Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Qui non siamo a Hollywood, parola di Joe Bastardi

Fonte: La Nuova Sardegna
1 dicembre 2011



Provocatorio flash mob del regista sulla difficoltà di fare cinema in città




PIERLUIGI CARTA
CAGLIARI. È bastato un autoscatto, un gruppo folto di tecnici, attori e comparse e un cartellone con la scritta “Qui non siamo ad Hollywood”, per mettere, sotto gli occhi di tutti, le carenze endemiche del mondo culturale sardo. Una piccola dimostrazione per attirare l’attenzione sulle ruggini nella macchina del cinema nostrano, organizzata dal regista Joe Bastardi, durante le riprese del suo nuovo corto.
«Qui non siamo ad Hollywood e neanche a Cinecittà, eppure le potenzialità per produrre cinema di qualità ci sono tutte - afferma il regista Joe Bastardi - a Cagliari, come nel resto della regione c’è un grande movimento che tende all’arte e al cinema in particolare».
Sono tanti i ragazzi che hanno le qualità per lavorare nel settore, ma essendo sprovvisti di mezzi e magari di quel tanto di audacia che aiuta a farsi notare, rimangono ai margini, il più delle volte lontano dai set, obbligati a rinchiudere i loro sogni nel cassetto oppure a fare le valige. Claudio Marceddu, originario di Ussana e trasferitosi a Roma da una decina d’anni per lavorare come direttore della fotografia, afferma che «prima di continuare a dare denaro per il cinema sardo, la Regione dovrebbe definire lo scopo che intende raggiungere».
La Regione Sardegna infatti stanzia ogni anno 500.000 euro per lo sviluppo del cinema locale. I soldi ci sono, ma a reperire i finanziamenti sono sempre gli stessi nomi, che raramente si avvalgono delle maestranze locali. I tanti giovani che sanno fare bene il proprio mestiere si trovano ingabbiati tra produzioni italiane che non pagano o preferiscono loro coetanei di altre regioni.
Il comune di Cagliari dovrebbe stanziare dei fondi per la creazione di un “cineporto”; una struttura che funga da supporto per le produzioni locali.
Nella regione manca una scuola di cinema, degna di questo nome, e chi intende cimentarsi in tale arte è costretto ad abbandonare la nave.