Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Imparare a giocare le proprie pedine: ecco perché recitare è una partita a scacchi

Fonte: L'Unione Sarda
5 marzo 2014


Teatro
 

P ochi elementi in scena, una poltrona, una cornice, una tela e un cavalletto, una scacchiera. Due attori e un'idea registica per cui oggetti della vita quotidiana diventano onirici. È “Alice - Who dreamed it?”, originale lettura che la compagnia La Dual Band, a Cagliari per il Teatro Stabile della Sardegna e in replica oggi al Civico di Sinnai, dà del romanzo del matematico e scrittore inglese Lewis Carroll.
L'opera, scritta dopo “Alice in Wonderland”, a differenza della prima, incentrata sul gioco delle carte, riguarda gli scacchi; entrambe si basano sulla passione inglese per il nonsense. Uno spettacolo che nasce da ragioni affettive molto forti, come l'origine in parte inglese della regista, Anna Zapparoli, educata «a pane e Alice». Da qui l'idea di un copione recitabile in inglese come in italiano, bilingue proprio come i protagonisti, i figli Benedetta e Beniamino Borciani. Il rigore del Carroll matematico viene stravolto per lasciare spazio a «salti di logica» di facile comprensione per il mondo dei bambini. La scena si apre con Alice, sonnecchiante su una poltrona del salotto, che si chiede cosa vi sia oltre lo specchio. Con grande sorpresa riesce a passarvi attraverso e dare risposta alla propria curiosità. Intraprende un viaggio, reso metaforicamente da una partita a scacchi, in cui potrà dimostrare che «se la partita è giocata bene, una pedina può diventare regina».
Luisa Sclocchis