Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Il Patto di stabilità frena le aziende sarde»

Fonte: L'Unione Sarda
24 settembre 2010

Gli imprenditori lamentano i ritardi della Pubblica amministrazione. I Comuni: le regole vanno cambiate


Le imprese sarde denunciano il fermo dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni. «Secondo le nostre indagini», spiega Italo Senes, presidente dell'Api sarda, «i ritardi superano nel 2010 i 340 giorni di media (297 nel 2009 a livello nazionale), varie aziende hanno chiuso i cantieri e licenziato i dipendenti e molte rischiano la stessa fine». Al coro di proteste si uniscono anche Confindustria e Cna.
IL PATTO DI STABILITÀ La principale causa del blocco è attribuita al Patto di stabilità che impone ai governi l'obbligo di tenere sotto controllo l'indebitamento degli enti territoriali. In questo senso, i costruttori sardi dell'Ance avevano lanciato una proposta che in qualche modo aggirerebbe i vincoli del Patto e che, in sintesi, prevede un fondo di garanzia per favorire l'accesso al credito delle imprese.
LA PROPOSTA Anche i piccoli e medi imprenditori sardi ipotizzano una soluzione, peraltro già presa in considerazione in alcune realtà come quella sassarese: «Quello che chiediamo è semplice», chiarisce ancora Senes, «l'ente appaltante certifica il credito, accetta che il fornitore ceda il credito stesso agli istituti bancari e individua la data ultima di pagamento alle banche, accantonando le necessarie risorse finanziarie».
LA DIRETTIVA UE Intanto, a ottobre il Parlamento europeo voterà una proposta di direttiva che sposta da 30 a 60 giorni i termini per i pagamenti da parte delle amministrazioni, termini che raddoppiano nel settore dell'edilizia sanitaria. In caso di sforamento, l'ente pubblico dovrà pagare una penale dell'8 per cento. I governi nazionali avranno due anni di tempo per recepire le nuove regole. Nel frattempo, l'iniziativa ha incassato il parere favorevole delle imprese che auspicano che l'Italia non perda tempo prezioso. Parere condiviso da Francesco Porcu, segretario regionale della Confederazione nazionale dell'Artigianato, e Massimo Putzu presidente di Confindustria nell'Isola.
LE REAZIONI Porcu e Putzu ammoniscono: il Patto di stabilità non può essere un alibi dietro il quale le pubbliche amministrazioni nascondono inadempienze e un eccesso di lacci burocratici. Entrambi accolgono favorevolmente l'ipotesi di certificazione dei crediti. «Ma», avverte Porcu, «la via maestra è quella dei pagamenti, in ogni caso le soluzioni alternative non devono portare ulteriori oneri alle imprese».
L'ANCI Tore Cherchi, presidente regionale dell'Associazione nazionale dei comuni italiani, da un lato apprezza il fatto che l'Ance abbia reso pubblico un problema le cui conseguenze sono pesantissime, dall'altro precisa che il Patto di stabilità costituisce una vera e propria camicia di forza soprattutto per i Comuni che effettuano il 60 per cento degli investimenti in infrastrutture e che ora, in caso di sforamento, rischiano pesanti penali. «Le regole del Patto vanno cambiate», precisa Cherchi, ricordando che la proposta dell'Anci a livello nazionale è quella di una maggiore stretta sulla spesa corrente e un allentamento dei vincoli sugli investimenti. «Non dimentichiamo però che la Regione sarda dovrebbe pagare ai Comuni le somme dovute per la realizzazione di opere finanziate in ambito europeo, non farlo sarebbe un ulteriore freno allo sviluppo».
CARLA ETZO

24/09/2010