Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

La «Solitudine» è a rischio crolli

Fonte: La Nuova Sardegna
26 settembre 2011

Il rione di Villanova aspetta i fondi per salvare la chiesa di San Giovanni




MARIO GIRAU
CAGLIARI. Una delibera fantasma. Esiste, ma non procura gli effetti sperati. Si ferma a metà, non completa il suo iter, soprattutto non innesca il meccanismo per cui è stata fatta: far arrivare dalla Regione uno stanziamento di 200 mila euro per salvare la chiesetta di san Giovanni, quartiere Villanova, da un degrado che potrebbe mettere a rischio la stessa stabilità dell’antico tempio, cuore pulsante dei riti della settimana santa cagliaritana. Eppure il cammino burocratico era scattato con un abbrivio degno del miglior Alonso. Il 6 ottobre 2009 l’assessorato regionale dei Lavori pubblici invita i comuni a presentare istanze di finanziamento per restaurare e consolidare chiese di particolare interesse storico e artistico. Detto e fatto. Sui tavoli del comune è già pronta una relazione sulle condizioni della «chiesetta della solitudine». Il 12 novembre la Giunta Floris, decide - deliberazione 252 - di presentare richiesta di finanziamento, con una raccomandazione importante, scritta a lettere maiuscole e sottolineata: “immediata eseguibilità”. «Sono passati quasi due anni - dice Domenico Corso, presidente dell’Arciconfrarnita - e della delibera non si sa nulla, soprattutto non partono i lavori di restauro, mentre nella nostra chiesa aumenta l’umidità, si allargano crepe e fenditure, si accentuano le lesioni e il patrimonio artistico conservato rischia il degrado». «Siamo fortemente preoccupati - aggiungono i vicepresidenti del sodalizio confraternale, Stefano Scanu e Angelo Murenu - anche perché, dopo due anni di non applicazione, la delibera scade e addio sogni, soprattutto nuovi rischi per la stabilità della struttura». A Villanova non si spiegano i motivi che hanno rallentato la pratica. «Lo stesso Comune - aggiunge Corso - ha dichiarato la chiesa di San Giovanni bene culturale di rilevante interesse artistico, storico ed etnoantropologico». Una visita veloce all’edificio religioso, il cui impianto Dionigi Scano fa risalire al XIII secolo, anche se la chiesa è seicentesca, rivela le condizioni di notevole precarietà con enormi macchie di infiltrazioni d’acqua evidenti nel soffitto, nelle cappelle, nelle pareti. I tecnici del Comune segnalano «gruppi di lesioni e un generale quadro fessurativo» che non risparmiano le strutture. La terapia indicata da ingegneri e architetti è articolata in tre fasi: una campagna di indagine conoscitiva geognostica (georadar, tomografia microsismica, indagine endoscopica, carotaggi, sistemazione di spie tele rivelabili per un periodo di 10 mesi) per individuare le cause all’origine delle lesioni; progettazione di interventi di restauro e messa in sicurezza dell’edificio, infine esecuzione delle opere. Costo previsto per l’intervento 200 mila euro.