Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Abbanoa, nuovo vertice?

Fonte: L'Unione Sarda
14 luglio 2011

ACQUA. Le elezioni comunali hanno cambiato gli equilibri nella società

 

Domani l'assemblea dei soci. Contini verso l'Ato
Vedi la foto Sì è vero: Abbanoa ha oltre 330 milioni di debiti. Verso le banche e i fornitori. Ma ha pure più di 400 milioni di crediti. E la fetta di maggioranza se la spartiscono gli enti pubblici di mezza Sardegna. I Comuni, che sono anche gli azionisti, poi le Asl, le Autorità portuali, i Consorzi industriali. Ma oltre alle misure stratosferiche dell'indebitamento - e quelle altrettanto preoccupanti delle bollette mai riscosse - il gestore unico del servizio idrico è una macchina che costa più di quello che produce: il bilancio del 2010, che verrà presentato all'assemblea dei soci domani mattina, evidenzia una perdita di 12 milioni e 474 mila euro.
Una situazione disastrosa? Sì, ma nel 2005, cioè prima della costituzione di Abbanoa, i periti certificarono che il sistema dell'acqua, senza una centralizzazione della gestione, avrebbe perso circa 75 milioni all'anno.
IL BILANCIO Nel 2010 invece Abbanoa ha ricavato 188 milioni di euro e ne ha speso circa 200. Di questi 47 sono stati impegnati per rattoppare una rete idrica che perde più acqua di quella che arriva nelle case, e 40 per l'energia elettrica che è servita per potabilizzare e “sollevare” l'acqua nei depositi. E con queste due voci, quasi la metà del bilancio è andata.
LA DISCUSSIONE L'assemblea, al netto di colpi di scena, approverà il documento contabile, primo punto all'ordine del giorno. Difficilmente però darà una risposta positiva al secondo: la capitalizzazione della società. Sì, perché secondo Abbanoa all'appello mancherebbero circa 180 milioni di euro che i soci avrebbero dovuto versare in questi anni. A stabilirlo è l'Autorità territoriale d'ambito. Lo stesso ente a cui il gestore unico chiede 178 milioni di euro, con un ricorso straordinario al Capo dello Stato, per aver aggiornato la tariffa in ritardo. Non verrà affrontato invece un altro argomento, quello della presidenza, su cui il Comune di Cagliari ha voce in capitolo, dall'alto del suo 18 per cento di azionariato. Ufficialmente il mandato di Pietro Cadau, ex direttore generale del Municipio, scadrà tra un anno esatto. Anche se anche durante la riunione dell'Anci di ieri (convocata proprio per discutere del caso-Abbanoa) si è ipotizzato un cambio al vertice. Ma a decidere sarà l'assemblea. «Mi chiedo se Cadau rappresenti politicamente ancora il Comune di Cagliari», dice il consigliere del Pd Claudio Cugusi, facendo riferimento al fatto che lo sponsor principale della sua nomina fu l'ex sindaco Emilio Floris. La stessa domanda la fa anche sul proprio blog il neoconsigliere della Federazione della sinistra Enrico Lobina. E Massimo Zedda? Il primo cittadino, la cui elezione ha cambiato gli equilibri nella compagine societaria, ieri ha partecipato alla riunione dell'Anci, con i Comuni di Sassari, Olbia, Quartu, Carbonia, Alghero e Nuoro. Incontro terminato con una richiesta alla Giunta regionale, che dovrebbe «nominare al più presto un commissario per l'Ato», come spiega il presidente dell'Anci Anselmo Piras. Al posto di Francesco Lippi l'associazione chiede «un uomo delle autonomie locali». E in questi giorni, il nome più probabile sembra quello del sindaco di Quartu Mauro Contini.
IL MODELLO PUGLIESE Per risollevare Abbanoa, il modello da seguire potrebbe essere quello usato un Puglia, dove la Regione controlla l'intero azionariato della società Acquedotto pugliese spa.
Un esempio che secondo Cugusi potrebbe essere ripreso anche nell'Isola con particolari tariffe: «I primi sessanta litri pro capite al giorno devono essere gratis. Questo significa che l'acqua per la normale vita quotidiana è garantita. Ma se uno ha un'attività industriale paga, così pure se si ha una piscina privata. Chi gestisce strutture a uso pubblico invece deve avere delle tariffe agevolate Ma il modello della Puglia va seguito soprattutto nel risanamento progressivo del debito. Ecco perché serve l'intervento della Regione, che bloccherebbe il neofeudalesimo voluto da alcuni Comuni». Anche perché l'alternativa, al momento, ha i contorni fallimentari della liquidazione.
Michele Ruffi