Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Sempre meno studenti:non servono altre scuole

Fonte: L'Unione Sarda
4 aprile 2014


Classifica impietosa per le città sarde e si impone un muovo modello
 

Classifica impietosa: Olbia al quarantesimo postoposto. Cagliari al numero 68, Nuoro all'81 e Sassari all'84. Oristano non pervenuto. In testa, stile Bayern, c'è sempre Trento. In fondo, posizione 86, c'è Messina. È la graduatoria dei capoluoghi sul fronte qualità dell'edilizia scolastica, tirate le somme delle indagini. Non proprio un successone per le case dell'istruzione dell'infanzia, primaria e secondaria di primo grado in Sardegna.
Cosa significa? Che sul fronte di stabili, certificazioni, manutenzione, servizi, sistemi ecocompatibili, lotta all'inquinamento, monitoraggi, siamo ben lontani dal minimo garantito. Voce per voce ci sono eccezioni, ma il quadro non è confortante. Se poi si scorre la graduatoria del rischio ambientale (cioè qualsiasi inquinamento immaginabile), si scopre che, su 86 Comuni analizzati, Cagliari è al decimo posto, Sassari al sedicesimo, Olbia al cinquantasettesimo. Viceversa nella classifica delle buone pratiche Cagliari piomba in fondo (68), preceduta da Olbia (56) e seguita da Sassari (78). Se la cava Nuoro, posizione 26. In cima chi ha investito di più in servizi di scuolabus, percorsi pedonali, biblioteche, attivitàattività educative, sicurezza urbana e interna, mense, raccolta differenziata dei rifiuti, energia rinnovabile. Insomma, il ciclo virtuoso integrato: chimera nazionale, è bene precisarlo. E più ancora nell'Isola, che pure può vantare un patrimonio edilizio recente.
Per capire bene la questione, tutto questo va collegato a un altro dato: la popolazione in età scolare dell'Isola (dai 3 ai 18 anni) è il 14 per cento (233.514) dei residenti. Cala costantemente (-42,3 % nella fascia 14-18 anni dal 1991 al 2008). Gli iscritti sono poco più di 218.000, con una flessione del 13,3 % fra il 2001 e il 2009. In altre parole: gli studenti di ogni ordine e grado sono e saranno sempre meno. Il dossier dell'Ance prevede nel 2024 un decremento fra il 9,9 e il 16 %. Deduzione: non servono nuove scuole, serve sistemare (e talvolta demolire) quelle esistenti. Maurizio De Pascale, presidente dell'Ance Sardegna, risponde così: «Le Ferrovie italiane prima dell'alta velocità erano un disastro, poco frequentate. Oggi sono società con un bel margine». Forse non abbiamo bisogno di nuovi edifici, «ma che sia una necessità avere una scuola vivibile secondo i canoni più moderni è indiscutibile. Una scuola che insegni, ovvio, ma inserita nel suo quartiere. Per ragazziragazzi che vogliono imparare lingue, fare sport, persino una festa della prima comunione».
Ancora: la dispersione scolastica, prossima al 37 %. Altro nesso con l'edilizia? «Non c'è un rapporto», dice Giuseppe Fara, già referente scientifico della Provincia di Cagliari e di due osservatori (politiche sociali e scuole): «Mi sono occupato di cattiva edilizia scolastica. È un fattore, ma ce ne sono molti altrialtri. La dispersione è il prodotto naturale di un percorso deludente». Ci sarà una ragione «se i nostri bambini in seconda elementare sono in cima alle graduatore nazionali e i ragazzi, verso la maturità, sono i meno bravi d'Italia». Niente rapporto di causa ed effetto, ma una bella scuola «è attrattiva». Fara pensa «all'Agrario di Cagliari, ottimo istituto, ben tenuto, ma soprattutto con un'organizzazione che funziona».
Anche Rosamaria Maggio, del Centro di iniziativa democratica degli insegnanti, mette in guardia dagli appelli eclatanti: «Discutiamo di questi interventi. Il verovero problema è che la scuola italiana è autoritaria», qualcosa di simile alle accuse lanciate a febbraio dal preside del Dettori: l'edilizia scolastica perpetua la «didattica frontale», progettata da «da ingegneri senza competenza didattica», disse Marcello Garbati. «Bisogna attrarre i ragazzi con un nuovo tipo di scuola», sintetizza la Maggio: «Didattica che coinvolga, spazi aperti. Un edificio accogliente è meglio, ma il problema principale è il basso livello di competenze». In questo senso un muro può essere utile.
R. C.