Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Nuova moschea, aria di referendum

Fonte: L'Unione Sarda
13 settembre 2010

Immediate reazioni alla richiesta dell'imam di Cagliari. Durissimo Porcelli (Pdl): «Chiederemo di consultare i cittadini»

Mani: «È un loro diritto». Il sindaco detta le condizioni
L'arcivescovo Mani taglia corto: «È un loro diritto». Intanto su un sito internet islamico è già partita la colletta per l'acquisto di un podere a Decimomannu da trasformate in luogo di culto.
Il sindaco Emilio Floris non chiude la porta ma pone alcune condizioni, l'arcivescovo Giuseppe Mani si dice invece neutrale, mentre tra i consiglieri comunali c'è chi prepara la guerra e annuncia di voler sottoporre la questione a un referendum.
Di certo le parole dell'imam di Cagliari Triki Mehhrez che l'altro ieri, nel corso della preghiera per la fine del Ramadan, ha lanciato un appello al Comune perché conceda ai musulmani residenti in città un terreno su cui costruire una moschea più grande di quella attuale di via del Collegio (capienza massima 200 persone), hanno immediatamente sollevato un vespaio di reazioni forti. La riprova nell'enorme successo del sondaggio lanciato sul tema dal sito unionesarda.it di cui diamo conto in un altro servizio, che in poche ore è stato letteralmente preso d'assalto dagli internauti. Un confronto acceso come spesso accade quando si parla di Islam e dialogo tra religioni, inasprito probabilmente anche dal momento particolare, forse persino poco opportuno, scelto dalle associazioni musulmane per fare la loro richiesta, cioè la vigilia del nono anniversario dell'attacco alle Torri Gemelle, reso quest'anno ancora più teso dalle provocazioni “incendiarie” del reverendo Jones.
IL SINDACO «Al momento - sottolinea Floris - non abbiamo ricevuto alcuna richiesta formale, per cui quando questo avverrà (l'istanza ufficiale potrebbe essere presentata già all'inizio della prossima settimana ndr ) la prenderemo in considerazione. Il luogo? Tocca a loro indicarlo, poi naturalmente noi valuteremo». Ma l'atteggiamento dell'amministrazione quale sarà? «Abbiamo la responsabilità di favorire un clima di tolleranza e riteniamo che si debba consentire a tutti di seguire la propria religione. Allo stesso tempo però chiediamo che queste associazioni prendano pubblicamente posizione perché lo stesso rispetto sia garantito nei loro Paesi d'origine alle altre confessioni, non solo quella cattolica». Altrimenti? «Non è una conditio sine qua non , dico solo che questo riconoscimento favorirebbe l'accoglimento della richiesta. Va da sé che esiste un'altra condizione, questa sì imprescindibile, e cioè che si tratti solo di luoghi di culto, perché se attraverso la religione si attuano sistemi di reclutamento per altri fini non ci sarà mai alcuna apertura».
L'ARCIVESCOVO E la chiesa cagliaritana cosa ne pensa? Resta sul solco del dialogo interreligioso tracciato dal Vaticano o ci sono distinguo? L'arcivescovo Giuseppe Mani è piuttosto lapidario. «Se i musulmani vogliono costruirsi la loro moschea non vedo dove stia il problema - dice -, come noi costruiamo le nostre chiese loro fanno altrettanto. Cosa ne potrebbero pensare i fedeli? Non c'è bisogno che capiscano, chiunque venga qua ha diritto ad avere i propri luoghi di culto e quanto alla reciprocità non è sempre vero che non esiste: in Egitto le chiese cattoliche ci sono, così come a Dubai dove sono stato recentemente».
IL REFERENDARIO Decisamente meno conciliante Maurizio Porcelli, consigliere comunale Pdl, pronto a una vera e propria crociata («sempre nel rispetto di tutte le religioni») per impedire la costruzione di una moschea in città. «Proporremo un referendum - tuona - per chiedere ai cagliaritani se sono d'accordo. Fare una moschea nel centro urbano è una follia, le aree comunali servono per costruire case a chi ne ha bisogno e poi si creerebbero problemi di convivenza coi residenti: alle 5 del mattino questi iniziano con il richiamo alla preghiera al megafono, poi si mettono a pregare per strada bloccando il traffico, chiedete ai milanesi di viale Jenner. Vadano in periferia a farla e a spese loro: la zona industriale di Macchiareddu ad esempio sarebbe perfetta. Un ghetto? Ma no, lì avrebbero tutto lo spazio che vogliono. E comunque Cagliari ha altre priorità per cui l'imam si metta l'anima in pace e metta mano al portafoglio, perché vigileremo sul fatto che nemmeno un soldo pubblico venga destinato alla moschea».
LA RACCOLTA FONDI In realtà i musulmani sardi i soldi li stanno raccogliendo da mesi. Tanto che il 5 settembre sul blog “La luce di Allah” è comparso un appello per contribuire all'acquisto di una casa di campagna nel comune di Decimomannu da destinare, appunto, a moschea. Un sito web dove, insieme ai banner di libri sul Corano, campeggiano due link Boicotta Isreale, ora! e Nessun negoziato, fino alla vittoria Insha'allah , che non suonano proprio come pacati inviti alla tolleranza.
MASSIMO LEDDA

12/09/2010