Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Consigli rimasti inascoltati: i sindaci assediati dai cittadini

Fonte: L'Unione Sarda
17 febbraio 2014

- Centralini roventi nei Comuni dell'hinterland. Fontane rimaste aperte

 

Se non fosse una questione seria - come lo sono sempre quelle di salute pubblica, anche se l'allarme sulla salubrità dell'acqua di rete è minimo -, ci sarebbe da sorridere. Sembra che, nelle località in cui la risorsa idrica non è troppo ricca di cloro e quindi si può bere, stia montando l'invidia nei confronti di città e paesi in cui è stata dichiarata non potabile.
A essere assediati dai cittadini sono soprattutto i sindaci dei Comuni che, questo problema, non ce l'hanno. La psicosi si estende, le rassicurazioni rimangono inascoltate: ad esempio, se un paese in cui l'acqua non è potabile è vicino a un altro in cui la risorsa idrica è perfettamente a norma, nessuno ci crede. Ma non c'è alcun mistero: semplicemente, se un Comune si approvvigiona dalla condotta che arriva dal Mulargia e che in questi giorni è invece alimentata dal Cixerri, quello a fianco può essere fornito da un'altra condotta che giunge sempre dal Mulargia.
La logica, e le rassicurazioni, sembrano però non riscuotere grande successo: «Il mio telefono è rovente», sospira Aldo Pili, primo cittadino di Sestu , «tantissime persone sono terrorizzate per l'acqua non potabile. Io spiego che a Sestu non solo lo è perfettamente, ma è anche di buon sapore perché proviene da un potabilizzatore all'avanguardia, eppure non si convincono. Bevo da sempre l'acqua che sgorga dal rubinetto», conclude Pili, «e sono stato bene sempre, anche negli ultimi giorni. La qualità dell'acqua è ottima, non c'è altro da dire».
Nessun problema neanche a Sinnai : l'acqua di rete è buona, ma non si può dire altrettanto per la qualità della vita di Barbara Pusceddu, in questi giorni: «Abbiamo il nostro bacino, abbiamo i pozzi, l'acqua della rete sinnaese è di ottima qualità», premette il sindaco, «ma molti cittadini sono increduli perché siamo vicino a Maracalagonis, dove invece è la risorsa idrica è stata dichiarata non potabile. Anzi», aggiunge il primo cittadino Pusceddu, «ne approfitto per garantire la disponibilità di Sinnai a fornire la propria acqua ai Comuni che lo richiederanno, e ovviamente al prefetto, se ce lo chiederà».
Diverso il caso di Settimo , non compreso nella “lista nera” dell'acqua troppo clorata, ma i cui abitanti non si tranquillizzano. A dire il vero, non lo fa - non del tutto - nemmeno il sindaco: «Noi riceviamo l'acqua dal Mulargia», sottolinea Costantino Palmas, «proprio come Maracalagonis: perché da loro non è potabile e da noi sì, visto che ora giunge dal Cixerri?». Pronta la replica di Abbanoa: «Vero, anche Settimo si approvvigiona dal Mulargia, ma lo fa da un'altra condotta rispetto a quella che serve Cagliari, Quartu e gli altri cinque Comuni in cui il livello di cloro supera i limiti. L'acqua di Settimo, così come quella del Parteolla, proviene dal potabilizzatore di Donori, al quale l'acqua giunge da una specifica condotta che parte dal Mulargia, tuttora attiva».
I Comuni in cui l'emergenza è in corso non hanno preso particolari precauzioni: di fatto, i sindaci hanno firmato l'ordinanza con cui vietano l'uso alimentare dell'acqua di rete e lì si sono fermati. «La differenza tra la percentuale di cloro consentita e quella reale è minima», fa notare Lalla Pulga, sindaco di Quartucciu , «e l'Asl ha comunicato che l'acqua di rete è dannosa per la salute solo se assunta per tempi molto lunghi. A quel punto, non abbiamo nemmeno chiuso le fontanelle pubbliche». Anche a Quartu si sono seguite scrupolosamente le indicazioni fornite da Asl e Abbanoa, «malgrado qualche discrepanza tra le informazioni fornite: le abbiamo accolte tutte», specifica il sindaco Mauro Contini, «nell'ordinanza che vieta l'utilizzo per usi alimentari. Anche noi non riteniamo necessario chiudere le fontanelle».
C'è anche l'allarme “mal di pancia”, che fa parte della psicosi collettiva: da settimane la gastroenterite tormenta tantissime persone, ma ora molti accusano l'acqua con troppo cloro. «L'allarme è decisamente esagerato», puntualizza Gianfranco Cappai, sindaco di Selargius , «però la gente si fa condizionare soprattutto dalle notizie false che girano su Internet. Ora», aggiunge, «ho un problema: domani si vota e devo fornire l'acqua ai seggi, ma nei market non se ne trova più. La cercheremo lontano da Selargius».
Nel frattempo, sui siti Web dei sette Comuni in cui l'acqua non è potabile, la questione resta l'avviso più importante. Lo è anche negli altri, quelli in cui l'acqua è buona: davanti alle psicosi è necessario scrivere anche le non-notizie: «Come sapete, qui da noi l'acqua è buona». Ma, a volte, nemmeno questo basta.
Luigi Almiento