Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Curve unite contro la tessera del tifoso

Fonte: L'Unione Sarda
27 agosto 2010


A Cagliari duemilanovecento richieste, ultras sul piede di guerra

A Cagliari l'hanno chiesta in duemilanovecento e rifiutata in almeno diecimila. La tessera del tifoso unisce le curve di tutta Italia (altrimenti ferocemente divise) in un'opposizione netta, senza se e senza ma. Gli ultras non ne vogliono sapere, l'iniziativa del ministro dell'Interno, Roberto Maroni, puzza di schedatura e loro non hanno alcuna voglia di farsi fotografare, identificare, autorizzare. Non lo consente il loro codice d'onore, che non prevede nullaosta per poter esprimere la loro passione calcistica. Solo il Milan, la cui tifoseria è “filogovernativa” per definizione, ha risposto positivamente all'iniziativa ministeriale. Tutti i tifosi rossoneri che hanno sottoscritto l'abbonamento e gli ultras che intendono seguire la squadra in trasferta occupando il “settore ospiti” degli stadi, si sono diligentemente messi in coda per il rilascio della tessera. Un'operazione iniziata l'anno scorso e ancora in corso.
Per il resto, rifiuto sprezzante della card, da Bergamo, che l'altro ieri ha giocato un brutto scherzo al ministro leghista Maroni, contestato ferocemente dagli ultras atalantini, molti dei quali sono (erano?) suoi elettori, ad Alcamo, passando per Bologna, Firenze, Bari e Reggio Calabria.
Hai voglia a dire che non è affatto una schedatura, che la tessera garantisce privilegi, ingressi più agevoli e quant'altro. L'opposizione degli ultras, ma anche dei tifosi meno accesi che hanno a cuore le libertà individuali, è netta e senza fronzoli. A prescindere dalla diversità di vedute, un fatto è certo: entrare in uno stadio di calcio italiano equivale ormai a un percorso di guerra. Nessuno può decidere su due piedi, svegliandosi una domenica mattina, di andare allo stadio per assistere alla partita. Impossibile acquistare il biglietto con così poco preavviso e senza fare una trafila che sa di coprifuoco.
Alla Questura di Cagliari - come informa la speciale task force della polizia cagliaritana specializzata nelle tifoserie - sono duemilanovecento le richieste di tessera del tifoso che sono state esaminate e hanno ottenuto il nullaosta al rilascio da parte della società. La cifra coincide con quella degli abbonati, obbligati ad acquistare (ma il costo di circa ventidue euro è sostenuto dalla società) contestualmente anche la famigerata card.
Nessuno dei duemilanovecento “fortunati” è un ultras. Infatti, i tifosi della curva nord del Sant'Elia, come in altre città, hanno proclamato la propria contrarietà alla tessera e hanno annunciato, con una campagna di scritte murali, lo sciopero del tifo che culminerà in una manifestazione fuori dallo stadio il 12 settembre, in occasione della prima partita casalinga, contro la Roma.
La trasferta a Palermo per la prima di campionato è interdetta agli spettatori privi di tessera e, poiché il Cagliari non ha ancora rilasciato le tessere («siamo ancora in stand by», fanno sapere dall'ufficio stampa della società rossoblù), i tifosi potranno acquistare i biglietti solo esibendo la copia del nullaosta ottenuto dalla Questura.
Dagli uffici di viale La Plaia, sede del club rossoblù, non arrivano dichiarazioni ufficiali sull'iniziativa del ministero dell'Interno. A denti stretti, però, il presidente Massimo Cellino fa trapelare la sua irritazione. Dopo una prima dichiarazione favorevole («è una decisione del governo che va rispettata»), il presidente rossoblù ha compiuto una netta virata, avendo constatato che l'introduzione della card ha fatto precipitare il numero degli abbonati. L'anno scorso erano circa ottomila, quest'anno duemilanovecento, nonostante che l'avvento di Bisoli in panchina (dopo la gloriosa militanza rossoblù da giocatore) e il ritorno del bomber Robert Acquafresca (l'operazione di mercato più costosa dell'era Cellino, iniziata nel '92) abbiano scatenato l'entusiasmo dei tifosi.
Una flessione notevole - fa sapere Cellino - che rende praticamente inefficace la campagna abbonamenti. Al punto che il presidente rossoblù sta riflettendo su un'iniziativa clamorosa: rimborsare chi ha sottoscritto l'abbonamento e tornare alla classica vendita del biglietto singolo. In questo modo potrebbero essere lanciate promozioni senza indispettire gli abbonati, solitamente tagliati fuori da sconti e offerte speciali. Tornerebbero le file ai botteghini, ennesimo impedimento per gli spettatori costretti già a zigzagare fra tornelli, barriere e perquisizioni personali per poter vedere ventidue uomini in mutandoni che si contendono un pallone.
IVAN PAONE

27/08/2010