Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Fisco e burocrazia, 1300 artigiani sono finiti cappaò

Fonte: L'Unione Sarda
18 marzo 2014


Il 2013 è stato l'anno peggiore
 

Dietro ogni numero c'è una storia, sudore, risparmi, una famiglia, magari un figlio bravo a scuola che non potrà più studiare. Nel 2013, l'annus horribilis tra crisi, fisco rapace e mala burocrazia, milletrecento artigiani sardi hanno chiuso bottega: la più alta percentuale in Italia. Un sondaggio choc della Cna ricostruisce questa strage, un'ecatombe economica che non ha fatto rumore soltanto perché le vittime sono lavoratori in proprio.
«Il 2013», spiega il rapporto della confederazione, «è stato per gli artigiani sardi l'anno peggiore dall'inizio della crisi. Si è infatti chiuso con una riduzione del numero di imprese artigiane attive di oltre 1300 unità, la flessione più marcata dal 2009 (-3,3%)». Eppure fino al 2008 la Sardegna contava ben 43 mila imprese, oggi sono 38 mila, cinquemila in meno. «La Sardegna è così al primo posto per calo percentuale (-7,7%), seguita da Abruzzo (-6,7%), Sicilia (-6,3%) e Umbria (-5,9%)». In pratica in cinque anni un'impresa artigiana su 10 in due tra i settori principali dell'economia isolana ha chiuso l'attività. Nel settore del legno la crisi ha addirittura comportato la chiusura di quasi il 20% delle imprese, mentre nei trasporti hanno interrotto l'attività il 14% degli artigiani. Un disastro su tutta la linea.
«La mala burocrazia è uno dei problemi più drammatici che le imprese artigiane della Sardegna si trovano ad affrontare ogni giorno», afferma Francesco Porcu, segretario regionale della Cna, spiegando che a livello nazionale la burocrazia costa agli artigiani e alle Pmi circa 5 miliardi all'anno e impegna mediamente circa due mesi di lavoro per un imprenditore e addirittura 28 giorni per i dipendenti di un'azienda, con un costo di circa 11mila euro ad impresa. «È un mostro che ruba tempo, tanto e prezioso, all'imprenditore e ai suoi dipendenti, e viene percepito come un forte limitatore di crescita e di sviluppo dell'attività», sottolinea Porcu.
C'è poi il fisco e, in base «ai nostri studi e ai sondaggi, rappresenta l'area da cui gli imprenditori si sentono maggiormente oppressi, soprattutto se operano nel settore dei servizi e hanno pochi dipendenti».
La quasi totalità delle imprese ha bisogno di ricorrere a consulenti esterni per fare fronte agli adempimenti fiscali. Il fisco è la materia nella quale maggiormente è richiesta la consulenza esterna poiché ritenuta l'area più complessa, mentre al secondo posto, in termini di complessità, ci sono gli adempimenti in materia di ambiente e sicurezza ritenuti particolarmente ostici dalle imprese. «Qualsiasi impresa sarda si trova a sperimentare lungaggini e procedure macchinose per ottenere licenze e autorizzazioni», aggiunge Porcu: «È necessario semplificare e riordinare i tanti livelli amministrativi regolamentando in maniera trasparente l'attività della Regione, degli enti locali, delle Camere di commercio e della miriade di enti e agenzie di emanazione di livello regionale e territoriale. Tra i grandi problemi insoluti - prosegue il segretario della Cna - c'è poi la enorme mole di crediti accumulati dalle imprese fornitrici di beni e servizi che la pubblica amministrazione tarda a saldare».
Un caso tra tutti è Abbanoa, «la cui inadempienza nel pagamento dei debiti sta portando sull'orlo del fallimento tante imprese dell'indotto». (a. ma.)