Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Il «Fuoco» celato, da Beethoven a De Sarasate

Fonte: La Nuova Sardegna
7 ottobre 2008

MARTEDÌ, 07 OTTOBRE 2008

Pagina 36 - Cultura e Spettacoli

I concerti del ciclo «Notturno»






CAGLIARI. «Notturno», questa l’ultima rassegna dell’Agimus. Quattro appuntamenti, incentrati di volta in volta su uno degli elementi base della natura: terra, acqua, fuoco e aria. Quattro fattori su cui i primi filosofi costruirono i loro massimi sistemi, diventano il tema conduttore di serate, in cui la musica rievoca la peculiarità di ciascun elemento. Iniziato a luglio con il duo pianistico di Aurelio e Paolo Pollice (Terra), proseguito a settembre con il sopranista Marco Di Nicola, il mezzosoprano Elena Bachetti e la clavicembalista Clementina Perozzi (Acqua), questo piccolo ma interessante festival è giunto venerdì al «Fuoco». Protagonisti Riccardo Bonaccini al violino e Catia Capua al pianoforte. Con un gioco di parole si può dire che a far da cornice all’esibizione sono state le “cornici” stesse della Galleria Comunale d’Arte, luogo prescelto per tutti e quattro i concerti. Dunque l’elemento prediletto da Eraclito, simbolo del divenire, ha ispirato il programma suddiviso in due parti. In apertura i «Quattro pezzi romantici» op.75 di Antonin Dvoràk, con un Bonaccini pronto a dispiegare le sue doti virtuosistiche ed espressive, capace com’è di far vibrare ogni nota con intensità superba, di sottolineare lo spirito romantico del compositore boemo con un fraseggio ardente, vivido, un legato e una declamazione straordinari che divampano da struggenti melodie. La tecnica sopraffina la si ammira poi nella celeberrima Sonata «A Kreutzer» in la maggiore op.47 di Beethoven. Forse fra tutti il 2º tempo, l’Andante con variazioni, è quello che incanta maggiormente per l’infinita gamma di colori, per l’interpretazione fervida; un poco penalizzata invece la sonorità del pianoforte, forse a causa del riverbero acustico in galleria. Nella seconda parte, entra in scena la musica di Manuel De Falla: la «Danza spagnola» da «La vida breve», col suo incedere passionale e bruciante, la «Pantomima», languida ma rifulgente come una propaggine di lava in movimento, e non poteva mancare poi la «Danza rituale del fuoco», con i suoi pizzicati che brillano come lapilli incandescenti, i colpi d’arco veloci e perentori come ricavando scintille da una pietra focaia. La «Danza andalusa» di Pablo de Sarasate ha fatto da bis. Sabato 11, ore 21, l’ultimo appuntamento, «Aria», con Alessandro Crosta al flauto e Nadia Testa al pianoforte.(ga.bal.)