Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Gli scheletri della città

Fonte: La Nuova Sardegna
12 dicembre 2011

 
Edifici incompiuti e case abbandonate




CAGLIARI. Ruderi, ma la guerra non c’entra. Gli edifici mai finiti che si trovano lungo l’asse mediano, accanto all’ospedale Brotzu, sono un monumento alle incompiute di cui nessuno parla: di proprietà privata (appartengono alla famiglia dell’ex sindaco Floris), sembra che questa condizione li debba mettere al riparo dalla necessità di rendere conto alla comunità del perché, accanto a tre ospedali e a un quartiere di «civile» abitazione, ci possano essere edifici che sono diventati ormai una questione sanitaria e creano problemi di convivenza soprattutto con l’ospedale Brotzu perché nei vari piani si formano pozze d’acqua che fanno da culla alle larve di zanzara e nella stagione calda è un assedio a volte insopportabile. Quegli edifici una ventina d’anni fa dovevano diventare cliniche per lungodegenti, ma furono bloccate da questioni amministrative che si sono perse nella notte dei tempi e che sono trapassate dalla giunta Floris all’esecutivo Zedda senza un chiarimento. Demolire i ruderi costerebbe troppo ai proprietari, finire di costruirli sarebbe lo stesso operazione costosa perché quel che è stato fatto in parte è addirittura pericolante. I due edifici mai finiti sono una sorta di specchio delle torri di vetro di Monreale: anche queste vuote da sempre se non per brevi periodi in cui si era tentato di affittarle per esempio alla Telecom e poi è stato necessario traslocare per via dell’inospitalità dell’edificio. Le torri, nelle intenzioni del costruttore, l’ex editore Piergiorgio Fanni, dovevano diventare uffici pubblici e c’era il progetto di venderle alla Regione perché ci allestisse la sede del consiglio regionale. Da lontano spiccano, da vicino dimostrano la fatiscenza e contribuiscono a tenere bassa la qualità estetica del quartiere. Rientrando in città, tra Is Mirrionis e san Michele ci sono due edifici chiusi dopo essere stati scuole per decenni tra via Castagne Vizze e via Trincea dei Razzi e poi in via Meilogu. Sono edifici che potrebbero essere ristrutturati e riutilizzati e avrebbero subito un ufficio pubblico candidato a occupare quegli spazi preziosi: la caserma dei vigili urbani che ora si trova in viale Trieste e ha varie parti dell’edificio addirittura pericolanti (come il muro dove si trova l’ingresso principale per il pubblico, chiuso vista la situazione). La caserma è stata oggetto di un’interrogazione in consiglio comunale, la situazione va avanti da anni e i vigili distaccati lì lavorano con i muri incrinati dalle crepe e le macchie di umidità che ogni tanto provocano il crollo di calcinacci. Infine, nell’elenco degli edifici che potrebbero soddisfare la fame di spazi per attività pubbliche e private, i caseggiati militari dismessi. Qui bisogna bussare alla porta del Comune. Che può richiedere gli edifici alla Regione cui lo Stato ha trasferito la proprietà dei beni non più utili ai Corpi militari per utilizzarli sulla base di un progetto da presentare. Ai piedi di Monte Urpinu c’è un deposito verso via dei Conversi e l’ex base dell’areonautica alla fine di via Is Guaddazzonis. Un’oasi per i vigili del fuoco che, anch’essi, cercano alloggio.