Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Piazza Maxia è un mistero buffo

Fonte: La Nuova Sardegna
3 giugno 2010



Il cantiere dei lavori è sempre aperto e i residenti processano il Comune



LA STORIA «Sarà tutto a posto entro la metà di giugno» ma nessuno è più disposto a credere alle promesse

ANTONELLO DEIDDA
CAGLIARI. La promessa: entro il 28 maggio sarà tutto pronto. La realtà: piazza Maxia, una settimana dopo, è ancora un cantiere aperto. C’è un’altra data (per la chiusura dei lavori? per l’inaugurazione?): la metà di giugno. Ma le speranze svaniscono giorno dopo giorno.
È un mistero buffo la fine dei lavori in quella che è stata ribattezzata, dai residenti ma anche da chi ha occasione di passare da quelle parti, la «piazza porcata». Se non ci fosse da piangere, verrebbe voglia di ridere. Già perchè più ci mettono mano e più fanno danni: l’altra settimana gli operai hanno prima piazzato dei lampioni stile hi tech che al momento non fanno certo una bella figura, tanto da sembrare un pugno in un occhio. Non solo, adesso ci sono anche dei bei cassonetti per la spazzatura, modernissimi, che sembrano sbarcati dall’astronave di Star Trek. Insomma, un disastro. L’impressione, supportata anche dai pareri di chi in piazza Maxia ci vive e dei commercianti che da quelle parti hanno (o avevano, dato il volume degli affari calato vertiginosamente) un’attività, è che sarebbe il caso di smetterla: «Per rimediare, ne combinano di tutti i colori, spendendo forse enormi. Ma esiste un progetto o vanno a caso? A questo punto forse sarebbe meglio riconoscere gli errori e darci un taglio, riaprendo la piazza una volta per tutte. In modo che almeno per chi ci abita i disagi finiscano». A proposito di disagi: l’altro giorno l’automezzo dei vigili del fuoco ha dovuto fare una un infinità di manovre per fare la curva che da via della Pinata porta a via De Gioannis, dove c’era stata una chiamata. Tutto testimoniato dalle foto che sono in rete: «C’è mancato poco che i vigli non potessero muoversi, tanto poco spazio è rimasto tra auto parcheggiate e reti metalliche».
Altri venti giorni, un piccolo sacrificio e poi - a metà giugno appunto - andrà tutto a posto. Ma chi ci crede? In piazza Maxia e dintorni ne hanno sentite fin troppe di promesse: i lavori sarebbero dovuti terminare per Natale, poi la scadenza dei lavori è stata spostata a febbraio e quindi ancora avanti, sino alla data del 28 maggio. Un appuntamento mancato, come al solito. Un cantiere infinito, tale da meritare la top ten delle classiche fabbriche di Sant’Anna di cagliaritana memoria. Il popolo di piazza Maxia non ha più nemmeno la forza di gridare tutta la sua rabbia per una situazione assurda, che nessuno, quando un anno e mezzo fa erano iniziati i lavori, avrebbe potuto prevedere. Qualcuno ha pure ritirato le lenzuola stese sui terrazzini per protestare contro quello che a giusta ragione è considerato «come un sopruso». «E per di più a spese del contribuente», ha ricordato anche ieri mattina un residente. Da tempo la protesta si è sposatata anche su facebook e in breve tempo il social network ha registrato centinaia di adesioni: non soltanto residenti o chi lavora da quelle parti. Adesso polemizzano anche altri, che hanno avuto occasione di passare da piazza Maxia e che hanno visto lo scempio. Uno degli aderenti al comitato è Davide Bandino, il gommista che ogni giorno aggiorna su internet i termini di un questione che sta assumendo contorni ai limiti dell’assurdo: «La gente ha perso la voce a furia di gridare la sua rabbia ma nessuno ci ascolta. Ne abbiamo viste di tutti i colori e sicuramente non è ancora finita». Il punto indigeribile di tutta la vicenda è che piazza Maxia aveva bisogno certo di una bella risistemata ma probabilmente non del progetto che è stato messo in campo: non era messa bene, ma almeno aveva alberi degni di questo nome e qualche panchina, dunque si poteva prendere il fresco o passeggiare. I residenti si sarebbero accontentati di una ripulita: «Invece hanno voluto fare le cose in grande e i risultati sono sotto gli occhi di tutti». Un progetto da un milione di euro e più, che ha mostrato da subito i limiti. Gli alberi prima portati via e poi poi ripiantati, una fossa profonda dove sarà impossibile prendere il fresco, con qualche problema di accesso, soprattutto per i disabili. Si era detto che i lavori avrebbero potuto risolvere anche i problemi di parcheggio che da sempre sono un’emergenza nella zona: a occhio non sembra che le cose cambieranno. Una residente ha fatto dei calcoli ed è arrivata ad una conclusione: «Tutto questa rivoluzione per lasciare inalterato il numero dei parcheggi e paggiorare la viabilità». Tutto come nelle più fosche previsioni. Una situazione che ricorda quella dei giardini di via Amat, davanti al palazzo di giustizia: ricordate? anche lì c’erano degli alberi e vennero buttati giù con motivazoni che all’epoca non convinsero molto, tipo radici che non crescevano nella gisuta direzionme o che altro. Oggi da quelle parti è impossibile fermari anche un solo momento nelle giornate di sole, a rischio di pigliarsi una insolazione. Sabato scorso, dopo la promessa mancata e le parole dell’assessore Campus («Aspettate a giudicare quando i lavori saranno finiti») il comitato ha organizzato la prima udienza del processo per decidere se la piazza (la gente) è colpevole o innocente. C’era anche la giuria e il verdetto è stato scontato: la gente è innocente, il colpevole è chi ha messo in piedi un progetto folle.