Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Kenza, l'odissea sta per finire

Fonte: L'Unione Sarda
18 marzo 2014


PORTO. Rimpatriato l'equipaggio, nuovo comandante e altri marinai già arrivati in porto
 

Svolta per la nave marocchina sequestrata nel Molo Sabaudo
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I quindici uomini dell'equipaggio sono rientrati in Marocco. Tutti, dopo undici mesi di attracco nel porto di Cagliari. A bordo, per sostituirli, altri marittimi e un nuovo comandante nominato dalla società armatrice, la Imtc di Casablanca. Per la Kenza, la motonave ormeggiata dal 5 maggio del 2013 nel molo Sabaudo, bloccata da un contenzioso tra l'armatore e i dipendenti per il mancato versamento degli stipendi (l'udienza è attesa per giugno), la svolta potrebbe essere ormai vicina.
IL CONFRONTO Una soluzione per un'odissea senza fine che ha costretto la Capitaneria di porto, l'Autorità portuale e la Prefettura (ma anche la Regione) a un delicato e non sempre facile lavoro di diplomazia con le autorità marocchine. In primis, con il console generale Mohamed Basri, arrivato in città due volte anche per ascoltare, direttamente a bordo di Kenza, le posizioni dei marittimi e del comandante e custode giudiziario El Moudden Ahemed, oggi sostituito da Idrissi Abdeloahah.
LA PROTESTA Sulla motonave, da alcuni giorni, a dimostrazione di un clima meno rovente, sono scomparsi anche i lenzuoli della protesta, appesi a poppa dai marinai rientrati definitivamente nel loro Paese grazie ai biglietti aerei pagati dal consolato. E ora, per consentire all'imbarcazione nordafricana, una volta risolti i problemi giudiziari, di poter sciogliere gli attracchi, si dovrà procedere con gli interventi di messa in sicurezza della Kenza. «La nave - ha ricordato il comandante della Capitaneria e commissario dell'Autorità portuale, Vincenzo Di Marco - ha i documenti scaduti e dovrà essere sottoposta alle visite per poter riprendere il mare. Interventi che saranno fatti bene e in tempi brevi».
LA VICENDA Di Marco ieri ha ripercorso i molti mesi che hanno costretto in porto il mercantile, e soprattutto ha rimarcato «la grande solidarietà che Cagliari e la Sardegna hanno riservato all'equipaggio». Gli aiuti, mai venuti meno in undici mesi, di gente comune, associazioni, enti e istituzioni. A cominciare dal Welfare marittimo, di cui fanno parte Autorità portuale e l'Autorità marittima, Comune e altri organismi e di cui la Stella Maris è il braccio operativo. Così a bordo, grazie anche alla Caritas, per tentare di facilitare la vita ai marinai marocchini, sono arrivati i generi alimentari, gasolio, acqua, l'assistenza medica. «Siamo moderatamente ottimisti - ha detto Di Marco - il nuovo comandante si è già adoperato per nominare un raccomandatario marittimo che dovrà condurre le trattative».
LE CONDIZIONI Insomma, undici mesi non facili per uomini costretti a restare lontano da casa ma anche impossibilitati a ricevere le retribuzioni. Al loro posto, adesso, ci sono tre connazionali e altri due sono attesi per i prossimi giorni. «Intendo procedere - ha spiegato il comandante, Idrissi Abdeloah dopo aver ringraziato per l'accoglienza umana offerta dalla città - col mettere a posto la nave e portare l'equipaggio al livello minimo consentito, garantire il capo macchinista, l'elettricista e altre figure fondamentali. Se l'autorità giudiziaria toglierà il sequestro, garantiremo la documentazione per essere conformi alle legge italiane e internazionali e ci prepareremo a partire».
Andrea Piras