Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Crolli, la città è a rischio»

Fonte: L'Unione Sarda
14 settembre 2011

Il geologo Ranieri: «Le lesioni negli edifici riconducibili ai vuoti sotterranei»

Cagliari è la terza in Italia per numero di voragini

I geologi le chiamano «aree a deficit di gravità». Sono quei terreni costellati da “vuoti”, come quelli del rione che circonda piazza D'Armi e del quartiere di Villanova. Dove, non a caso, i cedimenti dell'asfalto e le crepe - a volte anche preoccupanti, come in via Peschiera e dintorni - nelle facciate dei palazzi abbondano. «In entrambe queste zone, i deficit di gravità corrispondono la quasi totalità delle case che presentano lesioni importanti», certifica Gaetano Ranieri, docente di Geofisica applicata nella Facoltà di ingegneria. Professore di lunga esperienza e con centinaia di pubblicazioni alle spalle, ha realizzato - in privato, e senza contributi dell'amministrazione comunale - una «mappatura» del sottosuolo della città. In particolare ha studiato la composizione dei terreni su cui si sviluppa Villanova, dove negli ultimi anni (soprattutto prima dei lavori di riqualificazione) le voragini e i cedimenti di asfalto e edifici sono stati centinaia.
TERZI IN ITALIA Secondo un rapporto dell'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), pubblicato a fine giugno, Cagliari è la terza città in Italia per il numero di vuoti nel sottosuolo. Gli studiosi del ministero dell'Ambiente hanno accertato tra il 1915 e il 2010, nella superficie del capoluogo sardo si sono aperte 66 voragini. Annus horribilis il 2004: 26 nuove cavità in 12 mesi. Peggio di noi, solo Roma e Napoli. Che però hanno un'estensione decisamente diversa.
LE CAUSE I colpevoli in questo caso sono due: la pioggia e le perdite della rete idrica. Entrambe, col passare del tempo, si sono incanalate alle pendici di Castello e hanno scavato. «L'analisi nel tempo delle fratture ha consentito di ipotizzare anche la probabile causa dei cedimenti», spiega Ranieri. «Le verifiche effettuate a Villanova mostrano una vasta zona allentata, originata probabilmente da un detrito di falda o un accumulo di detriti artificiale avvenuto nel passato». Insomma: a Villanova si è costruito un quartiere su terreno di riporto. Ma questo non è mai stato un mistero. Il problema è un altro. «L'acqua piovana che si è infiltrata nel Terrapieno dovrebbe aver raggiunto il quartiere. Creando così alcuni distacchi dalle fondazioni».
UNA MAPPA DELLE PERDITE Secondo il docente però si potrebbero ridurre i rischi di nuovi crolli facendo una mappa delle gallerie scavate dalle perdite idriche, ora di Abbanoa, in passato di Sim e prima ancora dell'Esaf. «I percorsi dell'acqua di infiltrazione, compresi quelli da perdite idriche e delle condotte fognarie, potrebbero essere agevolmente individuati per evitare che l'opera di dilavamento continui e si accentui».
Michele Ruffi

Proposta
«È necessaria
una mappa
del sottosuolo
cittadino»
Siamo la terza città in Italia per il numero di voragini aperte nel terreno - lo dice l'Ispra - ma non esiste una vera e propria mappa del sottosuolo. Anzi, l'unico documento che ci può assomigliare ha più di trent'anni. «Allo stato attuale, l'unico strumento che fornisce indicazioni sulla natura del sottosuolo di Cagliari è la carta geologico-tecnica redatta da Barrocu e Crespellani nel 1979, sulla base di fori di cui si disponeva la stratigrafia, delle prove geotecniche, degli affioramenti rilevati e dei rilievi eseguiti in scavi per opere di una certa importanza», racconta il docente di Geologia applicata Gaetano Ranieri.
«Quella carta è uno strumento utilissimo, che però va aggiornato, per avere un maggior dettaglio e precisione. Si potrebbe realizzare un sistema informativo in cui inserire tutti i dati relativi alle indagini geofisiche fatte sul territorio della città».
Un lavoro del genere consentirebbe di sapere con anticipo, prima di qualsiasi progettazione (sia di opere private che pubbliche: spesso i cantieri vengono bloccati da varianti causate proprio dalla natura dei terreni) «la caratterizzazione delle rocce del sottosuolo, l'individuazione di faglie, vuoti naturali e artificiali, la presenza di falde, la presenza di strutture archeologiche, la conformazione delle reti di sottoservizi recenti e antiche», dice il docente, che in proprio e senza nessun incarico ufficiale ha effettuato una mappatura del sottosuolo di alcuni rioni. In particolare Villanova. E senza i classici (e costosi) carotaggi. Semmai attraverso i metodi geofisici, «più veloci e economici». ( m.r. )