Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

I calciatori: «Vogliamo giocare in casa»

Fonte: L'Unione Sarda
15 ottobre 2013

Squadra e staff rossoblù aspettano la decisione finale e intanto preparano un documento

 


Ancora una giornata d'attesa, per capire se anche col Catania ci sarà da fare le valigie e volare fino a Trieste o se il Cagliari potrà riaprire le porte del Sant'Elia. Aspettano i tifosi, che nel primo pomeriggio si erano recati al Sant'Elia, nell'inutile attesa del sopralluogo fantasma della Commissione. Ma soprattutto attendono i giocatori, ormai stanchi di giocare sempre in trasferta, alla faccia di un calendario che continua a fare distinzioni tra casa e fuori, valide solo sulla carta.
Ma, nell'attesa, i calciatori, stanchi di questo balletto, ieri pomeriggio sono passati dalle parole ai fatti. O meglio, agli scritti. Prima dell'allenamento in programma nel pomeriggio, il primo della settimana che porta alla gara col Catania, giocatori e staff tecnico si sono ritrovati negli spogliatoi del centro sportivo di Assemini e hanno discusso. Gli spogliatoi sono sacri e le parole restano dentro le quattro mura. Ma quelle parole sono state trasformate in un documento, firmato da tutti quanti, a partire dal tecnico Lopez e il suo staff, con cui la squadra fa sapere che se oggi la Commissione non dovesse dare il via libera per la riapertura del Sant'Elia, la gara col Catania non si giocherà.
Il Cagliari si schiera compatto al fianco del suo capitano, Daniele Conti, che due settimane fa aveva tuonato: «Ci siamo stancati di giocare a Trieste. Da due anni siamo costretti a giocare in trasferta. Senza i nostri tifosi è dura. La società ci aveva promesso uno stadio, ma al momento nulla si è mosso». Poi l'appello, l'ennesimo, per poter tornare a giocare davanti al proprio pubblico. Ora per Cagliari-Catania si intravede uno spiraglio, ma resta pronta la presa di posizione forte annunciata a suo tempo dallo stesso Conti: «Uno sciopero? Fosse per me lo farei». E davanti all'incertezza, il documento, quando ancora nulla si sapeva, con cui il Cagliari si dice pronto a fermarsi, con una decisione mai vista prima.
Anche a rischio di subire, non presentandosi a Trieste, una possibile sconfitta a tavolino, oltre a una penalizzazione. Ma sarebbe anche un modo per riportare al centro dell'attenzione una vicenda che il calcio italiano continua a tenere in disparte, come fosse qualcosa che non interessa quello che, quando i mulini erano bianchi, era considerato il campionato più bello del mondo. Ora la serie A è altro, un campionato che si è ingrigito e che non affascina né i campioni né i tifosi, costretti gli uni a esibirsi e gli altri ad assistere alle partite in teatri cadenti. Come il Sant'Elia.
Il documento è rimasto negli spogliatoi e, in caso di fumata bianca, verrà trasformato in carta straccia. Quasi una mossa disperata, quella dei dipendenti di una società ormai stanca di questa eterna tempesta. E nel frattempo è stato allertato anche Damiano Tommasi, ex mediano della Roma e ora presidente dell'AIC. Stavolta anche il sindacato viene coinvolto e Tommasi potrebbe sbarcare in Sardegna tra oggi e domani, con la speranza che, nel frattempo, l'incubo stadio possa essere diventato solo un ricordo.
Alberto Masu