Rassegna Stampa

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L'acqua è sempre più cara, ma un terzo si spreca

Fonte: web Cagliari Globalist
24 marzo 2014

TERRITORIO L'acqua è sempre più cara, ma un terzo si spreca Il costo dell'acqua non fa che aumentare: nel 2013 tariffe più alte del 7,4%, circa 333 euro a famiglia.
 


In Italia costo dell'acqua non fa che aumentare: +43% dal 2007, solo nel 2013 le tariffe sono cresciute del 7,4% ed in media una famiglia italiana paga 333 euro l'anno. Ma le differenze regionali sono rilevanti: si va dalla Toscana dove in media si pagano 498 euro (erano 473 nel 2012) al Molise (143 euro, invariato sul 2012); oltre la media anche Marche (429 euro), Umbria (421 euro), Emilia Romagna (407 euro), Puglia (389 euro). Si attesta invece al 33% (come nel 2011) il valore relativo alla dispersione idrica, con un costo, derivante dall'acqua sprecata, pari a 3,7 miliardi di euro ogni anno, più del valore di una manovra finanziaria. Sono i dati di Dossier acqua 2014, l'indagine annuale realizzata dall'Osservatorio Prezzi & Tariffe di Cittadinanzattiva, realizzata in tutti i capoluoghi di provincia relativamente al 2013. I dati sono riferiti ad una famiglia tipo di tre persone, con un consumo annuo di 192 metri cubi di acqua, e sono comprensivi di Iva al 10%.

Dal dossier emerge che Firenze, Pistoia e Prato sono le città più care con 542 euro annui, Isernia la meno cara con una spesa media a famiglia di soli 120 euro. A Vibo Valentia l'aumento record (+54,7% fra 2012 e 2013). Rincari a due cifre percentuali in Basilicata (11,9%), Campania (11,6%), Veneto (11,3%). Non fa testo il +42,5% del Trentino Alto Adige, dove il rialzo è dovuto all'inserimento in bolletta delle spese di depurazione nella città di Trento, prima non contemplate.

In generale, il caro bolletta dell'acqua nell'ultimo anno ha interessato principalmente il Nord (9,2% la variazione 2012/2013), seguito dal Sud (+6,4%), ed infine dal Centro (+5,3%). Evidente la differenza tariffaria tra le regioni. Le tariffe più elevate (al di sopra della media nazionale) si riscontrano, nell'ordine, in Toscana, Marche, Umbria, Emilia Romagna e Puglia. Ma elevate differenze esistono anche all'interno delle stesse regioni. Ad esempio, in Calabria, tra Reggio Calabria (473 euro) e Cosenza (171 euro) intercorre una differenza di 302 euro. Altri esempi di simile portata si possono riscontrare in Sicilia (a Catania 190 euro, a Agrigento 446 euro), Liguria (dai 204 euro di Savona e Imperia ai 415 di Genova), Veneto (dai 255 euro di Verona ai 454 di Rovigo) e Lombardia (dai 123 euro di Milano ai 316 di Lecco).