Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

«Rimborso totale dei debiti della P. A.»

Fonte: La Nuova Sardegna
25 febbraio 2014

Tra gli obiettivi di Renzi anche il taglio del 10% del cuneo fiscale e misure contro il credit crunch. Un costo da 100 miliardi




di Nicola Corda w

ROMA «Mettere a posto le cose a casa nostra è un dovere verso i nostri figli non per la signora Merkel e Mario Draghi». Matteo Renzi anche nell’agenda economica rovescia le priorità, riporta i numeri della crisi e spinge ad avere coraggio. Sul fronte dell’economia gli obiettivi sono precisi quanto costosi. Si “balla” intorno ai 100 miliardi di euro, azzardano i primi uffici studi, e anche se la stima è in eccesso, sono comunque tanti. Dei cinque punti dell’agenda economica quello più gravoso è certamente la promessa di estinguere il debito dello Stato con le imprese. È il primo impegno, le cui modalità saranno decise nelle prossime settimane con «un diverso utilizzo della Cassa Depositi e Prestiti per uno sblocco to-ta-le, non parziale dei debiti» ha scandito Renzi. Un capitolo di risorse sul quale i governi Monti e Letta hanno preso impegni per circa 40 miliardi di euro nel biennio 2013-2014. Lo stock stimato dalla Banca d’Italia era di circa 90 miliardi, ne rimangono dunque 51 senza calcolare i nuovi debiti che si sono nel frattempo accumulati. Non sono soldi da mettere uno sull’altro, si tratta di uscite una tantum e attraverso le modalità delle garanzie offerte della banca pubblica qual è la CdP, e dunque il carico potrebbe essere sostenibile se spalmato su tempi non troppo stringenti. L’impiego della Cassa Depositi e Prestiti, nelle intenzioni del nuovo governo sarebbe destinato ad andare incontro al dramma del “credit crunch”, quel rubinetto dei crediti alle piccole e medie imprese che in questi ultimi anni è stato progressivamente chiuso. Sembra che questo sia stato uno dei primi argomenti del faccia a faccia tra Matteo Renzi e il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, una delle leve da usare per agganciare la ripresa per quanto questa sia ancora debole. L’altro punto d’attacco della strategia economica renziana è quello delle tasse sul lavoro. Si tratta di «una riduzione a doppia cifra del cuneo fiscale attraverso misure irreversibili legate non soltanto alla revisione della spesa che porterà nel corso del primo semestre del 2014 a vedere dei risultati immediati e concreti». Anche in questo caso l’impegno del premier è molto ambizioso e rischioso perché la riduzione di una tassazione del lavoro di almeno dieci punti potrebbe costare secondo le stime più prudenti 30 miliardi, fino a 34 secondo la Confartigianato. Anche qui però il meccanismo allo studio potrebbe non essere tutto a carico della finanza pubblica prevedendo una sorta di patto tra dipendenti e imprese dove una parte del salario che ora è inghiottito dalla busta paga possa finire in tasca ai lavoratori. Il tema del lavoro s’incrocia con quello della riforma degli ammortizzatori sociali contenuto nel “jobs act” e con l’assegno di sostegno al reddito, si arriva a 30 miliardi in due anni. Infine ci sarebbe da trovare anche “qualche miliardo di euro” per finanziare il piano di edilizia pubblica per rimettere in sesto da giugno a settembre le scuole italiane. Per reperire tante risorse certo non basterà la nuova tassazione sui Bot peraltro già smentita da Palazzo Chigi, trattandosi del primo scivolone del sottosegretario Delrio.