Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Partiti in coma, superare Sel»

Fonte: L'Unione Sarda
18 aprile 2012

Appello per una grande coalizione basata sui temi della sovranità e dell'autogoverno
 

Piras: pronti a fonderci in un nuovo soggetto di sinistra
Vendola, che ama citare il Vangelo, direbbe che se il seme non muore non porta frutto. Il seme è Sel: e Michele Piras, leader dei vendoliani sardi, sa di dare un annuncio choc quando dice che «siamo pronti ad andare oltre noi stessi. A superare Sinistra ecologia e libertà». Morire per far nascere qualcosa di più grande, appunto. Qualcosa di sinistra, qualcosa di sardo. Piras spera di far partire dall'Isola la nuova fase che Sel propone all'intero centrosinistra italiano: «Un salto oltre i partiti della Seconda Repubblica, che oggi versano in stato comatoso».
Non le sembra eccessivo?
«Per niente. Scandali e collusioni col mondo degli affari rischiano di svuotare del tutto il ruolo dei partiti».
E la risposta è un altro partito?
«Un cantiere per un nuovo grande soggetto politico, ancorato al territorio e alle esigenze della gente. C'è una crisi come nel '29, la fiducia nei partiti è più in basso dell'era di Tangentopoli. Dobbiamo smetterla di litigare tra noi e tornare a elaborare progetti per il futuro».
E Sel che fine fa?
«Siamo pronti a superare noi stessi. È nel nostro dna. Non siamo nati per fare un partitino, ma per seminare buona politica».
Quindi è una scelta nazionale? Vendola è d'accordo?
«È lui a dare l'input a rimetterci in discussione. Ma ci piacerebbe che fosse la Sardegna il laboratorio della nuova sinistra».
E del Pd cosa ne fate?
«Guardiamo con rispetto alle vicende del Pd, ma anche con preoccupazione. Se a sinistra resta tutto com'è, si muore per asfissia. Una freccia spuntata può anche centrare il bersaglio, ma poi non si conficca e cade».
Traduzione?
«Il centrosinistra può anche vincere le elezioni, ma senza progetti di lunga lena non dà risposte valide».
Non sarà una tattica di Sel per aggirare i problemi di crescita e contenere Grillo?
«Siamo abituati a badare alla strategia, non alla tattica. Sel ha già un ruolo rilevante, ma è tutto il centrosinistra che rischia di essere fagocitato da una pressione populistica e antipolitica. Per Grillo fanno tutti schifo: così non paga nessuno».
Ora però le indagini coinvolgono lo stesso Vendola.
«Tutta la sua vita dimostra che non ha niente da nascondere: infatti ha detto subito che andrà felice a parlare coi magistrati. Non credo ai complotti, ma certo colpisce l'attenzione dei pm verso chi non è nella grande coalizione di governo».
In Sardegna, come si può tradurre la sua proposta?
«Con una discussione sul superamento degli attuali partiti, sui temi della sovranità, sul presidente della Regione che vorremmo».
Il primo punto l'ha già illustrato. Riparta dall'ultimo.
«La figura del candidato governatore è cruciale per l'idea del nuovo centrosinistra. Il segretario del Pd Silvio Lai ha detto all'Unione Sarda che vorrebbe sceglierlo entro il 2012: noi eravamo pronti già dal 2011, ma apprezziamo la svolta».
Quali caratteristiche dovrebbe avere il leader?
«È finito il tempo degli uomini soli al comando, calati da chissà dove per farci vincere. Serve una figura nuova, con forti capacità relazionali, in grado di rappresentare tutti i sardi».
Sta archiviando il fantasma di Soru?
«Deducano i lettori».
Una «figura nuova» vuol dire escludere anche gli attuali big dei partiti? Pensa a un Zedda regionale?
«Qualcuno con peculiarità simili a quelle dimostrate da Massimo, che ha interpretato esigenze reali e suscitato nuovi entusiasmi».
Faccia due o tre nomi.
«Non ora. Facciamo prima un'ampia discussione, con forte coinvolgimento popolare, su un progetto di Sardegna futura. Le primarie del programma, prima di quelle per il leader».
A Sel che tipo di programma piacerebbe?
«Una rinascita ecologica, basata su una reindustrializzazione a favore dell'ambiente, sullo sviluppo locale e sull'interazione col bacino euromediterraneo».
E il tema della sovranità?
«Il popolo sardo deve potersi autodeterminare. Costruiamo un'ampia alleanza sovranista, che metta gli interessi dei sardi sopra quelli degli schieramenti».
Ora siete indipendentisti?
«No, restiamo fedeli alla Costituzione italiana. Ma con un diverso rapporto tra Stato e autonomie locali, che sulle risorse va proprio invertito: dev'essere la Regione a riscuotere le imposte e poi a staccare l'assegno allo Stato per ciò che gli spetta».
Cioè condivide la proposta del Fiocco verde di un'agenzia sarda delle entrate?
«Sì. Siamo favorevoli a una forte sovranità fiscale e legislativa, che lasci allo Stato le funzioni essenziali».
È vero che strizzate l'occhio al Psd'Az pensando a un patto elettorale, per portare qualche sardista al Senato nelle vostre liste?
«Sciocchezze. I fatti dimostrano che siamo la negazione del tatticismo. Abbiamo vinto a Cagliari col caos organizzato, pensare che Sel si presti a operazioni politicistiche o di Palazzo non sta né in cielo né in terra».
Giuseppe Meloni