Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Tuvixeddu, l'attesa infinita

Fonte: L'Unione Sarda
3 gennaio 2014

 

Lavori in ritardo, l'assessore Marras: manca poco - Le opere sono cominciate più di dieci anni fa, ma è ancora tutto fermo

 

Da segnalare il rudere di villa Mulas, che sarebbe dovuto diventare un ristorante-vineria con vista sulla laguna di Santa Gilla, e villa Cossu-Murru, in viale Sant'Avendrace.


Il cartello all'ingresso è sbiadito da dieci anni di sole e pioggia, ma la data di fine lavori si legge ancora: 14 novembre 2012. Proprio in quei giorni, con il cantiere ancora in alto mare, il sindaco annunciò in Tv che il parco di Tuvixeddu sarebbe stato riaperto entro il 2013. «Me lo auguro», disse Zedda, ritoccando le prime previsioni sulla fine delle opere, iniziate nel 2003. Invece per ora sul colle, dove nel frattempo si registrano presenze record durante le (poche) aperture straordinarie, non si vede nemmeno un operaio. L'appalto, che dovrebbe restituire alla città una parte della necropoli, «è quasi al termine», dice l'assessore ai Lavori pubblici Luisa Anna Marras. Nessuna previsione però: «Non c'è stato nessun problema», assicura, «ma solo il bisogno di condividere alcune scelte con la soprintendenza, che segue il cantiere passo per passo. Se c'è stato qualche rallentamento è legato al maltempo: quando piove siamo costretti a chiudere tutti i cantieri all'aperto».
L'INTERVENTO Paradossalmente, l'intervento invece che aggiungere costruzioni le ha tolte: l'obiettivo del progetto, da quando si è insediata la Giunta Zedda, è sempre stato quello di ridurre l'impatto delle gigantesche “fiorirere” - su cui indagò la Procura della Repubblica - e delle altre strutture già realizzate prima del sequestro dell'area da parte della magistratura. Ma a parte poche novità, come la tettoia installata all'ingresso di via Falzarego, qui tutto si è fermato al 2006, quando arrivarono i vincoli della soprintendenza. Sul versante di via Is Maglias rimangono ancora i segni di quella che rischia di passare alla storia come una delle più grandi incompiute della storia della città: il tunnel sotterraneo che avrebbe dovuto collegare la zona di via Cadello a via San Paolo. Gli scavi costeggiano via Castelli e si fermano davanti alla facoltà di ingegneria, dove il traffico è deviato da sette anni come se il cantiere fosse ancora attivo.
VILLA MULAS Poi c'è il rudere di villa Mulas, che sarebbe dovuto diventare un ristorante-vineria di lusso, con vista sulla laguna di Santa Gilla. Anche il questo caso, come il resto del progetto edilizio, tutto è congelato. Per non parlare di villa Cossu-Murru, in viale Sant'Avendrace: sarebbe dovuta diventare la “porta” nobile del parco, ma questo futuro è ancora lontano.
«Su quel versante del colle c'è un forte degrado: centinaia di tombe puniche sono abbandonate, piene di acqua piovana, erbacce e rifiuti», racconta Vincenzo Tiana, presidente di Legambiente. «Anche la zona dove è stato imposto il vincolo minerario doveva essere messa in sicurezza ma non è stato fatto nulla. Perché? Manca un'autorità, un coordinamento generale: il Comune deve accelerare il processo di co-pianificazione con la Regione. L'unica cosa positiva è che il progetto iniziale, insieme al completamento del tunnel», sostiene Tiana.
Legambiente chiede da tempo una legge regionale per il “riconoscimento del Parco”. E soprattutto per finanziare la sua gestione, una volta finiti i cantieri.
Michele Ruffi