Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

La vigilessa che divenne leader

Fonte: L'Unione Sarda
14 dicembre 2012


UN CAFFÈ CON. Vita privata e doveri pubblici di Manuela Atzeni, 40 anni, due lauree

«Io primo comandante donna della Polizia municipale»

Un uomo non sempre si capisce dallo sguardo ma si intuisce qualcosa di lui dal caffè della mattina: se lo beve o no, ristretto o lungo, corretto o dec. Ad esempio: se non di uomo si tratta, ma di donna e subito svela «che il primo caffè lo prendo alla macchinetta dell'ufficio», è chiaro che siamo davanti a una persona che è un tutt'uno col suo lavoro. Infatti Manuela Atzeni, 40 anni, single, da sei mesi comandante della Polizia municipale, alla domanda: Ha una vita privata? Risponde: «Una volta avevo un cane».
Solare e sportiva, lasciò Cagliari per Roma (città di sua madre) spinta dalla necessità di proseguire al meglio gli allenamenti di nuoto sincronizzato. Lì ha studiato all'Istitito tecnico commerciale da Verrazzano.
Poi?
«Laurea in Scienze politiche a Cagliari, master in Pubblica amministrazione. E ora pochi esami alla laurea in Servizi giuridici».
Una secchiona, insomma.
«Qualcuno dice di sì».
Lei è al comando di quanti agenti?
«Sono 245 di cui 23 donne».
È stato facile farsi accettare in quanto comandante donna?
«No, nessuna difficoltà».
È soddisfatta dei suoi uomini?
«Certo, ma si può sempre migliorare».
Aveva sin dall'inizio previsto questa carriera?
«No, è iniziata per caso. Nel 1998 avevo partecipato a tre diversi concorsi: una per collaboratore amministrativo, una per ragioniera e l'altro per vigile. Indovinate quale ho vinto?».
Quindi è partita dalla gavetta?
«Eh sì. Agente semplice, primo luglio del 1999. Conservo ancora la mia prima multa».
Ah, ecco perché i suoi uomini la sentono come una di famiglia.
«Credo di sì, penso di non aver vissuto mai alcuna discriminazione sia per la qualità umana dei miei colleghi sia perché siamo cresciuti insieme. Uno dei primi incarichi è stato all'Ufficio alloggi: andavamo ad accertare le condizioni di reddito delle persone che erano titolari delle case comunali».
E se ne scoprivano delle belle?
«Già, non so se si possa dire, ma ne scoprivamo delle belle».
Però non le bastava e si è rimessa a studiare.
«Sì, ho vinto il concorso da comandante a Carloforte nel 2002. Poi nel 2003 sono rientrata a Cagliari come funzionario di polizia municipale. Infine ho dato anche il concorso da dirigente e mi è andato bene».
Chi era sindaco quando lei era vigile semplice?
«Mariano Delogu».
Quando è diventata vice comandante?
«Emilio Floris».
Comandante?
«Massimo Zedda».
Bene, lei che ha lavorato per tre sindaci diversi ci dia un aggettivo per ognuno di loro.
«L'aggettivo per Mariano Delogu è autorevole. Emilio Floris diplomatico. Massimo Zedda? Autentico».
Lei ha un osservatorio eccezionale. I cagliaritani sono?
«Complicati, a volte un po' chiusi».
Al volante?
«Sanno guidare ma si dimenticano il codice della strada. Sicuramente sono poco disciplinati».
Quelli che portano i cani a fare i bisogni?
«Si dividono in due categorie. Ci sono i rispettosi. Ma ci sono anche gli incivili».
I cagliaritani e il bene pubblico.
«Hanno certamente molti passi da fare verso la presa di coscienza che il bene pubblico non è di qualcun altro ma di ognuno di noi».
I cagliaritani e il Poetto.
«Intanto va detto che al Poetto non ci vanno solo i cagliaritani e anche qui i frequentatori della spiaggia si possono dividere fra rispettosi e incivili. Però quest'anno i nostri concittadini hanno tanto collaborato per la salvaguardia e la pulizia».
Piste ciclabili.
«È un avvio. È sempre complicato iniziare. Però quello che l'amministrazione sta facendo è apprezzabile».
La Municipale ha un rapporto diretto e costante con i cittadini. Quali sono le emergenze che vi sottopongono?
«Mi capita di avere a che fare soprattutto con tante donne che spesso mi manifestano il disagio della mancanza di un lavoro che consenta loro di avere condizioni di vita accettabili. Situazioni che spesso si legano con la mancanza di un'abitazione».
Emergenze. Cagliari è una città violenta?
«No. Non mi sembra».
Però avete dovuto gestire diversi momenti di tensione.
«È vero, ma nei limiti del fisiologico».
Penso alle prime intolleranze verso i parcheggiatori africani.
«La città sa ben accogliere gli extracomunitari e loro si sanno far accogliere. Certo, come dichiarò in una vostra intervista uno dei leader della comunità senegalese, i problemi di accettazione delle regole li abbiamo con i più giovani. Parlo dei ragazzi che stanno ai parcheggi di piazza De Gasperi e in genere in tutti i posteggi a pagamento».
Qual è il suo obiettivo di comando?
«La riorganizzazione del Corpo, renderlo moderno sulla base delle competenze in campo di tutela ambientale, sorveglianza edilizia, codice della strada, polizia giudiziaria. Ridurre la complessità del sistema per renderlo attuale alle normative e alle esigenze del cittadino».
Unico obiettivo?
«No, l'altro è garantire il benessere degli operatori».
Che percezione ha di ciò che pensano i cagliaritani di voi?
«Be' a brevissimo lo sapremo direttamente da loro. Come avevo promesso fra poco verrà pubblicato on line il questionario pubblico per un sondaggio. Lo scopo è sapere cosa i cittadini pensano di noi ma soprattutto cosa da noi si aspettano».
Che voto immagina vi possano dare?
«Sufficiente».
Quante volte al giorno squilla il suo telefono?
«Più di cento. Squilla perché hanno occupato un appartamento comunale, perché c'è da installare la segnaletica stradale, perché ci sono ambulanti abusivi, perché c'è sempre qualcuno in difficoltà».
Il tempo per se stessa.
«Poco. Ma mi sono imposta di andare a nuotare tre volte alla settimana con i Master».
Il libro sul comodino.
«Ecco il tempo per un libro ce l'ho sempre. L'ultimo è “Avere fiducia” di Michela Marzano».
A chi lo offre un caffè?
«Alla mia famiglia».