Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Cagliari, rimonta perfetta: Milia ha vinto

Fonte: La Nuova Sardegna
15 giugno 2010



Il centrosinistra trionfa dopo il meno 13 del primo turno, cinquemila voti in più del Pdl


UMBERTO AIME

CAGLIARI. Il colpo di teatro è riuscito. Al centrosinistra. Dalla sconfitta, nel primo turno, al sorpasso fino al trionfo, in due settimane: ieri ha vinto, la Provincia sarà ancora sua. La “rimonta perfetta” c’è stata. Sempre con Graziano Milia, il presidente uscente, sempre con la stessa alleanza senza l’inquinamento di apparentamenti dell’ultim’ora. È un successo senza se e senza ma, che oggi potrebbe ridare coraggio e orgoglio al popolo della sinistra dopo lo scapaccione Berlusconi-Cappellacci alle Regionali. Adesso la sinistra è di nuovo un popolo entusiasta, persino nei caroselli sotto la statua di Carlo Felice, in piazza Yenne. Il suo scudetto lo ha vinto così: ventun collegi a nove, seimila voti in più, cinque punti di distacco nelle percentuali, sono i numeri dell’ultimo «miracolo rosso». Impensabile a fine maggio, per i vicitori di oggi dopo aver incassato un svantaggio secco, meno tredici punti nella prima tappa, e assistito alla prova di forza del centrodestra, arrivato allora a un passo dalla vittoria assoluta, 46,5 per cento. Invece la corazzata del Pdl (e più) è colata a picco. Affondata, disintegrata dallo scioccante astensionismo di domenica e lunedì, al ballottaggio ha votato solo il 24,9 per cento degli elettori, appena due su dieci, ancora meno a Cagliari. E poi silurata con menefreghismo dal suo elettorato, che ha disertato, in massa. È stata una fine ingloriosa per l’avvocato Giuseppe Farris, imposto dal gruppo dirigente del Pdl regionale, inutile arroganza di un partito che al primo turno aveva già traballato con quel misero 15,6 per cento, davvero poco se confrontato al più grasso 19,8 del Pd. Allora il tonfo era stato attutito dal successo delle liste alleate, Sardisti, Uds, Riformatori e Udc: la maschera è caduta. Al secondo turno, al Pdl è andata peggio, molto peggio: da bandiera bianca. Ci arrendiamo anche alla vendetta consumata fino in fondo dal senatore del Pdl Piergiorgio Massidda, sceso in campo da solo, a maggio, dopo l’ostracismo subito a Cagliari dal coordinatore regionale Mariano Delogu (è in bilico dopo la sconfitta?) e dal chiacchierato duo Verdini-Scajola, con nel coro un altro senatore sardo, Salvatore Cicu. Consumato il tracollo, cominceranno i problemi grossi per un’alleanza da tempo in fermento per le prossime elezioni comunali a Cagliari, nel 2011, e frantumata in troppe anime e in troppi possibili candidati: ognuna vuole il suo, finirà a cazzotti. Ma questa è un’altra storia, ancora da scrivere. Oggi la ribalta è soltanto per Graziano Milia, il vincitore. La sua è stata una rimonta perfetta, arrivata a buon fine grazie a questa ottima strategia: campagna elettorale soft al primo turno, quando gli avversari erano sette, e tambureggiante al secondo, nel momento in cui c’erano da mostrare i muscoli, oltre alle idee. Il boxeur Milia non ha sbagliato un colpo, va detto. Neanche quando dalla parte avversa qualcuno gli ha gettato nel piatto la polpetta avvelenata, leggi l’accordo programmatico annunciato dall’Msi: non si è fatto intossicare da cibi avariati. E neanche dalla precedente condanna in appello per abuso d’ufficio, quand’era sindaco di Quartu, che al primo turno aveva scatenato la questione morale, con il divorzio dall’Idv dell’accoppiata Antonio Di Pietro-Federico Palomba. Milia ha tirato dritto: un seggio dopo l’altro, prendendo a spallate il muro del centrodestra che lo aveva messo all’angolo a Cagliari, nel collegio di Quartu e in tutta la provincia. A caldo va sottolineato un altro suo merito: ha finalmente venduto agli avversari l’icona maledetta di Tafazzi e del tafazzismo. Come fece cinque anni fa, quando con clamore mandò al tappeto il senatore del Pdl Mariano Delogu, anche questa volta Milia ha stretto intorno a sé il popolo della sinistra. Ecco la conferma: rispetto a tre domeniche fa, nei collegi più popolati, ha confermato i voti, o al massimo è andato sotto di duemila, mentre il suo avversario è stato maciullato da un impressionante meno settemila. C’è dell’altro: ancora a Cagliari ha vinto in otto collegi su nove, nella sua Quartu gli è mancato soltanto quello a metà con Maracalagonis. Poi è riuscito a restare in sella nell’area vasta e infine ha azzerato o quasi lo svantaggio in provincia, riportando dalla sua parte l’ottanta per cento di settantuno comuni. Questa si chiama «miracolo rosso». Certo, il presidente riconfermato oggi ha di che ubriacarsi: faccia festa, poi lo aspetta un lavoro titanico. Non solo perché sarà ancora accerchiato da giunte di centrodestra, alla Regione, a Cagliari e a Quartu, non solo perché avrà il compito di dare una sterzata a una provincia in sofferenza economica e sociale, ma soprattutto per questo: dovrà vedersela ogni giorno con gli spietati “pirati” dell’astensionismo, per rimettere assieme i cocci di una democrazia elettorale che domenica e lunedì ha preferito qualunque cosa pur di non andare a votare. Ebbene sì, il crollo dell’affluenza ai seggi non può diventare un male incurabile. Va affrontato, diagnosticato, curato con un farmaco salva-vita (democratica) che da sempre ha quattro umili basi: partecipazione, condivisione, trasparenza ed efficienza. Senza nessun eccipiente, grazie.