Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Si sentiva sempre un sardo nel mondo

Fonte: L'Unione Sarda
19 agosto 2010

«Accetto ogni offesa, ma ricordatemi come una persona onesta»
Come vorrebbe essere ricordato? «Come una persona onesta. È l'unica cosa che mi riconosco e sono pronto ad accettare qualunque offesa purché non si disconosca la mia onestà».
Potrebbe aver dettato il suo epitaffio, in quell'intervista del 13 gennaio 2006 rilasciata al nostro giornale per la rubrica "I sardi nel mondo". «Proprio un sardo nel mondo sono», aveva detto pigiando sulle consonanti più di quanto già non facesse.
Aveva appena dichiarato di voler abbandonare la politica per ritirarsi a meditare. Ma era nel bel mezzo dello scandalo cosiddetto "bancopoli", e su quella scia aveva presentato una proposta di legge sulle intercettazioni telefoniche. Precorreva spesso i tempi.
Nel ricordo personale di quell'incontro spicca la gioviale accoglienza nel salotto della sua casa romana, ipervigilata all'esterno, molto meno dentro, e una simpatica indolenza che aveva fatto sì che l'intervista durasse due pomeriggi: erano più le cose che raccontava ma che non si dovevano pubblicare («questo però non lo scriva», «qui spenga il registratore»), che le risposte alle domande numerate sul mio taccuino.
Presidente, dica solo ciò che possiamo sapere, altrimenti non riusciamo a chiudere l'intervista. «Che fretta c'è, perché stasera non se ne resta a Roma, va a cena con suo marito da chi le consiglio io, e domani rispondo a tutte le sue domande». Il giorno dopo si fa trovare in poltrona, camicia azzurra aperta sul collare ortopedico per un problema alla schiena.
Loquace fin dal primo momento, illustra le foto autografate sulla libreria che lo ritraggono con capi di Stato e first ladies, il re di Spagna e la regina Elisabetta, Papa Wojtyla. «Invece là dove siede lei, recentemente era seduto un cardinale che adesso è vestito di bianco».
E sull'altro lato del divano, fa notare con quel sorrisetto malizioso, «si è accomodato pochi giorni fa il mio simpaticissimo amico D'Alema».
Il presidente aveva tanti amici e altrettanti nemici, ne avrà ancora tanti anche adesso che ha tolto il disturbo. Ma i suoi conterranei li amava tutti, di default.
Alla domanda «Chi tra i sardi ammira di più», aveva risposto come un lampo: «Tutti. In questo sono fazioso. Benché abbia vissuto gran parte della mia vita fuori, rimango legato alla Sardegna e ai sardi. Un mese o due all'anno li passo tra Barbagia e Gallura». Qui dove ha chiesto di tornare da morto e dove oggi verrà sepolto in forma privata, in spregio a eventuali funerali di Stato. Ultima picconata. Onesta e sincera. Proprio come voleva essere ricordato.
ANNA PICCIONI

19/08/2010