Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Un sindaco di tutti i cagliaritani»

Fonte: L'Unione Sarda
22 novembre 2010

Verso le comunali. Il leader dei Riformatori parla dell'ipotesi-primarie: «Si facciano subito, nell'interesse della città»
Fantola e le voci sulla candidatura: «Uniti si cresce»
Il leader dei Riformatori parla delle sfide che attendono la città in un tempo di crisi e di esigenze che cambiano: «Dobbiamo mettere al centro i più deboli, per aiutarli occorre produrre ricchezza».
«Cagliari ha bisogno di un sindaco che sia padre, fratello e figlio di tutta la città. Senza distinzioni di parte e che si senta rappresentante delle istanze di destra, centro e sinistra. Se posso essere utile, sono qua». Massimo Fantola, 62 anni, docente universitario, sposato e padre di quattro figli, storico leader dei Riformatori sardi, da almeno un decennio è candidato a qualcosa. Nel senso che gli amici, in occasione delle elezioni regionali e comunali, tirano sempre fuori il suo nome: «Sarebbe un ottimo governatore, figuriamoci se non un sindaco in gamba». Lui, che sette anni fa ha scelto di non ricandidarsi alla carica di consigliere regionale, fin qui non ha mai preso troppo sul serio la cosa. Ma chi lo conosce bene giura che questa volta ci sta pensando e che per la sua discesa in campo in vista delle comunali di primavera è solo questione di giorni. «Eppure io non mi sono mai candidato. A farlo sono gli altri».
Non è un po' tardi per tirarsi indietro?
«Mi sento lontano dai giochi politici e dagli intrighi di palazzo. Sono contento dell'esperienza che sto facendo all'università».
Ma gli endorsement non mancano. Ha letto cosa dichiarano i leader di Udc e Psd'az?
«Non può farmi che piacere sentirmi indicare come la persona giusta per Cagliari, in un momento di congiuntura così difficile come quello attuale. Non posso che ringraziare due partiti di primo piano, con i quali condividiamo l'esperienza di governo in Regione».
Lei dice di essere fuori dalla politica attiva. Ma i convegni di questi mesi, su progetti reali, a cosa erano finalizzati?
«Questo è il nostro modo di intendere l'impegno nella cosa pubblica. I Riformatori hanno un progetto per Cagliari. E questo è andato costruendosi, in tanti incontri pubblici e privati, in un combinato disposto tra le nostre idee di partenza e i contributi che sono arrivati dal confronto con professionisti, esperti e cittadini. Abbiamo creato una serie di reti intelligenti, che stanno producendo proposte concrete. Basti pensare alle idee sul piano per il risparmio energetico».
Qual è la sfida che dovrà affrontare il nuovo sindaco di Cagliari?
«Bisogna partire dalla consapevolezza che la nostra città sta perdendo la sua identità economica. La forza, fino a 30/40 anni fa, era quella di riuscire a produrre ricchezza e lavoro. Quello che manca oggi. Ma non è un problema solo nostro, riguarda tutte le città medio-grandi, sia in Italia che nel resto d'Europa».
È conscio del fatto che il prossimo sindaco dovrà governare con sempre meno soldi che arriveranno dallo Stato?
«Purtroppo è così. La situazione non è rosea, considerando che Cagliari non è più il centro del commercio e degli scambi. La sua precedente vocazione economica si va sfarinando. Anche se è un argomento che non ha molto appeal, credo che in campagna elettorale si dovrà mettere al centro il tema dell'economia. Dobbiamo inventare qualcosa per invertire la tendenza. Perché se non riusciamo a ricreare un tessuto economico di qualità non potremo dare servizi di primissimo livello ai più deboli».
Come ci si riesce?
«Cagliari deve sfruttare la sua bellezza. Grazie a Delogu e Floris negli ultimi 17 anni la città è diventata migliore. Ha un patrimonio archeologico, monumentale, accademico, infrastrutturale, ludico e ambientale senza pari. Può attrarre investimenti di tutti i tipi, anzitutto turistici. Ci manca un ultimo salto di qualità: penso alla creazione di una rete informatica di primo livello, a una valorizzazione delle attività portuali e alla creazione di un sistema virtuoso di attrattive che rendano appetibile un investimento nella capitale di un'isola al centro del Mediterraneo».
Ma è anche la città delle invidie e dei veti incrociati?
«Questa logica non mi è mai appartenuta. La nostra piccola storia ci insegna che in una comunità non eccessivamente grande, come la nostra, non servono grandi ideologie politiche o personalismi. Il sindaco eletto dev'essere il rappresentante di tutti, non di una parte».
Ma le famose primarie si faranno?
«Nel centrodestra se ne parla da anni, ma poi succede sempre qualcosa e si fa in modo di aggirarle. Noi le chiediamo con forza, ma entro dicembre. Altrimenti non avrebbero senso. Più di un esponente del Pdl si è espresso in maniera positiva, speriamo che presto anche il partito sciolga le riserve in maniera ufficiale».
Ma è vero che Berlusconi, pur stimandola, avrebbe riserve su di lei per via dell'esperienza in Senato con l'Udc?
«Il mondo della politica è pieno di leggende. Nella scorsa legislatura il mio nome venne più volte affiancato a quello di Follini, nell'ipotesi di un sostegno al governo Prodi. Leggende, appunto, visto che in nessuna occasione differenziai il mio voto da quello dei gruppi di opposizione. Per quel che riguarda il presidente Berlusconi, posso dire di aver avuto sempre ottimi rapporti. Non credo che ci possa essere un suo veto sul mio nome».
Ma tanto voi chiedete di poter scegliere localmente il candidato. O no?
«Stiamo parlando di casa nostra, non di chi guida la politica nazionale o regionale. Siamo una piccola realtà. Chi sarà chiamato a guidarla dovrà dimostrare di essere al servizio della città, fuori dal gioco dei partiti. E devo dire che a Cagliari questo senso civico si respira ancora molto. Tanto che sono stupito, e lusingato, dal sostegno che il mio nome ha anche in diverse aree della sinistra».
Ha parlato di infrastrutture. Qual è il progetto sul quale investirebbe per primo?
«Ce ne sono, naturalmente tanti. Ma mi sono concentrato sull'importanza che avrebbe la grande piazza sul mare, della quale si parla da anni. Da lì saremmo in grado di sviluppare tre percorsi: uno verso il fronte mare (dal porto e fino a Sant'Elia e al Poetto), un altro, storico, verso i quartieri di Marina e Castello, un altro nei quartieri archeologici, da Stampace e fino a Tuvixeddu. Sarebbe una rivoluzione epocale».
E sul fronte dell'innovazione?
«Penso alla rivoluzione energetica. Abbiamo di fronte la sfida che ci viene lanciata dal mondo delle energie rinnovabili e della gestione compatibile delle reti che si dipanano per tutta la città. Cagliari può candidarsi al ruolo di guida per quel che riguarda la sostenibilità. È una sfida di primaria importanza».
Un sogno o qualcosa di realizzabile?
«Sono discorsi che chi ha seguito i nostri forum ha già sentito fare in maniera concreta. È qualcosa che è già stato realizzato in altre città del mondo: noi vorremmo riproporlo per primi qua, al centro del Mediterraneo».
ANTHONY MURONI

21/11/2010