Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

La riduzione degli alberi

Fonte: La Nuova Sardegna
12 luglio 2010


Dei trenta ficus di piazza Garibaldi ne resteranno diciotto secondo il progetto del Comune



Un piano di riqualificazione da 900 mila euro




ROBERTO PARACCHINI

CAGLIARI. Su trenta ficus, ne resteranno 18: questo prevede il progetto presentato ieri in commissione comunale per il rifacimento di piazza Garibaldi. Il piano, dal costo di novecentomila euro, prevede il rifacimento dei sottoservizi, dei bagni pubblici, delle aiuole e dei marciapiedi.
All’interno della piazza sarà costruita anche una fontana e resteranno le due edicole attuali. Nella fase di realizzazione dei lavori, tutti e trenta i ficus saranno trasferiti temporaneamente nel vivaio di Monte Urpinu, ma il problema centrale resta la diminuzione del loro numero finale. Si tratta di alberi quasi centenari, un patrimonio botanico e culturale da proteggere. Secondo i funzionari del Comune, il botanico consultato ha affermato che questi ficus, proprio perchè così vecchi, hanno prodotto un apparato radicale tale da alterare la superfice della piazza che in alcuni punti si è sollevata di 15-20 centimetri. Per gli uffici municipali l’ipotesi di sollevare il terreno per permettere il salvataggio, nella piazza, di tutti gli alberi, non sarebbe praticabile: per i costi e perchè il problema si ripresenterebbe in futuro. L’opposizione (Claudio Cugusi e Andrea Scano) ha chiesto che quanto affermato venga messo nero su bianco con tanto di firma di un botanico riconosciuto. Poi, «una volta assodata, attraverso una relazione scientifica, la necessità di questo trasferimento - ha suggerito Cugusi - si faccia una consultazione tra tutte le circoscrizioni per verificare dove dislocare i figus da spostare».
Piazza Garibaldi ha «anche un grande valore culturale. C’è una scuola Riva realizzata dal Cima - ha affermato Vincenzo Tiana, responsabile regionale di Legambiente - tutto deve quindi essere salvaguardato. Riguardo agli alberi, se effettivamente l’apparato radicale di questi ficus è tale da creare dei problemi seri, li si sostituisca con altri. E c’è sempre la possibilità di ampliare le aiuole. Di certo il patrimonio di verde della piazza non deve diminuire. Altrimenti ci ritroveremo con un depauperamento progressivo degli spazi alberati della città».
La piazza venne terminata nel 1933 ed è sempre stata un punto di riferimento per gli abitanti del rione. Giochi con palline di vetro, o a prontus quadus prontusus fanno parte del bagaglio di ricordi per almeno tre generazioni di frequentatori di quello spazio. Si tratta di un luogo che ha sempre svolto la funzione di raccordo tra il rione storico di Villanova e la città nuova di San Benedetto. Da qui la necessità, come sottolineato da Gianfranco Carboni (presidente del centro storico) «di un intervento che ne mantenga e valorizzi il significato storico-ambientale».

I PRECEDENTI

Una città che non ama il verde



CAGLIARI. Una città «che non ama il verde, trascura il suo futuro» fu lo slogan gridato più volte durante la rivolta per la difesa dgli alberi in piazza Giovanni XIII. La battaglia fu poi vinta e il progetto modificato. In via Amat, dove vennero realizzati i primi parcheggi interrati, invece gli alberi vennero spostati e poi persi. In viale Regina Margherita dove il verde storico presentava un apparato radicale troppo sviluppato, a suo tempo si decise di sostituirlo da un altro di tipo diverso. In piazzetta Maxia il numero delle jacarande è stato fortemente ridimensionato. Queste piante erano quarantatre e sono diventate dodici, sostituite con quattodici piante di aranci e undici di pruni, più specie di altre piante, ma la dimensione del verde sarà notevolmente inferiore. Oltre al fatto che piazzetta Maxia è stata completamente trasfigurata con proteste continue da parte degli abitanti. Incavato nel terreno, lo spiazzo sarà raggiungibie solo tramite tre rampe di scale: da 22 gradini a 7-8. Mentre, come accennato, le jacarande - pianta storica della zona - saranno ridotte a poco più di un quarto.
In città vi sono diversi polmoni verdi (da Monte Urpinu a Monte Claro, dal Colle di San Michele alla Sella del Diavolo), ma poco valorizzati e senza alcun collegamento tra loro.