organi provinciali in scadenza in primavera. Le competenze verranno trasferite a Regioni e Comuni, a eccezione dell’edilizia scolastica, della pianificazione dei trasporti e della tutela dell’ambiente. ©RIPRODUZIONE RISERVATA