Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Colli deturpati e parchi indifesi

Fonte: La Nuova Sardegna
9 marzo 2011

Successo di partecipazione alla mostra itinerante curata da Italia Nostra sui tesori ambientali della città


Monte Claro e San Michele simboli del recupero possibile delle aree verdi




PIERLUIGI CARTA

CAGLIARI. Monte Claro e San Michele sono due antiche aree che contribuiscono in maniera decisiva alla bellezza della città, molto più di tante nuove brutture.
È questa l’idea di Fanny Cao, presidentessa regionale di Italia Nostra Onlus, l’associazione per la salvaguardia e la protezione dell’ambiente che ha organizzato il ciclo di conferenze su “la Storia dei colli di Cagliari”.
L’iniziativa è stata permessa grazie all’adesione della Circoscrizione 3, alle pendici del colle di San Michele, prospiciente al colle di Monte Claro. «le conferenze hanno visto la partecipazione di numerose scuole cittadine e dell’hinterland». La riqualificazione dei parchi cagliaritani nel contesto territoriale e la loro salvaguardia sono stati i temi di un ciclo di conferenze tenute da agronomi come Ciro Angiolino e geologi quali Bruno Puggioni.
Il ciclo è stato inaugurato il primo febbraio e si è conclusoso ieri con l’ultima visita guidata al castello di San Michele, in compagnia di Anna Maria Muscas.
I colli di Cagliari, durante la storia dell’ampliamento urbano, sono stati in parte privati del loro valore naturalistico. Come il promontorio di Sant’Elia, dove l’attività estrattiva è cessata solamente dieci anni fa; e il Monte Mixi, ridotto ormai ad una spianata d’asfalto e cemento all’entrata della città. L’aggressione delle cave ha sventrato i colli attorno al centro cittadino, cambiando la fisionomia del territorio; gli esempi più evidenti sono ovviamente Tuvixeddu e Tuvumannu. Nemmeno il progetto del “percorso per i colli urbani” ha mai preso piede; un’idea vecchia di 13 anni, della giunta Delogu.
Le aree verdi di Monte Claro e San Michele hanno un grande contenuto archeologico oltre che paesaggistico. Molto spesso importanti segnali archeologici vengono ignorati svalutandone il prezioso valore storico, come il logo nel prospetto all’entrata del parco di Monte Claro, che corrisponde ad un’antica pintadera in ceramica del neolitico, il cui ritrovamento ha dato il nome alla “cultura prenuragica di Monte Claro”. Secondo Fanny Cao la salvaguardia delle tracce è indispensabile; «si può ricostruire la storia del colle di San Michele attraverso i ruderi del castello». Durante i lavori di restauro degli anni ’90 è stata rinvenuta infatti una chiesa Vittorina del 1100, quando l’ordine monastico fu richiamato in Sardegna. Il progetto risale al 1988, ma i lavori decollarono solo alcuni anni dopo, quando confluirono i finanziamenti europei del Fondo investimenti e Occupazione. Fu in quegli anni che, con il progetto dell’ingegnere Michele Pintus, si diede il via al restauro e alla riqualificazione naturalistica del sito, con la realizzazione di un parco attorno al castello. Anche la piantumazione è stata studiata ad hoc, per favorire il consolidamento del terreno.
Il colle sino a pochi anni fa era spoglio e aggredito dall’edificazione alle sue pendici. E i mostri di ferro e cemento di quel mancato assalto si vedono ancora.

 

LA PROPOSTA

Orti urbani, soluzione verde e alla moda




CAGLIARI. Is Mirrionis, la Fonsarda e la zona universitaria avrebbero di certo un altro valore senza il verde e gli spazi che si trovano nel parco di Monte Claro.
Si tratta infatti di un’importantissima aera verde salvata dalla feroce urbanizzazione degli ultimi decenni. Fanny Cao, assicura che la presenza dei visitatori del parco è aumentata e che tale area costituisce un elemento di attrazione e di forte qualificazione dei territori limitrofi.
Un accorgimento per la riqualificazione del territorio circostante potrebbe essere la costituzione di un orto urbano. Esperimenti simili sono una realtà in altri centri italiani come Perugia. Secondo Fanny Cao, l’area di Monte Claro limitrofa alla delimitazione col settore appartenente alla Provincia, potrebbe essere riconvertita affidando le terre inutilizzate ai cittadini del quartiere per la coltivazione. La zona in questione sarebbe la parte di parco che costeggia via dei Valenziani, vicino al territorio dell’azienda agraria dell’ospedale psichiatrico, chiuso nel 1988. I campi in gestione dell’azienda agraria, erano integrati nel parco, e fino ad oggi ciò che ha destato interesse nelle amministrazioni, sono stati solamente i padiglioni dismessi. Di terreni incolti non ne mancano, se ne trovano a Sant’Elia, a San Bartolomeo e a Medau. La riconversione in orto sarebbe un’opportunità per il risparmio dell’amministrazione, la distrazione lo svago di pensionati, immigrati e disoccupati. (pl.c.)