Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Stampace, caro amore mio

Fonte: L'Unione Sarda
10 agosto 2010



Ve lo ricordate Manu Cagara ? Era quello che nel gioco della carrozza del re faceva, mani giunte, il predellino. Altri due, braccia incrociate, facevano la carrozza. Il quarto era il re da portare a spasso per il rione. Manu Cagara porgeva i suoi palmi per far scendere e salire il regnante che puntualmente prima di servirsi di lui si inzaccherava le suole su un ricordino lasciato per strada da un cane o da chi scambiava sa murialla (via del Cammino Nuovo) per un cesso all'aria aperta. Il perché del soprannome è presto detto.
Manu Cagara era il più balosso del quartiere. Mansueto non certo come Voglio Pane o Troddiu Pettonau . Ve lo ricordate Troddiu Pettonau ? Bene se non vi torna alla memoria, allora basta collegarsi su internet all'indirizzo www.stampicinidoc.it, ed ecco che ricomparirà fra i documenti e, soprattutto le foto, che con metodo l'ex tipografo de L'Unione Sarda Cicci Marcialis (63 anni, moglie e due figli) ha raccolto e sta raccogliendo.
Cicci, uomo della tipografia a piombo, si è pienamente riconvertito alla comunicazione digitale conscio del fatto che per tenere salda la memoria del suo quartiere, Stampace, fosse necessario tessere una tela infinita e ampiamente ramificata sul web. Ora dato che Stampace era, ed è, il cuore pulsante di Cagliari, è chiaro che questa opera di amarcord cittadino è un prezioso tassello per chi questa città la ama e la odia, solo come si può amare e odiare la città di cui ci si sente figli.

I contributi sono di tanti. A partire dal giornalista Paolo Matta che ci spiega o ci ricorda (a seconda dei casi) l'origine del nome di questo quartiere che avendo ospitato per decenni l'unico ospedale della città, il San Giovanni di Dio, ha dato vita -e continua a darla- alla gran parte dei cagliaritani. In sostanza la maggioranza di noi è nata lì, a Stampace. Eppure il nome del quartiere potrebbe non essere legato alla nascita bensì alla morte. «Qualunque sia l'origine del suo nome - scrive Matta-, se l'estremo saluto “sta'in pace” al condannato a morte, la cui testa rotolava giù dal Castello verso la sottostante Fossa di San Guglielmo, o quello di un fiero condottiero pisano, o ancora la certificazione di una serie di camminamenti sotterranei o grotte (“stampus”, appunto), la storia - recente e passata - ci parla di un quartiere, Stampace, sempre attraversato da tensioni e passioni a tinte forti, degne dei suoi “cuccurus cottus” che ancora lo abitano».

Rione di teste calde. Popolare. Unico come ricorda sulle pagine web un giornalista di lunga navigazione: Gianni Filippini che tra via Ospedale e piazza Yenne ci è cresciuto: «I sottani di via Sant'Efisio e delle altre strade, più o meno parallele, più o meno contorte nell'affanno delle salite. Ma perché sottani? Niente italiano in quelle viuzze senza sole e senza riguardo per le imposizioni del regime. Chiacchiere, liti, imprecazioni, saluti, grida di gioia e di dolore, serenate, soprannomi, sberleffi, scherzi amabili o feroci affidati in esclusiva alla fantasia e gustosa espressività del dialetto. Is bascius , quindi, per rispettare la colorita cagliaritanità linguistica soprattutto delle comari spettegolanti sui minuscoli scanni di paglia negli estivi e improvvisati salotti da marciapiede».
E in quei salotti si coniavano i soprannomi più infami e disgraziati: Anna Caddozzedda e Fragh'e Merda , che di sicuro non dovevano avere un buon rapporto con l'igiene. Cavalier Braghetta , noto per certi desideri. Teresa bucca de molenti o Murr'e Boi . Dalla A alla Z, Cicci Marcialis li ha raccolti tutti alla voce Allumingius. Un elenco che apre un immaginario fantastico, una finestra su un mondo che in parte non c'è più e in parte resiste. Tanto che il tappezzerie di stampace Tore Galletta ha tramandato al figlio Gianni il nomignolo del rione, e oggi quasi nessuno ha voglia di ricordarsi che il loro cognome è Melis.

Donami una cicca, donamindi un'attra, custa non mi basta Arren-ge-ge ! Stampace è anche Sa rantantina . Quella dei fratelli Vittorio e Franco D'Angelo, di Efisio Paci vestito da Nerone che percorre via Roma in sella a un asino. Delle maschere classiche: sa panettera , su dottori , sa gattu , sa fiùda e ovviamente la prima drag queen casereccia: Carmen Miranda (il vigile Giousè Cogotti). Sono gli anni d'oro della Gioc. Quelli in cui ancora si lega la festa alla rivincita del popolo sul despota. «Cancioffali - scrive Cicci Marcialis- un tiranno, o meglio l'idealizzazione dei tiranni che i cagliaritani mandano al rogo esattamente come fanno altri conterranei. Re Cancioffali viene difeso dall'avvocato Carrabusu che farà il possibile davanti alla giuria, ma alla fine,com'è giusto che sia per i tiranni, il re finirà sul rogo».

Ma anche quartiere di sportivi. Pugili. Ed ecco sul computer comparire le immagini di Paolo Melis, Gianni Zuddas, Lino Carta, Linetto Massa, Salvatore Melis. Tutti in posa con i pugni chiusi, le mani fasciate, lo sguardo fermo e fiero. D'altri tempi.
Tutto è ricordo. Per un quartiere che la memoria la coltiva ogni anno, e in pompa magna. Il primo maggio per festeggiare Efisio, martiri gloriosu . Forse uno dei contenuti più preziosi di questo sito internet sono proprio le foto di Sant'Efisio. Quelle degli anni della Guerra, del Boom economico, degli anni di Piompo. La Sardegna intera riunita con i suoi costumi migliori intorno a un quartiere. Stretta, pigiata in piazza Sant'Efisio. I fiori, i colori, i costumi. Il magnifico tripudio di un piccolo grande quartiere.
FRANCESCO ABATE

10/08/2010