Modificata la norma che obbligava a vivere in un mega-alloggio
In precedenza veniva applicato lo stesso regolamento dell’edilizia pubblica, ora cambiato
ROBERTO PARACCHINI
CAGLIARI. Un passo avanti per gli immigrati. Ora non dovranno più vedere come un sogno la possibilità di poter vivere coi loro congiunti. Il regolamento comunale sull’idoneità dell’alloggio degli stranieri per «il ricongiungimento familiare» è stato modificato e questi non avranno più bisogno di una mega casa per poter riabbracciare i loro parenti più stretti. «L’approvazione di queste nuove norme da parte del consiglio comunale - affermano Ninni Depau, Pd, ed Ettore Businco, Udc, che avevano presentato un emendamento in tal senso - è un atto di civiltà e di buon senso». Gli immigrati, per avere il permesso di soggiorno e per ottenere il ricongiungimento familiare, devono vivere in un’abitazione che per essere considerata idonea deve avere precisi requisiti igienico sanitari nonché una superficie minima in base al numero dei componenti il nucleo familiare. E fin qui tutto bene. Solo che i parametri erano quasi proibitivi per persone, in genere, non molto agiate.
Il consiglio comunale, con l’emendamento alla deliberazione della Giunta, approvato la settimana scorsa, ha reso meno discriminatori ed iniqui i criteri per ottenere questa «idoneità dell’alloggio» per gli stranieri nei casi di ricongiungimento familiare. Con queste modifiche l’appartamento, per essere considerato adegauto, dovrà avere una superficie non inferiore a 14 metri quadrati per ogni persona del nucleo familiare (più dieci metri quadrati per ogni unità successiva alle prime quattro). Prima di questa variazione, uno straniero, per ottenere il ricongiungimento di un proprio familiare, doveva avere un alloggio con una superficie minima di 45 metri quadrati se la famiglia era composta da una-due persone, di sessanta metri quadri se composta da tre-quattro persone ecc., sempre in aumento.
In sostanza per misurare l’idoneità dell’alloggio di uno straniero nei casi di ricongiungimento familiare, «venivano utilizzati - spiegano Depau e Businco - in modo del tutto incongruo gli stessi criteri previsti dalle leggi regionali per le abitazioni di edilizia residenziale pubblica». Ora l’avere «reso i criteri per concedere l’idoneità abitativa per gli stranieri meno discriminatori e respingenti, rappresenta un atto di civiltà e di rispetto e valorizza il ricongiungimento familiare come fattore fondamentale per favorire l’integrazione, la coesione sociale e la civile convivenza». Infatti un conto è porre delle norme, altro è penalizzare con richieste che il mercato edilizio locale renderebbe difficili da raggiungere. Da qui la richiesta, accolta dal consiglio comunale, di ridurre le metrature richieste: un passo avanti verso il riconoscimento degli stessi diritti anche agli immigrati.