Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

In campo anche i sindaci

Fonte: L'Unione Sarda
6 aprile 2012

L'APPELLO.

I promotori coinvolgono i Comuni: la Regione informi i sardi
 

Referendum, la sfida per raggiungere il quorum
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Otto Province sono un peso? «Tagliamole». E, con esse, «tutti gli eccessi di una politica che spesso accentra ma non fa». I promotori dei dieci quesiti referendari che domenica 6 maggio chiameranno alle urne i sardi propongono «un cambiamento dal basso», una rivoluzione silenziosa ma efficace: «Se andasse a buon fine scatenerebbe il rinnovamento».
 

LA RICHIESTA Manca però una campagna informativa e la colpa sarebbe «di un atteggiamento strumentale». Il Palazzo, infatti, vedrebbe con ostilità l'iniziativa: «È questo il motivo per cui stiamo coinvolgendo i sindaci dei 377 comuni sardi», dice Pierpaolo Vargiu, consigliere regionale dei Riformatori. «Sarà approvato dalle assemblee locali un ordine del giorno per spingere la Regione a dare la massima informazione sui quesiti». Per Vargiu i sardi hanno la possibilità di cambiare le regole: «Solo con i referendum è possibile dare il benservito a una casta privilegiata e improduttiva». In questo senso, i quesiti propongono la riduzione da 80 a 50 dei consiglieri regionali, l'elezione diretta del governatore con candidati scelti attraverso primarie e l'abolizione dei consigli di amministrazione «che trasformano in carrozzoni politici gli enti della Regione».
 

L'INCONTRO Ieri a Cagliari il comitato referendario ha svelato i retroscena del silenzio sui referendum: «Non esiste un fronte del no , ma l'ostilità della casta all'iniziativa, per quanto sia nascosta, è molto forte», conclude Vargiu. «L'obiettivo del Palazzo è scongiurare il pericolo che il 6 maggio i cittadini vadano alle urne e che contribuiscano al raggiungimento del quorum, che si otterrà con il 33 per cento dei votanti». In serata, tuttavia, il governatore Ugo Cappellacci ha scritto in una nota che la Regione garantirà la massima informazione possibile sui quesiti referendari per assicurare «una partecipazione consapevole al voto».
 

TRASVERSALITÀ In molti centri si è già provveduto a portare in Consiglio l'ordine del giorno. Il primo sì è stato espresso a Sardara, su iniziativa di Giorgio Zucca, ex sindaco, ora all'opposizione con Fli. Adesioni convinte anche a Quartu. Dalla terza città dell'Isola Livia Maria Boi, assessore al Turismo, Politiche giovanili e Internazionalizzazione, auspica «un dimagrimento dei poteri della Regione e una semplificazione del livello amministrativo». Alla chiarezza delle regole punta anche Giuseppe Carta, sindaco di Seulo, paese che nel 1994 è passato dalla Provincia di Nuoro a quella di Cagliari: «Siamo piombati in un groviglio di competenze», dice, «soprattutto sulla scuola e sulla viabilità, da cui è difficile districarsi». Tore Sanna, sindaco di Villasimius, punta l'indice «contro la brutta abitudine delle Province di mettersi in concorrenza con i Comuni, su cui ricadono però tutte le incombenze». E se i consiglieri comunali di Sestu Paola Secci (Riformatori) e di Cagliari Guido Portoghese (Pd) garantiscono iniziative capillari per convincere i cittadini a recarsi ai seggi, proponendo (il secondo) una manifestazione a Cagliari prima del voto, Umberto Oppus, sindaco di Mandas, parla della sua esperienza da consigliere provinciale.
 

«PROVINCE? INUTILI» «Assolutamente inutile», tuona Oppus, che tra l'altro è il direttore dell'Anci: «Aggiungo che sui Comuni sta per abbattersi un ulteriore taglio dei trasferimenti di circa 130 milioni. Soprattutto per i piccoli centri il referendum è un'occasione unica per riscrivere regole e competenze».
 

Lorenzo Piras