Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Piano casa, decollo bloccato in città

Fonte: L'Unione Sarda
16 settembre 2010

Progetti fermi negli uffici comunali per problemi di interpretazione della legge. Professionisti e Ance protestano

Campus: bisogna prima risolvere il nodo dei parcheggi
I problemi legati all'applicazione del piano casa a Cagliari, le difficoltà dei professionisti e l'urgenza di intervenire per migliorare la legge. Ecco perché nel capoluogo sardo non è ancora cambiato nulla.
Nella città capoluogo della Sardegna il Piano casa non decolla. A quasi un anno dalla legge approvata dal Consiglio regionale poco o nulla si è mosso nonostante le aspettative create dal provvedimento per uscire dalla crisi dell'edilizia e negli stessi cittadini per migliorare il loro alloggio. Anche a Cagliari non c'è stato un boom di richieste né per ingrandire le abitazioni né per demolirle e ricostruirle di sana pianta. I numeri sono piuttosto modesti, anche se la Sardegna è, assieme al Veneto, la regione che registra il maggior successo con le sue 532 istanze.
Sono ancora poche le famiglie che ricorrono al piano casa e la maggior parte è interessata a interventi di piccolo calibro: negli uffici dell'assessorato cagliaritano all'Urbanistica sono passate in tutto 124 domande, ma 101 sono semplicemente “dichiarazioni di inizio attività” per piccoli interventi (come la chiusura di un balcone) che non richiedono un'istruttoria ma solo una dichiarazione, appunto, da parte del progettista che certifica che i lavori sono conformi a leggi e regolamenti.
I DATI Sono le restanti 23 domande quelle che dovrebbero dare impulso al mercato e piena applicazione al piano: sono tutte richieste di concessione edilizia che per la maggior parte prevedono un ampliamento degli ultimi piani dei palazzi (per costruire ad esempio un superattico) o la trasformazione dei sottotetti per renderli abitabili, secondo il dettato dell'articolo 15 della legge regionale. Appena tre le richieste di concessione per interventi di demolizione e ricostruzione integrale, con incremento della volumetria consentito. Un solo progetto, invece, per le strutture commerciali e industriali, a riprova che sono le residenze private quelle più interessate. Quante di queste domande sono state evase? Il dirigente del servizio Edilizia privata, Paolo Zoccheddu, si limita a dire che «alcune sono evase, altre no», ma non fa numeri. Ammette però che non è stato un successo: «Ce ne aspettavamo di più». Ma tante bastano per capire che le cose non stanno funzionando, come avrebbero dovuto, neppure negli uffici. «Purtroppo stiamo scontando una grave carenza di personale che non ci ha consentito di dare risposte in tempi brevi: c'è stato un aggravio di lavoro negli uffici, sommersi da migliaia di richieste da parte di persone che chiedono copie della documentazione legata al piano casa. Tutto questo unito alle difficoltà di interpretare correttamente la nuova normativa».
TROPPE INCOGNITE Problemi che l'assessore comunale Gianni Campus conosce bene, tanto che più volte ha sollecitato i suoi uffici ad andare incontro alle esigenze dei cittadini. Ma a mettere un freno al decollo del piano casa in città sono soprattutto i problemi interpretativi che pone la legge, primo fra tutti quello legato ai posti auto. La legge infatti impone un metro quadrato di parcheggio ogni 10 metri cubi nuovi. «È il principale impedimento all'applicazione del piano casa a Cagliari - ammette Campus - quando quasi un anno fa avevo fatto emergere la questione la Regione, recependo le mie perplessità, aveva fatto una proposta di legge che consentiva, col pagamento di una cifra al Comune, di liberare il privato da questa incombenza lasciando all'amministrazione il compito di costruire il parcheggio. Il Consiglio però l'ha bocciata. Solo un provvedimento analogo potrebbe risolvere il problema o un intervento sulla legge per superare il vincolo». Lo chiede anche il presidente della commissione Urbanistica Massimiliano Tavolacci: «Sarei più preoccupato degli aspetti paesaggistici ed architettonici piuttosto che dei parcheggi visto che non stiamo insediando più abitanti in una zona ma si agisce su abitazioni esistenti. Ci auguriamo che si decida e non si lasci passare altro tempo: il piano casa è stato creato per rendere più snelli e veloci gli interventi di ristrutturazione, piccoli ampliamenti e modifiche dell'abitazione esistente incentivando i proprietari a investire qualche soldo nell'edilizia che è un settore sofferente. Invece si è incartato nei comuni, visti i tanti aspetti poco chiari». Tirando le somme, conclude Tavolacci, «non abbiamo certo brillato per soluzioni intelligenti e non possiamo che dolercene».
I PROFESSIONISTI A chiedere alla Regione «un'interpretazione univoca» della legge è il presidente dell'Ordine degli ingegneri di Cagliari, Gianni Massa. «È imprescindibile per cittadini e professionisti che vedono i loro progetti bloccati dai Comuni. Serve snellezza burocratica per poter riuscire ad applicare il piano casa e raggiungere l'obiettivo di rilanciare l'economia sarda: sono tanti i problemi che ci vengono segnalati dai professionisti e siamo disponibili a collaborare con le istituzioni per migliorare la procedura». Anche l'Ance Sardegna chiede un intervento negli uffici: «La legge sarda sul piano casa è tra le migliori - afferma il presidente Maurizio De Pascale - ma la sua applicazione deve sottostare a mille adempimenti, bisogna passare sotto le forche caudine degli uffici comunali che hanno un atteggiamento molto rigoroso. Non vengono più rilasciate concessioni, ci vogliono due anni solo per un cambio di destinazione d'uso e intanto l'assenza del piano particolareggiato del centro storico, mai portato in giunta, sta bloccando Cagliari: non è possibile mettere neppure una tenda fuori da un bar». Intasamento confermato anche dall'assessore e spesso dovuto alla complessità delle norme e alla poca chiarezza interpretativa: «Nel Comune di Cagliari ci sono ottomila pratiche di abusi inevase: potenzialmente ognuna di queste rappresenta un problema interpretativo».
SCADENZA Corsa contro il tempo: il piano casa vale per tre anni, quindi entro il 2012 le opere devono essere comunque ultimate. «I lavori devono iniziare entro un anno e mezzo dalla legge - ricorda Campus - ma viste le difficoltà di decollo mi auguro che la Regione conceda una proroga. Raccomando però ai cittadini di darsi da fare e di non contare su uno slittamento dei tempi: io intanto solleciterò ancora gli uffici perché si superi l'empasse e possa trionfare l'obiettivo della legge: dare ai cittadini la possibilità di migliorare il loro patrimonio all'interno di un'ottica che porti ricadute su tutta la collettività, senza interventi della parte pubblica».
CARLA RAGGIO

16/09/2010