Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Maxi-prestito per il teatro Lirico

Fonte: La Nuova Sardegna
21 luglio 2011

Il sindaco illustra la sua cura per rimettere in sesto le casse dell’ente




CAGLIARI. Doveva essere il fiore all’occhiello della città “capitale del Mediterraneo”. Doveva diventare attrattore di cultura e turisti, trasformando la musica in uno dei fattori dello sviluppo e della crescita della città. È diventato un buco nero, contabile e politico, che ha risucchiato risorse umane e finanziarie, lasciando una mare di problemi. Il Teatro Lirico è ormai la prima emergenza in città. Sembrerebbe strano che sia la musica, per giunta colta, a preoccupare così tanto i nostri amministratori da dedicarvi una intera seduta del consiglio comunale, ma la situazione della Fondazione è così seria che in gioco non ci sono le centinaia di posti di lavoro del teatro, ma gli stessi equilibri contabili della amministrazione. Ieri il consiglio comunale ha ascoltato dal sindaco Zedda gli intendimenti dell’amministrazione sul futuro del Teatro, ma non ha ricevuto, come scontato, “la” soluzione, se non altro perché la soluzione del teatro non passa per il palazzo di via Roma, ma per quello di viale Trento, tanto è imponente il dissesto finanziario del teatro di viale Sant’Alenixedda: 25 milioni di passivo, per adesso, l’assenza di strategie di rilancio, una gestione quotidiana e di prospettiva sia del personale che delle strutture che lascia sbigottiti, e soprattutto la necessità impellente di trovare subito una linea di credito adeguata.
Il Teatro è una nave che sta viaggiando a tutta velocità sugli scogli e il sindaco è come quel pilota salito un miglio prima dell’impatto. Se va bene fa un miracolo, altrimenti rischia di pagare per colpe non sue. E così rispondendo alle diverse interrogazioni dei consiglieri Farris (Pdl), Casu (Sardisti) e Scano (Pd), Zedda ha avuto buon gioco nello spiegare all’aula i limiti giuridici della sua azione e la strada obbligata per il salvataggio. «Il Teatro ha risorse certe, provenienti dal Fus, dalla Regione, dal Banco di Sardegna e dal Comune. Queste risorse - ha detto nel passaggio centrale il sindaco - devono essere usate come pegno per accendere un mutuo trentennale con il quale ripianare la voragine del debito. Tutto il resto va ripensato, dalle manie di grandezza del passato che ancora resistono nella gestione quotidiana, da dimenticare al più resto, all’ingresso dei privati, ad una presenza più partecipata dei privati. Nel passato abbiamo chesto alla Saras di darci una mano: la loro risposta è che poiché finanziano la Scala, non possono aiutarci. Inutile dire che è una risposta che non mi convince e che non può essere accettata». Zedda, rispondendo alle diverse domande dei consiglieri di maggioranza e opposizione ha elencato i tanti motivi illogici nella gestione del teatro, «dalla esternazionalizzazione del botteghino, alla mortificazione di professionalità vincitrici di concorso per attingere a risorse comunitarie e poi scappate, letteralmente in Regione, sino alla presenza di figure inutili ma costose». Una battuta anche sul consigliere Baggiani, nominato dal sindaco Floris, quattro giorni prima del ballottaggio. «Il Cda è appunto un consiglio di amministrazione, dove ci vuole gente che capisca di gestione di società, di bilanci, di diritto; per la musica e l’arte basta il sovrintendente». Realistico sui tanti precari del Teatro, «per adesso non possiamo stabilizzarli», e critico verso le passate gestioni, «ma chi ha detto al maestro Meli di perseguire una politica di sovraesposizione impossibile da gestire?», Zedda individua nella diversificazione dell’offerta una delle soluzioni alla crisi, ma trova il consenso solo della sua maggioranza. Giuseppe Farris, capogruppo Pdl si dichiara insoddisfatto per la «poca concretezza» del primo cittadino. Come se ai danni, agli errori, all’assenza di controllo alto e nobile sulla prima industria culturale dell’isola si potesse rimediare in poche settimane. Ma sono questi i giochi della politica: chi ha governato sino a ieri scarica i problemi sul prossimo. E intanto il teatro, contabilmente brucia, al punto che anche il puntuale pagamento degli stipendi è di nuovo in forse. Sulle prestazioni di beni e servizi meglio stendere un pietoso velo.(g.cen.)