Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il sassarese amico dei cagliaritani

Fonte: L'Unione Sarda
19 agosto 2010


«Era riuscito a far superare le vecchie rivalità campanilistiche»

Cossiga visitò Cagliari da presidente, ma spesso venne in città in forma privata per trovare i vecchi amici.
«Sono venuto prima a Cagliari perché a Sassari mi avrebbero sicuramente preso in giro». Fresco di elezione al soglio del Quirinale, Francesco Cossiga varcò l'androne del Palazzo Regio in Castello senza grandi parate e squilli di tromba, con un'aria, anzi, decisamente divertita per la prima battuta in sardo da presidente della Repubblica. E sarebbe troppo lungo, ma mai noioso, rievocare le altre, l'affettuoso incontro con le più alte cariche istituzionali e i sindaci della Sardegna. Conosceva tutti uno per uno: baci e abbracci, pacche sulle spalle, ricordi di gioventù e di battaglie politiche. Una visita "non ufficiale" durata tre giorni su cui ebbe da ridire solo Mario Melis presidente di una Regione con targa sardista: avrebbe forse preferito un cerimoniale a parti invertite.
È il 27 giugno del 1985. L'elezione di Cossiga alla massima carica dello Stato risale ad appena tre giorni prima. Pochi però sanno che alla vigilia del voto più atteso del Parlamento lui si trovava a Cagliari ospite dell'imprenditore Ennio Dalmasso, l'amico fraterno, consigliere e comprimario in tante battaglie politiche, e non solo. Come mai? Era pur sempre il giovane presidente del Senato e a Roma il clima si era reso incandescente proprio sul nome da dare all'inquilino del Colle. E Andreotti sembrava il cavallo su cui puntare.
ENNIO DALMASSO «Nulla di strano o di misterioso - ricorda Dalmasso - perché Francesco veniva spessissimo a Cagliari in forma privata. Un saluto agli amici, un tuffo nella politica cagliaritana, pranzo e cena al "Flora" e passeggiata al Poetto. Vero è che tre giorni dopo da Palazzo Madama passò al Quirinale al primo scrutinio con un voto quasi unanime. Potenza di un uomo che dall'alto della sua serietà era riuscito a dominare i venti impetuosi della politica di quegli anni». Per la verità Cossiga evitò molto diplomaticamente di rivelare i retroscena e quant'altro aveva contribuito alla sua elezione, e preferì trascorrere cordialmente tra "amici" i primi giorni del suo burrascoso settennato. Lasciò Palazzo Regio con un bell'arazzo di Nule, dono della Regione. MARIO FLORIS «Un bell'arazzo - ricorda Mario Floris ex presidente della giunta e dell'assemblea regionale - che per molti anni venne esposto al Quirinale, una vetrina d'eccezione per il lavoro dei sardi ». Cossiga si considerava davvero super partes e il campanilismo (che pure aveva creato grosse incomprensioni tra Segni e Maxia negli anni caldi dell'autonomia isolana) non ebbe mai alcun peso nelle sue decisioni. «Credo che questa rivalità tra Cagliari e Sassari - riprende Ennio Dalmasso - sia finita proprio con lui. Era davvero innamorato della Sardegna nelle sue diversità e dappertutto riscuoteva simpatia e consenso. Di più quando smetteva i panni di inquilino del Quirinale e, diciamo, scendeva in piazza tra la gente. Ma a Cagliari si trovava molto bene e lo dimostrano le sue frequenti "visite", qualche volta anche con la famiglia».
EFISIO ORRÙ In occasione delle "trasferte" cagliaritane, ad attenderlo all'aeroporto di Elmas trovava sempre Ennio Dalmasso e l'ex prefetto Efisio Orrù che ricorda: «Era quasi sempre mio ospite e non posso certo dire che la sua presenza passasse inosservata. Con lui ci si intratteneva sino alle tre di notte. Teneva fuori stanza la politica però era un memorialista formidabile: conosceva la Sardegna in ogni piega e dava sempre un contributo tutto personale agli avvenimenti la sua era una antica famiglia ben radicata nel territorio: un elemento che spiega il suo successo politico. Ma era anche uno studioso e un attento ricercatore. Insomma una personalità davvero straordinaria». Forse divertita dal fatto di aver dormito nella stanza della regina Maria Cristina lui che i Savoia non li aveva mai visti troppo bene. Non è un caso che nel 1990 accettò l'invito di Vittorio Emanuele per discutere privatamente la soluzione costuzionale del lungo esilio decretato dal Parlamento nell'ormai lontano 1947.
Volendo l'ex prefetto potrebbe rievocare tanti episodi legati al Cossiga cagliaritano. Però come fanno tutti gli amici più intimi preferisce mantenere la riservatezza. L'ex presidente della Regione Mariolino Floris, legato al "picconatore" da antichi legami familiari ma anche dalla politica attiva: quell'Udr di cui è diventato leader in Sardegna aggiunge: «Posso dire che era unico: non credo che siano mai esistiti personaggi di questo livello. La cultura, lo spessore morale credo non abbiano mai avuto eguali. Con dieci anni di anticipo aveva segnato l'evoluzione della diaspora tra i cattolici».
MICHELE DI MARTINO Un ricordo particolare arriva da Michele Di Martino. «A Cossiga mi legava un'amicizia particolare - sottolinea l'ex sindaco di Cagliari di quegli anni - non solo perché i nostri figli hanno studiato assieme ma soprattutto per il carisma, le intuizioni politiche. E il grande buon senso».
Tutte le volte che Francesco Cossiga arrivava a Cagliari, la gente gli si stringeva attorno. Non solo perché era il presidente della Repubblica (il secondo nato a Sassari) ma soprattutto perché era riuscito a far superare vecchie e nuove rivalità campanilistiche. «Per essere più convincente e dimostrare il suo attaccamento alle questioni sarde - aggiunge Mariolino Floris - si era fatto confezionare un abito d'orbace da Paolo Modolo e agli amici regalava spesso una "pattadese». n sardo antico ma anche moderno.
GIOVANNI PUGGIONI

19/08/2010