Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

La Sardegna nel Risorgimento

Fonte: La Nuova Sardegna
1 dicembre 2011



Qual è stato il ruolo dell’isola nel processo di unificazione nazionale?



Un bilancio storiografico dalla «fusione perfetta» sino alla nascita del Regno d’Italia

MANLIO BRIGAGLIA

Un convegno di studi di tre giorni, come quello che si apre domattina a Cagliari, dedicato alla «Sardegna nel Risorgimento» in occasione del 150º anniversario dell’Unità, con 70 relazioni di studiosi (in gran parte sardi), può ben mettere in prospettiva l’idea che, finito il convegno e pubblicati gli atti, sul Risorgimento in Sardegna ne sapremo davvero molto di più di quanto ne sappiamo finora. E sì che i cinquant’anni che sono passati dalle celebrazioni del centenario, che ebbero il loro apice nella Mostra delle Regioni di Italia ’61, a Torino, sono stati tutt’altro che avidi di studi e di risultati. Proviamo a ricordarne alcuni, i cui risultati sono in gran parte confluiti in altrettanti volumi, a partire da quella stessa raccolta di saggi, «La Sardegna nel Risorgimento», che fu pubblicata nell’occasione su iniziativa dell’allora assessore regionale Paolo Dettori.
In questi cinquant’anni più recenti ci sono almeno tre pubblicazioni che hanno allargato l’orizzonte degli studi risorgimentali isolani. Al centro metterei i sette volumi del «Diario politico» di Giorgio Asproni, scritto negli ultimi e più intensi anni della sua vita, dal 1855 al 1876: con il Risorgimento visto da vicino (a volte,forse, perfino troppo da vicino) e la conferma del ruolo di primo piano che vi ebbe lo stesso Asproni. Carlino Sole e Tito Orrù, che curarono la pubblicazione, hanno poi continuato a lavorare su quel tema e su altri temi risorgimentali: in particolare Tito Orrù, che ha dato anche vita a una rivista, il «Bollettino bibliografico», arrivato già al suo ventesimo anno.
La seconda pubblicazione sono, nei cinque volumi della «Storia della Sardegna moderna» di Girolamo Sotgiu, i primi due volumi, uno dedicato alla storia dell’isola dal 1720, anno della cessione ai signori di Savoia (che, costretti a scambiarla con la ricca Sicilia, la tennero a lungo in condizioni poco meno che coloniali) al 1847, anno in cui un partecipato moto di popolazioni soprattutto urbano chiese ed ottenne da Carlo Alberto quella che si chiamò la «perfetta fusione» con gli stati «sardi» di Terraferma. A brevissima distanza Giovanni Siotto Pintor, che di quel moto era stato acclamato ispiratore, la doveva giudicare una «follia collettiva»: il che non toglie che la rivendicazione dei sardi, mossa sull’onda della appena costituita Lega doganale fra Regno di Sardegna, Toscana e Stato pontificio, non anticipasse la più vasta aspirazione unitaria che già correva per tutta la Penisola; l’altro, intitolato alla «Storia della Sardegna dopo l’Unità», praticamente aperto da un progetto sabaudo di cessione dell’isola alla Francia che non si sa quanto portato avanti, certo nei disegni degli stessi ultimi giorni di Cavour.
La terza pubblicazione è, infine, quella che è stata chiamata la «Collana rossa» (ma per niente di più che per il colore della legatura), promossa dalla stessa Regione sarda per raccogliere «Testi e documenti per la Storia della «Questione sarda»: partita nel 1866 con un primo volume, a cura di Luigi Bulferetti (uno dei non molti professori di storia «continentali» delle nostre Università, che hanno considerato il loro soggiorno in Sardegna non come un dolente esilio ma come l’occasione per applicare il proprio impegno di studiosi anche all’isola e ai suoi problemi), la collana è stata «abbandonata» dalla Regione, senza che peraltro i non pochi volumi già pubblicati nel tempo venissero saggiamente distribuiti nelle biblioteche pubbliche e messi a disposizione di un più largo pubblico di lettori.
Intorno a questi tre punti centrali è andata a collocarsi una vasta bibliografia tanto su temi e problemi del nostro Risorgimento quanto su personaggi particolarmente interessanti di quel periodo, tutti legati alle vicende della lotta politica del tempo e alla costruzione del nuovo Stato italiano: da Giuseppe Manno, la cui opera è stata rivisitata da Aldo Accardo e da Antonello Mattone (di qui anche il recente progetto dell’amministrazione comunale algherese di fare risorgere la sua casa natale, allogandovi un importante museo), al finanziere e deputato sassarese Giovanni Antonio Sanna, cui ha dedicato una densa biografia Paolo Fadda, al patriarca dei mazziniani sassaresi Gavino Soro Pirino, di cui si è occupato di recente Sandro Ruju.
Il convegno cagliaritano risponderà anche a una domanda di fondo: che cosa è stato il Risorgimento per la Sardegna, e quanto vicino o lontano esso si è svolto dal contemporaneo moto nazionale. Non è una domanda da poco.

 

IL PROGRAMMA

Da oggi tre giornate di studio




CAGLIARI. La Regione, il Comitato per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia e le due università sarde hanno organizzato un convegno dal titolo «La Sardegna nel Risorgimento», che comincia oggi alle 9 nella sala consiliare del Palazzo Regio. Un bilancio storiografico del tema in discussione sarà tracciato dalle relazioni di apertura, affidate a Paolo Peluffo, Manlio Brigaglia, Francesco Atzeni e Aldo Accardo. Alle 16.30, sempre a Palazzo Regio, al centro della discussione sarà il periodo storico dalla Restaurazione alla «fusione perfetta». Mentre nella sala riunioni della Camera di commercio e nella sala Search del Palazzo Civico si svolgeranno, sempre alle 16,30, altre due sessioni: la prima su «Demografia, economia e credito»; la seconda su «Conoscenza del territorio e cultura scientifica». I lavori proseguiranno domani e dopodomani.