Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Baretti, chiusura obbligata

Fonte: L'Unione Sarda
4 gennaio 2013


POETTO. L'assessore comunale all'Urbanistica replica alle polemiche sui chioschi

Frau: «Capisco i gestori, ma adesso devono smontare»

«Pri ma smontano i baretti, meglio è. Soprattutto per loro, i gestori». Parla Paolo Frau, assessore comunale all'urbanistica investito dalle polemiche per la chiusura ordinata a fine dicembre pena la scadenza della concessione demaniale. «Sono sincero quando lo dico: le abbiamo tentate tutte, ma non c'è nulla fare, lo scoglio urbanistico non ci può superare con dichiarazioni natalizie». Ergo: l'invito in extremis del governatore regionale Cappellacci a concedere nuove autorizzazioni è caduto nel vuoto come si era già capito nell'incontro tra tecnici della Regione e del Comune.
L'INCHIESTA «Occorrono soluzioni legittime come ha già risposto il sindaco Zedda, non sono possibili scorciatoie», aggiunge Frau. Sullo sfondo incombe l'inchiesta aperta dalla magistratura per gli abusi degli anni passati (già costata un'incriminazione all'ex sindaco Floris, accusato di non averli demolite). Un passo falso può costare guai di natura penale. Risultato: quest'inverno il Poetto dovrà fare a meno dei chioschetti Sono sbarrati dal 27 dicembre come ha potuto verificare la folla che si è riversata sul lungomare nel week end primaverile di fine anno. Sarà possibile rimontarli quando arriverà il timbro di un'autorizzazione. Che sarà anche stavolta provvisoria, fino a quando il Comune non metterà al suo posto tutte le tessere di un complicato puzzle urbanistico.
«Mi rendo conto di apparire cinico, ci sentiamo vicini ai gestori dei baretti: è gente che lavora, compresi tanti ragazzi, i chioschetti sono una realtà storica del Poetto, una tradizione che nessuno si sogna di cancellare. Ma tutti si devono rendere conto che ora lo smontaggio è una strada obbligata». Anzi - aggiunge Frau - prima si fa, e prima si può avviare l'iter delle nuove concessioni per la prossima estate.
VARIANTE C'è un ingorgo di norme che per gli amministratori comunali impedisce soluzioni alternative allo sbaraccamento dei baretti. Per renderli pienamente legittimi (e al riparo da altre sorprese) occorre che diventi operativa la variante urbanistica approvata nell'ottobre scorso.
Il parole povere: tutto il litorale è catalogato zona H dove si possono edificare solo castelli di sabbia con le formelle. «Se non si cambia, le uniche volumetrie consentite», precisa Frau, «sono temporanee». La variante trasforma le zone dei chioschetti come GHLn (servizi in zona protetta). Li autorizza in pianta stabile ma la pratica segue l'iter previsto dalla legge urbanistica regionale che ha tappe obbligate.
Il 13 dicembre scorso è stata pubblicata nell'albo pretorio del Comune. Da questa data devono trascorrere sessanta giorni, il tempo per le eventuali osservazioni dei vari soggetti interessati. Da metà febbraio, ritorna sul tavolo della commissione urbanistica comunale per un nuovo esame. Finito questo (e dipende dalla maggioranza), ci vorrà poi un secondo voto del Consiglio comunale. A quel punto prenderà la strada di viale Trento: la Regione ha due mesi di tempo per dare il parere di conformità con le norme del piano paesaggistico.
«Mi auguro che sia sollecita quando arriverà il suo turno», conclude Frau. Solo dopo l'approvazione della variante urbanistica, il piano di utilizzo del litorale (Pul) varato il 31 ottobre scorso potrà essere adottato. Un lieto ancora lontano.
Antonio Martis


Reazioni
Tocco (Pdl):
troppo
pressapochismo
«Il comportamento del Comune di fronte al problema dei baretti del Poetto è quantomeno da stigmatizzare. Non si può pretendere di farli demolire e ricostruirli dopo due mesi». Consigliere comunale (di opposizione) e onorevole regionale (di maggioranza) Edoardo Tocco interviene con una dichiarazione polemica nell'odissea dei baretti. La decisione di chiuderli «è un segnale di pressapochismo e di scarsa conoscenza dell'apparato amministrativo, ma soprattutto denota un'assenza grave di programmazione».
Per Tocco «i gestori non possono avere sul capo una spada di Damocle che impedisce loro di portare avanti serenamente un'attività imprenditoriale che oltremodo contribuisce al decoro della città e della spiaggia del Poetto. Devono poter contare su un'amministrazione capace di dare certezze a chi investe e rischia nei servizi turistici.
Il Comune decida una volta per tutte cosa intende fare del Poetto, ma dia certezze e sia chiaro sul futuro della spiaggia».

 


Lettera
Rottura
nel consorzio
dei titolari:
Mascia va via
Sergio Mascia si dimette: fondatore del consorzio dei titolari dei baretti, presenterà alla prossima assemblea la lettera di dimissioni. «Non farò più il presidente, continurò il mio impegno da socio». Motivo del gesto: le polemiche sulla linea da tenere nei confronti del Comune e delle ordinanze emesse a dicembre. Il consorzio Poetto Service aveva affidato a tre avvocati (Chicco Salone, Matteo Pinna, Carlo Fanari) l'incarico di seguire la vicenda dal punto di vista legale. Undici soci (su 20) hanno però hanno incaricato un altro avvocato (Stefano Ballero) ipotizzando un ricorso al Tar contro l'ordinanza di smobilitazione. Una linea più dura rispetto a quella propugnata da Mascia, favorevole a un confronto senza barricate.
«Il fatto è che qui rischiamo tutti di perdere la concessione e secondo me non ci sono alternative a un confronto costruttivo», spiega. Col Comune e con la Regione. «Anzi chiedo, anche da dimissionario, che il sindaco Zedda e il governatore Cappellacci lascino da parte i comunicati e convochino un incontro per trovare una soluzione». (a.m.)