Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Asilo Marina e Stampace, l'ombra del pignoramento

Fonte: L'Unione Sarda
20 febbraio 2014

VIA BAYLLE.

Doppia azione legale per risarcire le dipendenti licenziate

 

Conti correnti vuoti. Per risarcire le ex dipendenti dell'asilo privato Marina e Stampace, agli avvocati Francesca Aramu e Daniela Fois non resta che una strada da percorrere («a malincuore», sospira la Aramu): quella del pignoramento immobiliare. E quindi i locali al numero 76 di via Baylle, un pezzo di storia cittadina.
Proprio qui suor Giuseppina Nicoli, la Figlia della carità nominata beata di recente, e dopo di lei suor Teresa Tambelli si prendevano cura dei picciocus de crobi , i bambini che nella Cagliari povera dei decenni più duri del Novecento raggranellavano qualche soldo facendo i facchini. L'asilo delle suore, una scuola privata paritaria in cui nell'arco di oltre un secolo sono stati iscritti migliaia di bambini cagliaritani, un annetto fa è passato in capo a una fondazione, il cui consiglio ha scelto come direttrice Marinella Salaris. Lo scorso luglio, dopo un periodo di difficoltà dovuto ai crescenti ritardi con cui la Regione trasferiva i finanziamenti ma anche al crollo delle iscrizioni, l'asilo ha chiuso i battenti e le dipendenti (otto, fra insegnanti, cuoca, assistente e ausiliaria) sono state licenziate: «Da tempo lavoravano senza ricevere lo stipendio, qualcuna era arrivata a 17 mensilità arretrate», racconta Antonio Concas, sindacalista dello Snals che sta seguendo la vicenda.
AZIONE CIVILE Le dipendenti si sono mosse per vie legali. Sul fronte civile hanno dato incarico agli avvocati Aramu e Fois: «Abbiamo ottenuto vari decreti di pignoramento dal tribunale», racconta la prima, «ma sui conti correnti della Fondazione non c'erano soldi. A questo punto non ci resta che l'ipotesi del pignoramento immobiliare». Ovvero dei locali della Marina: «Sempre che siano intestati alla Fondazione».
Un aspetto, questo, tutto da verificare. L'insegna dell'asilo, in muratura, campeggia ancora sopra lo storico portone al numero 76 di via Baylle. Accanto, due targhe: una indica la sede provinciale della Compagnia delle opere educative, l'altra l'Infopoint di Marinando, progetto di Confcooperative rivolto alle giovani donne del quartiere e finanziato (per 290 mila euro) da un bando promosso da fondazione “Con il sud e da Enel Cuore onlus in partnership con associazione “Donne al traguardo”, parrocchia di Sant'Eulalia, Comune e centro “Panta Rei Sardegna”. A chi bussava, aprivano tre suore vincenziane in là con gli anni: sono quelle che il mese scorso hanno dovuto lasciare l'istituto di via San Giorgio, dove nel 1990 avevano avviato un centro di accoglienza per i ragazzi di strada: il 31 dicembre non è stato rinnovato il comodato d'uso e si sono trasferite qui.
AZIONE PENALE In parallelo è in corso l'azione penale. Dopo un esposto contro ignoti presentato per conto delle ex dipendenti dall'avvocato Fernando Vignes, il pm Marco Cocco lo scorso autunno ha aperto un'inchiesta e ha disposto il sequestro della documentazione contabile, attuato dalla Guardia di finanza. L'ipotesi di reato è peculato.
L'APPELLO Nei giorni scorsi, con un'iniziativa non concordata con i legali, le ex dipendenti hanno scritto una lettera all'ormai ex assessore regionale al Bilancio Giorgio La Spisa, marito della direttrice Marinella Salaris. Un appello accorato, disperato e, probabilmente, fuori tempo massimo.
Marco Noce