Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Suazo: mai avuto problemi Riva: il popolo sardo rispetta tutti

Fonte: L'Unione Sarda
19 ottobre 2010

GLI SPORTIVI

L'eco dei buuh rimbomba ancora nelle orecchie di chi domenica era allo stadio Sant'Elia, ma non solo. Il risveglio è forte, violento. Città accerchiata, sotto accusa, quasi messa alla gogna.
In tutta Italia si sprecano gli applausi per l'arbitro Paolo Tagliavento che fermando la partita per una manciata di minuti (non era mai successo prima in serie A) avrebbe tutelato i giocatori dell'Inter Samuel Eto'o e Douglas Maicon innanzitutto, ma anche gli altri loro colleghi di colore del campionato, e soprattutto l'intero sport italiano. Uno, due, tre, dieci, al massimo cinquanta ululati? «Poco importa. Troppi comunque», sbottano i più arrabbiati (e come dar loro torto?). «Non esageriamo», replicano, però, in tanti dal capoluogo sardo, sportivi in testa, ritenendolo un fatto isolato, isolatissimo, quasi impalpabile. E la reazione è unanime: «Cagliari non è razzista».
La rabbia si mescola con l'orgoglio. Già domenica sera Massimo Cellino aveva messo subito le mani avanti. «Fermo restando che io quei cori non li ho proprio sentiti», la premessa del patron (tra l'altro parecchi giocatori, a cominciare dal brasiliano Nenè, hanno detto di non averli sentiti). «Cagliari non è una città razzista, non lo è mai stata e mai lo sarà per una questione di cultura e rispetto». Che poi è lo stesso concetto espresso da Pierpaolo Bisoli , che allena i rossoblù da soli quattro mesi ma conosce benissimo umori, vizi e abitudini degli sportivi sardi avendo giocato nell'Isola per sei anni, dal '91 al '97. «Conosco il pubblico sardo. E so quanto è civile, leale e onesto: dai tifosi del Cagliari non ho mai sentito cose di questo tipo».
Storce il naso anche l'honduregno David Suazo , ex attaccante del Cagliari (per due stagioni è stato addirittura il capitano), adesso all'Inter, ma assente l'altro ieri al Sant'Elia perché infortunato. Proprio lui che di insulti (altro che buuh!) ha fatto il pieno, soprattutto negli stadi del nord. «Cagliari razzista? Non scherziamo per favore». Il tono è perentorio. «È anche vero che io ormai mi sento un sardo a tutti gli effetti», avendo messo su casa e famiglia nell'Isola. «Ma di questa gente posso solo parlare bene per l'affetto che ho ricevuto negli otto anni in cui ho giocato e che ricevo ogni volta che torno. Il razzismo è tutta un'altra storia, credetemi».
La storia ribaltata. «E pensare che quando giocavo io i cori erano tutti contro di noi», sbotta Gigi Riva , altro simbolo del calcio isolano diventato sardo col tempo. «Ci chiamavano pastori, banditi. Quello sì che era razzismo», rincara l'eterno Rombo di Tuono. «Cagliari ha sempre avuto e continua ad avere ancora oggi rispetto per tutti. Se poi un giocatore, a prescindere dal colore della pelle, si rende antipatico in campo e stuzzica il pubblico a quel punto certe reazioni fanno parte del gioco». Chiaro il riferimento all'ex nerazzurro Mario Balotelli. «Veniva beccato per i suo comportamenti e non per il colore della pelle. E questo avveniva in tutti gli stadi d'Italia».
Giù le mani da Cagliari e dai tifosi cagliaritani, insomma. Intanto il presidente dell'Inter Massimo Moratti fa i complimenti all'arbitro Tagliavento: «È stato davvero bravo». Sulla stessa linea il presidente della Figc, Giancarlo Abete , soddisfatto anche del «rapporto positivo che si è instaurato tra i responsabili dell'ordine pubblico, il quarto uomo e Tagliavento. Un rapporto che», precisa, «ha determinato una scelta apprezzata e che ha il senso di responsabilizzare tutti i soggetti rispetto ai loro comportamenti». (f.g.)

19/10/2010