Rassegna Stampa

Sardegna Quotidiano

Per i senza tetto Lobina propone la “casa fai da te”

Fonte: Sardegna Quotidiano
3 maggio 2013

EDIFICI PUBBLICI

 

 Chi la casa non ce l’ha perché non se la può permettere può “farsela da solo” con l’autorecupero. Questa è la proposta del consigliere Enrico Lobina che sceglie la forma della lettera, destinatario il sindaco Massimo Zedda, per spiegare come risolvere due problemi. Restaurare gli edifici pubblici inutilizzati e dare una mano alle 900 famiglie che sono in graduatoria per una casa popolare. E nell’ attesa di avere un tetto, se ne andranno contribuendo a «un ulteriore spopolamento del capoluogo». Così Lobina, sul modello seguito da Inghilterra, Olanda e centri italiani come quello bolognese, lancia l’idea. «Si fa il bando per lo stabile e si decide di fare un certo numero di appartamenti. Si individuano i privati, si provvede alla formazione professionale e si fanno lavorare per la creazione degli appartamenti». Così, in breve. Dopodiché le ore lavorate saranno scontate dal canone. «E devo dire che molte famiglie in difficoltà sono composte da ex impresari senza lavoro». In un Comune senza risorse il consigliere di Fds scrive al sindaco con una soluzione in mano ma secondo Giuseppe Farris, capogruppo del Pdl, Lobina avrebbe solo «colto l’esigenza ma non invece individuato la soluzione. Se una persona non è portata ai lavori manuali oppure presenta disabilità fisiche cosa accade? È tagliato fuori». Farris contesta anche le maniere scelte dal consigliere. «Lobina sceglie una letterina al sindaco invece di proporre una delibera». La soluzione del capogruppo del Pdl è un’altra. «Per offrire delle case a basso costo l’unica soluzione è dare il via libera a Su Stangioni. Zedda nelle sue dichiarazioni programmatiche disse che avrebbe reperito edifici per risolvere l’emergenza abitativa, ma ancora non ha fatto nulla». Per Sergio Mascia di Sel l’autorecupero ha effettivamente una duplice funzione, «valorizzare alcuni edifici del Comune e attenuare la fame di abitazioni con conseguente spopolamento». Ma non deve essere l’unica iniziativa. «E ci dovrebbe essere una forte cultura della condivisione abitativa e di cooperazione che ancora qui a Cagliari non abbiamo». Vi.Sa.