Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Figli nati all'estero: il tribunale dice sì al doppio cognome

Fonte: L'Unione Sarda
11 giugno 2010

In base al Trattato Europeo


Carlo e Katharina sono nati in Norvegia, nel Paese di mamma Elisabeth. Il papà Roberto, avvocato, è italiano, origini romane e residenza cagliaritana. I bambini sono nati a Bergen due anni fa, dove sono stati registrati con il doppio cognome: Knapstad Angioni. Il primo, Knapstad, è definito dal governo norvegese nome intermedio. Che nel capoluogo sardo, multietnico e capitale dell'Erasmus, non è stato riconosciuto.
Così i genitori, il 4 luglio del 2009, hanno presentato un ricorso contro il Comune di Cagliari e la prima sezione del tribunale civile il 10 maggio scorso ha dato loro ragione: i due gemellini dovranno chiamarsi Angioni Knapstad. I giudici (presidente Maria Mura, estensore Giorgio Latti, componente Claudia Belelli), hanno affermato «il diritto dei minori a conservare anche in Italia il nome intermedio che gli è stato attribuito secondo la legge norvegese». Il tribunale ha fatto riferimento alle norme del Trattato Europeo ed alla tutela dell'identità personale «già strutturata» di figli che «hanno acquisito in precedenza il doppio cognome paterno e materno, in particolare nei paesi di tradizione spagnola e portoghese».
Citata anche la sentenza della Corte d'appello che il 13 giugno di due anni fa aveva dato ragione ai genitori del piccolo Pablo (padre cagliaritano, madre spagnola, doppia cittadinanza): un altro caso risolto grazie al diritto Comunitario. Ma mentre il bimbo spagnolo ha dovuto soffrire un po' (nel 2007, al termine del primo grado di giudizio, il tribunale rigettò la domanda deludendo le richieste della famiglia, ma venendo incontro al Comune, che si era costituito nel processo per sostenere la scelta dell'ufficiale di Stato civile), Carlo e Katharina si sono visti riconosciuti i loro diritti molto prima, grazie all'ostinazione del padre Roberto Angioni, avvocato di 38 anni, legale del Comune di Iglesias.
Il padre è soddisfatto: «In Italia c'è un vuoto normativo che non consente di recepire le norme comunitarie che prevalgono comunque sulla legge nazionale. Il sistema è retrogrado, visti i tempi. Gli organi amministrativi sono giuridicamente tenuti a disapplicare le norme interne incompatibili con le norme del Trattato Ce e con l'interpretazione della Corte di Giustizia europea. Purtroppo il parlamento non è riuscito ad adottare una normativa apposita, invocata anche in alcune decisioni della Corte Costituzionale».
Il rammarico di Angioni è di non aver risolto il caso prima. «Quando sono andato a registrare i miei figli ho specificato al funzionario che era obbligato a mantenere il doppio cognome per ragioni internazionali. Ho anche fornito i precedenti giurisprudenziali e la circolare del ministero dell'Interno in materia, ma è stato inutile».
ILENIA MURA

11/06/2010