Rassegna Stampa

Sardegna Quotidiano

COSÌ IMPARO L’ARTE E LA METTO DA PARTE

Fonte: Sardegna Quotidiano
29 giugno 2012

 

di Carlo Antonio Borghi

Eternit-à. Il cementamianto non è mai entrato nel repertorio dei tanti materiali dell’arte contemporanea, dove pure è passato di tutto, polistirolo e pvc compresi. Un Nivola avrebbe potuto passare al Poetto e impastare un Sand Casting di sabbia misto ad eternit. Non si finisce mai di imparare. Impara l’arte (contemporanea) e mettila da parte in Galleria Comunale. Succedeva un paio di decenni fa ai Giardini Pubblici. Sfratto coatto e trasloco forzato della Collezione d’Arte Contemporanea aperta nel 1975. “Io c’ero in quei furibondi anni 70 e ho visto tutto”. Ha parlato un Pitosforo comunale. “Io c’ero prima di te e ho dato frescura e ombra a tutto il 900”. Ha parlato Big Magnolia, vero monumento verde dei Giardini. Magnolia e Pitosforo hanno ben conosciuto Ugo Ugo, nomen omen e sinonimo di nuove avanguardie artistiche. L’uno Ugo alter ego dell’altro Ugo, entrambi determinati a dare una scossa visiva e critica alla città. Altre due scosse furono rilevate a cavallo tre i 70 e gli 80. Pina Bausch e Taddeusz Kantor in scena a Cagliari. Staccata la spina la Collezione d’Arte Contemporanea finì in cantina. Era stata la novità dell’ultimo quarto di secolo. A rendere tangibile quella novità avevano contribuito Marisa Volpi, Gillo Dorfles, Cor- e docente. Fermenti vivi, critici e artistici. Alla causa della contemporaneità contribuirono Marisa Frongia e Salvatore Naitza in sintonia con diversi artisti sardi affermati o in cerca di attenzione per la loro sperimentazione in quelle arti che cominciavano a chiamarsi Performative. “Ugo Ugo lo vedevo tutti i santi giorni mentre si indaffarava dappertutto - dice Pitosforo - gambe lunghe le sue e altrettanto sguardo lungo e profetico”. In città anche Spazio A dava il suo contributo controculturale ipercinetico e cinematico. Tutto succedeva nei venti anni compresi tra il 68 e la caduta del muro. Language It’s a Virus, ha cantato Laurie Anderson. Perfino Giovanni Lilliu si era ritrovato a confrontare la sua Linea Barbarica dell’arte tribale nuragica con un’altrettanta Barbarica Linea dell’arte contemporanea. Miracoli mai più ripetuti. “Io ne ho viste tante, bombe comprese – dice Big Magnolia - ma non mi capacito del fatto che qui non si fa parola di Ugo Ugo, direttore, curatore e inventore di quella Collezione”. Sfoglia il mini catalogo della mostra Dalla Pop Art al Concettuale aperta il 21 di giugno a Palazzo di Città. Il Cuneo di Staccioli è ancora lì, piantato sulla terra aiuolata del giardino pubblico. Sembra un meteorite ma non di eternit. “Eppure l’attuale direttore e l’a ssessore di turno sono due donne e come tali di atti di gestazione e nascita dovrebbero intendersene” - dice Pitosforo. Cagliari è una città fuori dal comune. Qui il lavoro non manca. Tutti sono indaffarati a spalare acqua di mare e di stagno. Un lavoro concettuale, ossessivo, ripetitivo, landartistico e performativo. Un lavoro da salinieri d'altri tempi. Piacerebbe ad artisti come Agnetti, Pozzati, Nespolo, Paolini, Rotella, Brundu, Pantoli, Liberati e Rossi Rosanna, unica donna collezionata tra tanti artisti maschi. Tutto il giardino dell’arte ringrazia Ugo Ugo e il suo anagramma Ogu Ogu, Occhio Occhio.