Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Settemila firme per la salvezza

Fonte: L'Unione Sarda
22 gennaio 2014

Il quartiere Stampace guida la rivolta contro il piano di dismissione:
rabbia e rassegnazione tra i commercianti delle vie Ospedale e Porcell -

 

Fruga nel passato e scava nei ricordi. Eccola, la frase secca che riassume il suo pensiero. «L'aveva detto, la buonanima di Brotzu. Gli ospedali devono stare in città». Vittoria Rotondo la pensa esattamente così. E non perché dal San Giovanni e da chi ci lavora o si fa curare riceve la fonte del suo sostentamento da «una vita intera» (che poi vuol dire 62 anni di onorata carriera nel Bar Rotondo dei Fratelli Sportillo), ma perché questo tempo trascorso dietro il bancone a preparare cappuccini e cornetti a medici novelli e dottori d'annata, infermieri e studenti universitari, l'ha convinta che Cagliari senza il suo ospedale perderà molto. «Vede quel dipinto, lo guardi bene, quella non è un'edicola, era il nostro bar. Davanti all'ospedale, nella piazza oggi parcheggio. Siamo ancora qui. O meglio, ci hanno spostati di qualche decina di metri ma qui ancora siamo».
ALL'ANGOLO E spera di poterci restare anche il suo collega ben più giovane, Antonio Ghiani, che di anni ne ha 34 e gestisce il bar all'angolo tra via Ospedale e via Santa Margherita. «Confidiamo negli studenti ma sarà dura. Già la crisi non ci aiuta, con la chiusura del Macciotta, della clinica Aresu e del San Giovanni, per chi lavora in questa zona sarà una disfatta». Anche perché il Palazzo delle Scienze potrebbe seguire a ruota.
L'EDICOLANTE «Appunto», esclama Roberto Cinus, declamando i numeri della crisi che in questi ultimi mesi hanno registrato un crollo del cinquanta per cento nelle vendite di giornali e riviste. «Se l'ospedale va via per noi commercianti sarà tempo di migrare. E dire che quest'edicola l'ho presa in gestione accollandomi un mutuo. E ora...». Aggiungere altro è inutile. E mentre il suo volto si rilassa in un sorriso di garbato saluto, arriva uno dei rari clienti della mattina per chiedere L'Unione . È soltanto un automobilista di passaggio. Non uno dei clienti che vengono dal San Giovanni.
LA PETIZIONE Stefano Porceddu ha 46 anni e un'encefalgia che rende la vita un inferno. Ma ha energie da vendere e dedicare alla protesta contro il progetto di serrata dell'ospedale civile. «Pensi che per curare e governare la mia cefalea a grappolo ho comprato casa a Stampace, così da essere vicino all'ospedale, al pronto soccorso e alla Farmacologia clinica diretta dalla professoressa Maria Del Zompo», spiega Porceddu, promotore di un gruppo facebook (“No chiusura del San Giovanni”) che ha già raccolto settemila firme per tentare «di fermare il progetto e salvare il civile». Iniziativa che non si è fermata alla petizione ma che ha anche inondato di lettere amministratori e politici. Risposte? «Nessuna, ma tantissimo silenzio. Come se il parere dei cittadini interessasse poco. Il San Giovanni è un bene architettonico, ma nulla vieta che al suo interno continui a funzionare un ospedale all'avanguardia come a Siena, Agrigento, Torino. E invece in Sardegna si preferisce svuotare la città. Razionalizzazione del servizio sanitario? Permetteteci qualche dubbio».
SULLA RETE Intanto, dal sito ufficiale della Asl di Cagliari, il San Giovanni è già sparito. Tra gli ospedali dell'Azienda, solo il Binaghi, il Businco, il Marino, il Microcitemico, il Santissima Trinità e poi il San Marcellino di Muravera e il San Giuseppe di Isili.
A. Pi.