Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Nei campi di grano spunta l'omaggio a Vincent

Fonte: L'Unione Sarda
29 dicembre 2008




“Sono convinto che la storia delle persone sia come la storia del grano: se non ci seminano in terra per germinare che cosa importa, ci macinano per diventare pane”. In queste poche righe, scritte da Vincent Van Gogh al fratello Theo nel settembre del 1889, a meno di un anno dalla morte, c'è tutta la speranza dell'artista che aveva compreso che il suo cammino sarebbe stato continuato da altri, forse la consapevolezza di aver gettato le basi per la nascita della Pittura moderna.
E “La spina del grano” è il titolo della mostra visitabile al Castello di San Michele fino al 20 gennaio. Un omaggio a Van Gogh, ideato dalla compagnia d'arte Circo Calumèt a coronamento di un ampio progetto che li ha visti impegnati, per circa due anni, nella realizzazione dello spettacolo “Autoritratto in faccia al sole”, un adattamento teatrale delle “Lettere” al fratello Theo.
I ventiquattro artisti in mostra (con opere di pittura, scultura, fotografia, grafica, installazioni e video arte) sono stati invitati a riflettere sull'opera del grande pittore, sulla fragilità, sulla incredibile sensibilità che emerge dalla lettura delle lettere, e a confrontarsi sul tema del grano, centrale nel suo pensiero. Il grano racchiude in sé il destino crudele di ogni elemento naturale: “Viene falciato per essere trasformato in altra materia prima”, ma è anche una chiara metafora di vita poiché il suo seme è nutrimento, principio e origine di tutte le cose.
E al sottile confine tra la vita e la morte ci riportano le stelle ormai spente di Alessandro Biggio, piccole sfere di cenere, acqua e resina scaldate, come in un'incubatrice, dal calore delle lampadine. L'artista ci narra il loro processo creativo con una selezione di tre tavole nelle quali affida al tratto sintetico del pastello bianco l'illustrazione del suo lavoro, la trasformazione della materia, come punto di passaggio tra questa forma e ciò che verrà.
Simone Dulcis parte invece dal dipinto “Campo di grano con corvi” e crea la sua opera, quasi una variazione musicale sullo stesso tema, a furia di togliere: isola i colori dominanti, il giallo, il nero e il bianco, sui quali sopravvivono piccoli punti di blu, i semi ma anche i corvi. Così, “svestiti i panni del pittore diventa uomo”, e spalanca tre finestre sull'anima di Van Gogh.
Anche Gianni Atzeni e Marco Pili prendono le mosse dallo stesso dipinto. Il primo sfrutta le potenzialità espressive del nero. Dal suo “Il sole è glorioso” emerge il volo plastico dei corvi che amplifica ulteriormente la sensazione di profondità, già garantita dai fili d'acciaio estroflessi a suggerire i colori, i raggi del sole e le spighe. Il secondo, proseguendo un percorso di ricerca ormai consolidato, affida le sue suggestioni al pane e alla terra e descrive un campo di grano ancora verde, umido perché fecondo.
Marta Fontana ricorda l'intenso scambio epistolare tra i due fratelli utilizzando carta da forno che conserva, indelebili, le tracce di cottura dei dolci, mentre Fabrizio Da Prà, con la raffinatezza di trame sottili e delicate, compie una profonda riflessione sul tema naturalistico del grano. E poi, a dare concretezza plastica all'esposizione, ci sono la “Mater Messis” imprigionata da Marilena Pitturru in una cerniera lampo, sua cifra stilistica, e l'inquietante presenza della “Donna sul campo di grano” di Gianluca Melis.
L'esposizione cagliaritana, curata da Sara Costa, offre al visitatore numerosi spunti di riflessione, immagini intense che confermano le parole dello stesso Van Gogh: “Non vivo per me ma per la generazione che verrà”. In mostra anche le opere di Barbara Agreste, Anna Borghi, Paolo Carta, Giulia Casula, Gisella Congia, Giampaolo Cossu, Elisabetta Falqui, Stefano Fanni, Lea Gramsdorff, Francesca Lixi, Stefano Parrini, Francesco Podda, Raffaele Quida, Francesca Randi, Angelo Secci e Theo Viana.
MARZIA MARINO

29/12/2008