Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Parcheggiatori abusivi e mendicanti, se i figli dei “vu cumprà” fanno paura

Fonte: L'Unione Sarda
13 febbraio 2014

 

Qualcosa si è rotto nel rapporto tra la città e i migranti. «Sono sempre più aggressivi»

 

La premessa è sempre la stessa. «Non sono razzista». Anche perché se qualcuno lo fosse davvero, razzista, di certo non lo ammetterebbe durante un'intervista. È inutile però nascondersi dietro a un dito: a Cagliari si è rotto qualcosa nel rapporto tra la città e gli immigrati. Perché alla frase di rito, pronunciata quasi in automatico, ormai segue sempre più spesso un «ma» carico di rabbia. C'è un clima strano, insomma. Una tensione crescente che si respira per strada, una diffidenza pericolosa, quasi sconosciuta da queste parti dove la tolleranza è sempre stata pratica quotidiana e mai soltanto una bella parola.
Il sondaggio pubblicato ieri dal nostro giornale è solo l'ultimo campanello d'allarme: il 73 per cento dei cagliaritani non vuole che il Comune trovi un alloggio ai rifugiati costretti a vivere per strada in via Roma. Richiedenti asilo, non clandestini tout court . Persone fuggite da Paesi in guerra, dove ti ammazzano per nulla. Possibile che non si facciano più distinzioni?
Omo ha 27 anni e viene dal Ghana. Non parla l'italiano e ha l'atteggiamento un po' strafottente di chi non ha nulla da perdere. Insieme a un ragazzo del Togo, chiede soldi a chi parcheggia nelle strisce blu davanti al palazzo di Giustizia. Non vende nulla. Vuole l'elemosina. Ma lo fa con un'insistenza che a volte sfocia in aggressività. È uno di quegli immigrati di nuova generazione, spesso poco più che maggiorenni, che a detta di molti col loro atteggiamento spiccio starebbero contribuendo a cambiare l'approccio dei cagliaritani nei confronti degli stranieri.
Angelo Deiana ha 68 anni ed è un pensionato. Ha trascorso la mattina in centro per delle commissioni e ora deve prendere l'autobus per tornare a casa, nel rione di Sant'Elia. Senza troppi eufemismi spiega il punto di vista della gente della strada: «Il problema è grave. Sino a qualche anno fa c'erano i vu cumprà, ti vendevano catenine o altri oggetti, ma non erano maleducati e insistenti. Bastava dirgli di no e finiva lì, questi giovani che ci sono adesso invece ti inseguono, sono molto aggressivi specie con gli anziani e le donne. Ha presente cosa succede nei parcheggi del Carrefour? O in quelli delle Vele? È un assalto, c'è da avere paura. E sono tantissimi». Sui rifugiati la linea non cambia. «La casa a loro? Ma non scherziamo, prima vengono gli italiani e i loro figli, ce ne sono tanti senza».
Da 34 anni Giampaola Deidda vende materiale scolastico e libri nel suo negozio di piazza Repubblica. «Io sono cristiana e per me tutti sono figli dello stesso Dio - dice -. Però è vero che qualcosa sta cambiando: è pieno di questi ragazzi di colore che chiedono con molta insistenza l'elemosina, come un tempo facevano solo gli zingari. Sino a pochi anni fa non era così, anzi si offendevano se davi loro un euro invece di comprare qualcosa. Lo rifiutavano, avevano la loro dignità. Le nuove generazioni di immigrati non sono così, ma forse è anche colpa della crisi, siamo in difficoltà noi per primi e quindi siamo meno disponibili nei loro confronti. Cosa si dovrebbe fare? Secondo me per evitare che questa tensione sociale cresca bisognerebbe che lo Stato li rimandasse a casa loro, qui non ci sono possibilità e se hai fame puoi arrivare a fare qualunque cosa».
Rossella Mura, titolare del bar Lisboa, la pensa diversamente. E forse anche per questo da qualche mese ospita gratuitamente in casa una ragazza senegalese col figlio di due anni. «Questo Paese non capisce che gli immigrati sono una risorsa e che dare loro una casa è il primo passo per includerli e per evitare che prendano strade sbagliate».
Sono le 12,30, Omo vede una donna andare verso l'auto. La insegue, le si avvicina in modo brusco, «dammi qualcosa, dammi qualcosa». Lei scuote la testa, affretta il passo irritata, apre la portiera e si chiude dentro. È un'avvocatessa, si chiama Maria Chiara Pinna. «Io e mio marito facciamo beneficenza - spiega -, abbiamo sempre cercato di aiutare chi è più sfortunato, mi costa dirlo ma questi ragazzi arrivati negli ultimi anni stanno diventando un problema. Sono tantissimi, si muovono in gruppi e hanno atteggiamenti spesso molto aggressivi, quasi intimidatori. Non le nascondo che ho paura, una volta uno mi ha strappato cinque euro di mano ed è scappato, a un'amica non l'hanno fatta uscire dal parcheggio di un centro commerciale, sono saliti sopra il cofano dell'auto, era terrorizzata».
Omo si avvicina a grandi falcate. «Amico, dammi un euro», chiede. Ne riceve due. Sorride. «Quanti soldi metto da parte al giorno? Dieci o quindici euro. Mi piace Cagliari, qui sto bene, nel mio Paese sarei morto».
Massimo Ledda