Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Battistoni, un trascinante Mozart

Fonte: La Nuova Sardegna
22 marzo 2011



Comunale, l’energia di un giovane direttore




GABRIELE BALLOI

CAGLIARI. Appena ventiquattrenne Andrea Battistoni, ospite venerdì e sabato della Stagione del Lirico al Comunale già dirige con gestualità perentoria.
Tiene larghe le braccia, testa bassa e, concentratissimo, fende l’aria con rapidi movimenti, spesso bruschi o comunque risoluti. Si ha quasi l’impressione, mentre il giovane direttore guida l’orchestra, che stia sempre accingendosi a condurre un andamento grave o quantomeno drammatico, qualunque cosa venga in realtà eseguita. Sta di fatto che, nei due giorni in cui era protagonista dei concerti al Comunale, la lettura della mozartiana «Sinfonia n.31» detta “Parigi” o “Parigina” è risultata di una vitalità e robustezza effettivamente originali.
È riuscito, nella misura in cui ciò fosse possibile, a “beethovenizzare” Mozart. Questo, soprattutto, grazie a un rafforzamento dei contrasti tematici, alle dinamiche di suono notevolmente accese, o all’enfatizzarsi della propulsione ritmica, ottenuta, fra le altre cose, attraverso dei tempi d’esecuzione piuttosto celeri.
Ne risulta di conseguenza un’interpretazione scattante, che trascina, che s’infiamma, specialmente nel primo «Allegro» già dall’attacco imperioso dell’unisono iniziale. Certo, qualche carenza giovanile magari si avverte. È il caso dell’«Andante», che forse non subito riesce a riprendersi dalla concitazione precedente, qui e là faticando a stabilire il suo carattere più garbato. Nell’insieme, tuttavia, è una performance considerevole. Tanto di cappello. Peccato solo che la magia non si sia ripetuta con Schubert. O, perlomeno, non del tutto. C’è da dire ovviamente che la «Sinfonia n.9», conosciuta come “La grande”, è una pagina immensa e complessa. Già avvicinarcisi in età matura richiederebbe sensibilità artistica non indifferente (ma quale pagina di Schubert non la richiede?), e considerato che neppure i colleghi più anziani delle volte si dimostrano all’altezza, Battistoni possiamo dire l’abbia affrontata più che dignitosamente.
Qualche grossolanità, qualche dettaglio sfugge, ma forse chissà: dopo un Mozart così scintillante e galvanizzato, le aspettative verso Schubert s’erano fatte troppo alte. Vale la pena, poi, di ricordare che i maestri d’orchestra proseguono ancora a esibirsi in concerto “in borghese”, perché, divenuti ormai cronici, i disagi della Fondazione del Lirico e dei suoi dipendenti attendono ancora soluzioni e risposte.