Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Ferrovie e saline, prove di intervento

Fonte: La Nuova Sardegna
31 ottobre 2008

GIOVEDÌ, 30 OTTOBRE 2008

Pagina 1 - Cagliari

di Roberto Paracchini



Team Cagliari-New York per ipotesi avveniristiche ma ecocompatibili




CAGLIARI. Con l’acciaio delle rotaie hanno previsto di realizzare una serie di strutture, un altro gruppo di lavoro la trama delle ferrovie l’ha lasciata vicino all’ipotesi di un nuovo complesso per fitness e ricezione turistica. Il tutto assomiglia a un gioco geometrico composto da tanti elementi romboidali sovrapponibili e spostabili tra loro. Stesso discorso per l’area dei capannoni che si trovano nelle saline di Molentargius.
Loro, i progettisti, sono studenti del dipartimento di architettura di Cagliari e del Pratt Institute di arte e architettura New York. Questi ultimi sono arrivati nei giorni scorsi in città e ieri mattina, assieme ai colleghi locali, hanno esposto nell’edificio dei Saliscelti del parco di Molentargius una serie di esempi su come è possibile intervenire sul territorio rispettando l’ambiente.
Le ipotesi presentate riguardano l’ampia area delle ferrovie dello Stato, che dovrà passare alla Regione, e una parte degli immobili delle saline (i capannoni che sorgono vicino all’edificio dei saliscelti). Si tratta, ha spiegato Mariano Mariani (direttore generale del Consorzio di gestione del parco), di riflettere sull’ingente patrimonio e sulle nuove possibilità di utilizzo.
Le strategie dei progetti delle equipe Cagliari-New York sono partite da una considerazione di base, ha sottolineato Ludovica Tramontin, ricercatrice del dipartimento di Architettura e coordinatrice del lavoro: dal fatto che Molentargius è un sito così naturale e così artificiale (è un complesso sistema idraulico legato al funzionamento dell’industria delle saline). Da qui l’utilizzo di «forti valenze culturali e naturalistiche, realizzate con materiali che tengono conto del sole e del vento e della possibilità di mutare ed essere cangianti». Tutti i giovani ricercatori sono partiti da una serie di geometrie naturali: dai fenomeni di realizzazione del sale sino allo studio della produzione energetica dei licheni e delle alghe. «Le proposte - ha informato Tramontin - sono tutte non invasive, da realizzarsi con materiali smontabili e mutabili». Il riferimento più utilizzato è quello della crescita delle foglie sugli alberi, che assumono posizioni specifiche in rapporto al sole e al tempo atmosferico (e ricalcano la successione di Fibonacci).
Sara e Valentina, dell’equipe cagliaritana, hanno sottolineato come l’area delle ferrovie sia un punto nodale, ed evidenziato il ruolo reale e simbolico che ha sia porto che l’acqua, e puntato sul sole e il vento per utilizzarne i pregi. Per la stesso zona una infrastruttura del benessere, miscelata con elementi di ricettività è stata studiata da Shin (dell’equipe di New York) che si è soffermato in modo particolare su un rivestimento multistrato in grado di trasferire energia.
Il vento e il sole sono stati gli elementi centrali delle riflessioni. E tutte le ipotesi realizzate putano, tra le altre cose, all’autosufficienza energetica. William e Whon hanno, invece, ipotizzato di utilizzare la produzione del sale anche come esperienza per i visitatori. Altri hanno sviluppato involucri in cui l’interno e l’esterno diventano intercambiabii. Ed altro ancora.
Si è trattato, ha precisto Enrico Corti, docente di architettura, di un tentativo sperimentale per riimmaginare il rapporto con la natura. La proiezione internazionale di questo progetto è stata sottolineata da Antonello Sanna (direttore del dipartimento di architettura dell’università di Cagliari), che ha anche evidenziato il confronto col paesaggio e la necessità del confronto tra naturale e antropico, che in Molentargius trovano un modello-laboratorio.