Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Liti, fughe e scelte sbagliate: il centrodestra non sa vincere

Fonte: L'Unione Sarda
20 febbraio 2014

IL CASO.

Le guerre in FI determinanti. Alessandra Zedda: basta leader nominati

 


Faide, dissapori, scelte non condivise. Un teatrino che nel centrodestra sardo va avanti da anni. Scandito da cocenti ko alle urne.
LITI In particolare nell'ex Pdl tornato Forza Italia, più che nei partiti minori, «con leadership talvolta invise alla base, litigi spesso strumentali all'ottenimento di posti di sottogoverno e nomine concesse a prescindere dalle capacità, in nome di mai verificati fenomenali poteri cosmici di convincimento dell'elettorato», racconta una gola profonda. Francesco Pigliaru, domenica, ha suonato il gong. Nel 2009 il centrodestra aveva vinto con 463.017 preferenze (56,07%) e 502.084 voti al presidente (51,8%). Domenica invece le liste hanno raccolto (il dato è ancora parziale) 299.349 (43,8%), e il presidente 292.395 (39,6%). Significa, anche se l'astensionismo ha fatto la sua parte, -163 mila voti di coalizione e -209.689 voti a Ugo Cappellacci. Solo Forza Italia, escludendo i 19 mila voti di Fratelli d'Italia che nel 2009 erano nel conteggio del Pdl, è andata sotto di 100 mila voti. Cifre e situazioni che si rispecchiano nei settemila voti di scarto tra il candidato presidente della Regione e le liste della coalizione, che nelle preferenze ai consiglieri è sopra quelle del centrosinistra.
LA CONSEGUENZA Ecco spiegate le sconfitte in sequenza, che trovano freschi riscontri alle Regionali: Sassari vota con percentuali bulgare a sinistra; Cagliari, un tempo roccaforte, resta alla destra per uno zero virgola . Dall'ultima affermazione significativa, appunto quella di Cappellacci nel 2009, il centrodestra ha perso ogni scettro: i grossi Comuni (esclusi Quartu e Selargius) sono tornati al centrosinistra. Debacle iniziata con le Provinciali e proseguita con le Politiche. Anche la delegazione parlamentare è ridotta all'osso: due deputati (uno ha lasciato il partito) e un senatore.
VOTO DISGIUNTO Solo colpa del voto disgiunto? «Non so», dice il senatore Emilio Floris. «Di certo ha influito l'uscita di Mauro Pili. Non credo, però, che sul voto disgiunto possano aver pesato avversità dichiarate da politici di primo piano come Claudia Lombardo. Forse c'è dell'altro. Valuteremo i dati».
RIVOLTA A Cagliari, intanto, vogliono dire la loro le ex seconde linee. Soprattutto quelle riferibili al gruppo che nel capoluogo fa capo al consigliere comunale Giuseppe Farris, un tempo “gregario” del deputato Salvatore Cicu, ora leader di una corrente emergente che chiede regole e disciplina di partito. Farris lo dice a chiare lettere, ma senza accusare nessuno: «Serve un cambiamento di rotta e un maggiore coinvolgimento degli eletti». In ambienti di Forza Italia si racconta anche di una grande iniziativa cittadina, che dovrebbe tenersi a breve proprio per cercare di sopperire «alla totale disorganizzazione gestionale di un partito che comunque, rispetto alle Comunali del 2011, in città guadagna cinque punti». Di Regionali come punto di partenza per ricostruire a caldo aveva parlato anche Cicu che, a prescindere dalla vicinanza a Cappellacci e a Pietro Pittalis, alla luce dell'ormai quasi certa bocciatura di Mariano Contu e di quella possibile per Angelo Stochino, potrebbe restare senza riferimenti diretti in via Roma. Segno dei tempi, si dirà. Sarà davvero lui a riorganizzare il partito? E sarà, con lui, Settimo Nizzi, coordinatore regionale? Proprio ieri Nizzi ha detto: «Se un errore Cappellacci ha commesso, è non aver chiamato Mauro Pili e Claudia Lombardo. Chi protesta proponga e faccia: spesso nel partito c'è chi parla e non fa». Nizzi ha escluso le sue dimissioni da coordinatore, auspicate a più riprese da una parte di FI. Il risultato negativo, inoltre, dà il pretesto per un “processo” (che cova sotto la cenere) al candidato presidente: è evidente che Cappellacci non ha “tirato” come molti aspettavano. «E anche chi ha curato le liste qualche conto dovrà pur pagare», fa notare un giovane dirigente di FI. Alessandra Zedda, al riguardo, non lascia spazio a dubbi: «È arrivato il momento di cambiare», dice l'ex assessore al Bilancio. «Forza Italia va riorganizzata senza più leader nominati e non riconosciuti. Un partito serio ha un programma e organi eletti».
GLI ALLEATI Gli altri partiti della coalizione non hanno ancora smaltito lo choc. Pochi parlano. Mario Floris (Uds) rivolge un appello a Fi: «Faccia chiarezza al suo interno: hanno più voti degli avversari ma perdono. Agli occhi dell'elettorato l'unità è determinante: oggi non c'è. La ritrovino in fretta». Anche perché nel 2016 si vota a Cagliari e nel centrodestra sperano di scongiurare un nuovo dualismo tra Giuseppe Farris e l'ex parlamentare Piergiorgio Massidda, ora alla finestra: «Così abbiamo già perso le Provinciali», osserva ancora il giovane dirigente: «Abbiamo già dato».
Lorenzo Piras