Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il Lirico rinasce coi tagli

Fonte: L'Unione Sarda
9 dicembre 2011

TEATRO. Il piano del sovrintendente: nuovo ristorante e scuola per artisti
 

Stop ai cachet esterni e al contratto integrativo
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Una recita allestita da compagnie esterne costava nel 2008 in media 65 mila euro. E anche se ne 2010, quando si è cominciato a prendere di petto lo spaventoso “rosso” del teatro Lirico, il totale dei cachet si è ridotto del 50 per cento (tre anni fa si spendevano 5,8 milioni di euro, l'anno scorso 2,7) i costi delle produzioni artistiche rimane sempre troppo alto. Ecco perché il piano industriale presentato dal sovrintendente Gennaro Di Benedetto al sindaco e ai rappresentanti dei lavoratori della Fondazione punta invece sulle risorse interne e «sull'investimento e la valorizzazione delle potenzialità dei complessi artistici e tecnici del teatro Lirico, con una scelta accurata degli ambiti repertoriali e di spettacoli in grado di sollecitare e stimolare le qualità intrinseche delle risorse interne».
 

IL CONTRATTO INTEGRATIVO Ma il master plan per il triennio 2012-2014 affronta anche il problema dei costi del personale, che «costituiscono mediamente il 60 per cento del totale». Si tratta «dell'unica voce di bilancio che durante l'ultimo triennio registra una crescita, passando dai 15,7 milioni di euro a 17». Se non sono previsti licenziamenti (è considerato «indispensabile e fondamentale il mantenimento delle 229 risorse in pianta organica»), è quasi certo che verranno chiusi i rubinetti dei contratti a tempo determinato, il teatro andrà incontro a una «riorganizzazione», che prevede l'impiego di un gruppo di dipendenti per lo sviluppo delle attività del Parco della Musica. Il contratto integrativo aziendale verrà rivisto: dovrebbe sparire il premio di produzione e gli «acconti sui futuri miglioramenti».
 

PARCO E RISTORANTE Il piano industriale, oltre a prevedere tagli e razionalizzazioni delle spese, individua anche due possibili fonti di nuove entrate. La più importante è quella del Parco della Musica, che potrebbe ospitare «attività didattiche», e trasformarsi quindi in una scuola di professioni artistiche, e una “small business factory“, cioè «l'incubazione di imprese operanti nel settore teatrale». Ma gli spazi del teatro, per far cassa, potrebbero essere dati in concessione. È sicuramente il caso del ristorante, chiuso da tempo, che potrebbe presto essere dato in affitto «con un contratto che prevede oltre al valore della locazione anche le royalties». Ora le 63 pagine del master plan, verranno esaminate dai sindacati. E soprattutto dai vertici della Provincia: dal gradimento del piano (elaborato da una società esterna al teatro) dipende il ritorno dell'amministrazione di palazzo Regio nella fondazione.
Michele Ruffi