Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Baretti abusivi, è la fine di un'epoca

Fonte: L'Unione Sarda
27 settembre 2011

POETTO. I gestori in coro: «Non sappiamo se un giorno potremo tornare a fare il nostro lavoro»

Iniziato lo smantellamento di 12 dei 18 chioschetti da abbattere

Questa volta non è la solita manutenzione di fine stagione ma un susseguirsi di date che resteranno nella storia cittadina, come all'epoca dell'abbattimento dei casotti. E sarebbe comunque sbagliato parlare di fine stagione, perché sul litorale del Poetto il sole non tramonta mai e il calendario astronomico è una entità sconosciuta. Tra chi corre a piedi e chi pedala all'inseguimento della forma fisica, la scena è tutta per gli operai che, armati di scala e avvitatori, hanno iniziato a smantellare 12 dei 20 baretti che sorgono sul tratto cagliaritano del Poetto. Abusivi, secondo la legge, come altri 6 che hanno però ottenuto una sospensiva dal Tar. Perseguitati da una normativa che non gli ha consentito di mettersi in regola, a sentire i gestori. Una settimana di tempo per portare via tutto, poi una ruspa si occuperà di cancellare anche le pedane e ogni traccia della presenza dei baretti. Già di buon mattino tutti si presentavano con lo stesso aspetto: nastro da cantiere a vietare l'accesso, tavolini e sedie affastellati, banconi e pareti divisorie in fase di smontaggio. Corto Maltese , Calypso bar e Il Miraggio sono ormai strutture fantasma, ormai smantellate. «Che altro potevamo fare? - chiede Alessandro Cogoni, della Sella del diavolo , alla prima fermata - siamo costretti a piegare la testa e ad abbandonare il lavoro sul quale tanto abbiamo investito. Siamo stati costretti a licenziare le cinque persone che lavoravano qua. Anche per loro il futuro sarà un terno al lotto». Al Palm beach c'è un operaio occupato a smontare le pareti in legno che delimitano lo spazio coperto. La signora Maria è impegnatissima a sistemare tutto il materiale da portare via: «Ce ne andiamo e non sappiamo se e quando torneremo. Il sindaco ci ha detto che a marzo, per sei mesi, potrebbero essere collocati dei prefabbricati provvisori. Ma tutto è aleatorio».
Il signor Caruso ha già caricato tutto sulla sua auto e guarda con aria triste l'insegna del suo La lanterna rossa : «Non so davvero se sarà possibile, un giorno, riaprire la nostra attività, né se toccherà proprio a noi tornare qua». Mistero anche sulla fine che dovrà fare il materiale rimosso: «Una parte la butteremo via, l'altra la metteremo da parte. È certo che qua non potrà più essere utilizzata. Perché ci dicono che, se e quando entrerà in vigore questo Pul, tutti i chioschetti dovranno essere uguali e certamente diversi da come li abbiamo conosciuti fin qui». In un Nilo dalle vetrate in plexiglas devastate recentemente, la titolare è al telefono con voce rotta: «Come vede abbiamo già smantellato tutto, ma non ho sinceramente voglia di rilasciare dichiarazioni. Cercate di capire». All' Oasi e al Twist non c'è traccia di gestori ma ci sono gli operai al lavoro: «Ci hanno detto che entro venerdì il nostro lavoro dovrà essere finito. Quello che succederà dopo non lo sappiamo proprio».
Anthony Muroni

 

Presentati ieri i progetti a due commissioni comunali
Il futuro? Moduli di legno
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Strutture modulari. Un po' come i Lego. «In questo modo il litorale avrebbe una linea comune», spiega Aldo Vanini, ingegnere dello “Studio professionisti associati” che ieri ha presentato il suo progetto per il Poetto alle commissioni comunali Patrimonio e Urbanistica. «I moduli consentono di avere un'immagine complessiva senza grosse differenze, e permettono comunque una differenziazione delle strutture. La forma può essere modificata a seconda della disposizione e del numero di moduli utilizzati», dice l'ingegnere, che insieme allo studio Fadda ha elaborato i disegni secondi classificati nella gara “Architetture per litorali” bandita dalla Regione.
Ieri in Municipio hanno illustrato la propria proposta anche gli architetti dello studio Lsb, vincitore del concorso. È probabile che i due progetti vengano utilizzati come spunto per il prossimo Piano di utilizzo dei litorali: ecco spiegata la convocazione congiunta delle due commissioni.
«Per la prima volta sembra che ci sia una convergenza di opinioni», osserva Vanini. «Il Pul, che è uno strumento prettamente normativo, potrebbe prendere spunto da un progetto, o da tutti e due: credo sia importante però che nel Piano siano inseriti dei modelli di riferimento per i nuovi chioschetti».
Claudio Cugusi, presidente della commissione Patrimonio, osserva: «Quelli proposti dagli studi ingegneristici sono tutti suggerimenti intelligenti. Ma a livello politico la decisione più importante riguarda il contenuto delle norme transitorie del Pul». I gestori dei chioschetti chiedono che per il 2012, in attesa dell'approvazione definitiva del documento, vengano assegnate concessioni temporanee, per permettere alla spiaggia di vivere durante la prossima estate. Gli uffici comunali stanno verificando la possibilità di rilasciare questo tipo di autorizzazioni. ( m.r. )

 

La novità
All'Otium
la nuova
struttura
è quasi pronta
Mentre lungo la parte cagliaritana del litorale si consuma la fine di gran parte delle esperienze commerciali, alla Prima fermata prosegue senza sosta un altro tipo di lavori. All'Otium l'azienda di Monastir incaricata di ricostruire il baretto, dopo la demolizione volontaria da parte del titolare Alessandro Ticca.
I lavori sono quasi conclusi e, dopo una sosta forzata di un anno, il baretto potrebbe ritrovarsi a essere l'unico attivo nel corso dell'inverno. Non solo. Il progetto-pilota, che ha ormai preso forma, potrebbe essere preso a esempio dagli altri gestori, come già detto nei mesi scorsi da Sergio Mascia, del consorzio Poetto services.
Nei sei che hanno ottenuto la sospensiva rispetto all'ordinanza di demolizione (che risale a metà del 2009) si continua invece a lavorare: ieri mattina, attorno alle 10, alle Palmette (sempre alla Prima fermata) c'era gente che faceva colazione al tavolino e anche in spiaggia. Al banco una ragazza bionda che prima si dice disponibile a commentare e poi preferisce trincerarsi dietro un «mi pare ci sia poco da dire. Ora, mi scusi, qua dobbiamo lavorare».
All'Emerson non c'è il nastro da cantiere ma all'interno non si vedono movimenti, ancora più avanti si fa un gran vociare ma non si notano lavori. La sensazione è che il tempo dei rinvii sia finito e che i gestori abbiano preso consapevolezza del fatto che la situazione va sanata. C'è ancora mistero sui tempi e sulle modalità, anche perché i tempi della politica (dalla quale dipende il varo del Pul) restano una variabile che non dà certezze. ( a. mur. )